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Il fondamentale e biblico credo che la Speranza è l’ultima a morire può essere d’ora in poi un’illuminazione per i tifosi del Crystal Palace. Un club martoriato da critiche e asfissianti cattiverie, una montagna insormontabile che ha legato in questa stagione le Eagles a peggior squadra in avvio di campionato nella storia della Football League. La pressione mediatica che via via si è creata dietro a un gruppo competitivo ma evidentemente non all’altezza ha influito ancora più drasticamente sulla condizione psicologica del club londinese. Zero gol segnati e zero vittorie nelle prime dieci giornate hanno reso il Crystal Palace il brutto anatroccolo di un campionato che contrariamente si esalta in termini di spettacolarità ed egocentrismo di grandi campioni. Le Eagles non hanno nessuno dei due. Il malcapitato inizio con lo speranzoso e visionario Frank De Boer è stata una scommessa finita male, un all in poco convincente che non ha permesso al tecnico di arrivare nemmeno a fine settembre. Così la dirigenza ha rispolverato dall’armadio di Sua Maestà Roy Hodgson, un mantra delle panchine inglesi la cui capacità di sapersi reinventare in contesti moderni lo ha reso un professionista preparato e proattivo. Eppure, piano piano, come formiche in fase di costruzione, la svolta del nuovo corso inglese sta sorprendentemente riuscendo. Cinque punti nelle ultime tre partite in cui spicca una vittoria contro lo Stoke City e un indice del gradimento dei tifosi che pare indirizzarsi verso l’alto. Con altre ventiquattro partite da disputare la Premier è ancora apertissima sia a sinistra che a destra della classifica, e con un morale ritrovato, il Palace può sedersi al tavolo dei pretendenti alla salvezza con un piccolo malloppo di fiche da giocare. Se queste bastino a sufficienza è ancora un finale da scrivere, eppure è già qualcosa che le Eagles abbiano ritrovato le ali.

Crystal Palace chiama Benteke

Lo scorso anno il Crystal Palace aveva fatto un campionato normale, un quattordicesimo posto senza infamia e senza lode ad eccezione della finale di FA Cup persa contro lo United. E in cima ai giocatori più pagati della scorsa estate in Premier compariva il nome di Christian Benteke, centravanti belga che dopo una vita all’Aston Villa era finito al Liverpool con ampissime aspettative da parte della Kop: la sua esperienza nel Merseyside è stata profondamente al di sotto delle aspettative, e dopo un anno, il belga-congolese ha scelto di trasferirsi alla prima opportunità possibile. Regolarmente convocato in Nazionale, Benteke nella scorsa stagione si è guadagnato lo stipendio con una bella annata da quindici reti, un contributo importante alla salvezza anticipata delle Eagles.

Al contrario, in questo frenato inizio di stagione a Selhurst Park in nove presenze le reti segnate sono state zero, e il suo posto di trascinatore è improbabilmente traslato sul numero undici Zaha, autore del primo goal stagionale della squadra di Roy Hogdson e già a quota tre reti stagionali. Delle otto marcature totali del Palace solo cinque sono arrivate dagli attaccanti, mentre il resto è diviso tra l’ex difensore del Liverpool Sakho e il perno della Nazionale scozzese James McArthur, contemporaneamente colonna mediana delle Eagles. Ma quello che comunque ha spaventato e preoccupa per ora i tifosi rossoblu sono le prestazioni di Benteke, che da top player di Premier League dalla visibilità internazionale si è trasformato in un personaggio in cerca d’autore, un’icona del calcio inglese moderno in piena crisi d’astinenza. Il belga questa stagione ha una media molto bassa di tiri in porta (1,7 per match) e più in generale le sue medie in campo recitano uno spartito alquanto drammatico per le sue capacità, di certo non aiutate dal pessimo rendimento generale della rosa del Palace. Una squadra che in estate ha cambiato pochissimo e si è anzi infittita di giovani di buona prospettiva, raccomandati da nomi importanti ma che alla fine, nel contesto attuale del club, sono relegati a una situazione in cui il minutaggio è per forza esiguo. La ricerca all’oro di Benteke passa sicuramente anche attraverso la ripresa della squadra, che nel passaggio dal 3-5-2 di De Boer al 4-4-2 di Hogdson sembra aver trovato più cinismo e solidità, una maggior sicurezza nella gestione delle situazioni che magari, all’unisono, potrebbero veramente portare il Crystal Palace a una salvezza fino a qualche settimana fa poco quotata dai bookmakers.

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Dall’Olanda all’Inghilterra

L’esonero dopo cinque partite di De Boer (4 in Premier e una FA Cup) ha scagliato un’altra pietra sulla carriera dell’allenatore olandese, fermo sostenitore delle sue tesi, che come Lutero, non si è mai piegato alla weltanshauung della Premier League incassando a malincuore il licenziamento. La sua ostinata proposizione della difesa a tre – il trittico difensivo già mostrato in Olanda e all’Inter – non è stato uno dei suoi capolavori in terra inglese, e forse abituare un gruppo a impostarsi su ritmi e posizioni di natura così aliena al precedente modus operandi è stato forse la frase più errata del suo fallimentare discorso inglese. Una gestione che ha trovato il capolinea dopo la sconfitta di Turf Moor contro il Burnley, un’ultima insperata chance che la dirigenza del club aveva regalato al manager olandese. Di fatto l’affido della panchina a un navigato lupo di mare inglese come Roy Hodgson è stato un duro colpo per i media locali, che nè si aspettavano nè erano ben propensi a rivedere la figura ultradecennale dell’ex allenatore dell’Inter ancora in sella. Eppure Hodsgon ha risollevato il valore della massima old but gold,e senza ombra di dubbio l’impostazione in un archetipico e quanto mai britannico 4-4-2 di chiare basi fisico-atletiche ha dato una scossa all’andamento del club. Con l’approdo del manager inglese i ritmi del Palace sono cambiati, il senso della profondità ha trovato una via più cinica e rapida e soprattutto, la difesa ha incassato meno gol di quanti i calcoli della probabilità sostenevano qualora fosse rimasto l’ex mantra olandese. La squadra colleziona gialli con una facilità smisurata ma l’aggressività nei confronti del possesso avversario si giustifica con il conseguente contenimento della sua manovra, e il Palace, da questo punto di vista, ha iniziato a mettere in difficoltà tutte le compagini che affrontava. Il campo appare meglio sfruttato dalle Eagles sia in termini di ampiezza che di profondità, e la mordenza sotto porta sembra essersi trasformata nella prima qualità dei rossoblu di Londra. La linea di centrocampisti focalizzata sul ruolo del giocatore più lirico quale Cabaye e sulla trasformazione in esterno di Loftus Check, cresciuto come interno al Chelsea, stanno svoltando la gestione del gioco del Palace, che prima soffriva troppo palesemente il martellante palleggio imposto da De Boer. Dopo la striscia positiva di tre risultati utili consecutivi il Crystal Palace ha in programma un complicato match salvezza contro il West Bromwich Albion dell’ex Alan Pardew, l’allenatore capace di trascinare le Eagles in finale di FA Cup dopo un purgatorio d’assenza lungo ventisei anni. Lo scontro tutto cuore con i Baggies a The Heatrows  può dire molto per identificare finalmente il cammino del Crystal Palace come un percorso salvifico: con un giro di boa distante ancora cinque partite, le Eagles hanno un intero campionato per arrivare, anche all’insperata, alla diciassettesima posizione.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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