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Pianificare una stagione tripartita su più direzioni (campionato, Europa League, Coppa Italia) richiede una strutturazione accorta e calibrata dei vari membri dell’organico. Nella scorsa stagione il Sassuolo arrivò ai gironi europei con un po’ di ritardo fisico e con una rosa malmessa, tutti errori che l’Atalanta di Gasperini ha cercato di evitare onde sprecare un’occasione che a Bergamo aspettavano da ventisei anni. Di fatto a Zingonia si sono ritrovati molti giocatori nuovi, fra cui spiccavano talenti sconosciuti e giocatori dal curriculum pressoché oscuro. Uno di questi era Josè Luis Palomino, difensore argentino alto 1,90 cm che i giornali scrivevano arrivare dal Ludogorets, club bulgaro. Un nuovo giocatore proveniente da un campionato dell’est Europa aveva fatto storcere inizialmente qualche naso, ma forse la sinistra considerazione generale sulle capacità del ragazzo erano dettate da motivi di incongrua conoscenza. A Palomino sono bastati due mesi per zittire tutti e imporsi di prepotenza nelle gerarchie di Gasperini, che per sostenere tutti gli impegni si è ritrovato un colosso sudamericano dalla mascherata esperienza internazionale. Prelevato per 2,5 milioni dal club bulgaro Palomino è reduce da un’annata importante con la casacca biancoverde, con cui l’argentino ha giocato sia la Champions League che l’Europa League: una roccia portentosa nella sacca del tecnico degli orobici, che come molti, onestamente, non si sarebbe mai aspettato un tale exploit dal giocatore argentino.

Palomino, dal fruttivendolo a Buenos Aires

San Miguel de Tucuman è la città più popolosa dell’omonima regione e, futebolisticamente parlando, ha dato i natali a diversi giocatori transitati per i grandi campionati europei, come Roberto Pereyra e Matias Kranevitter. Anche Palomino è nato in quella zona, cresciuto da un’umile famiglia i cui tratti socio-economici ne hanno distinto un’infanzia laboriosa e alquanto sacrificata, con dei genitori da aiutare e delle giornate passate a vendere hamburger con il padre o consegnare la frutta nel weekend. Eppure è proprio nella pedagogia della strada che si è poi creato l’uomo Josè Luis, che gradualmente ha intrapreso la via del calcio iniziando da quello che era il club locale, l’Atletico Tucuman. Da lì il passaggio al San Lorenzo e una carriera che fino all’approdo in Europa era stata di piacevoli racconti per Palomino, che nel tempo da ultimo impiego della difesa è passato a essere un pilastro inamovibile delle gerarchie rossonere. A Buenos Aires l’argentino dura ben quattro stagioni in cui incrocia anche il destino di un futuro compagno: nella stagione 2009-2010 al Pedro Bigeain dall’Arsenal de Sarandi era appena arrivato un certo Alejandro Gomez, prima semplicemente un buon giocatore e oggi leader tecnico di una delle migliori realtà italiane. Un incontro profetico che il Papu ha spesso ricordato questa stagione dicendo «Era un ragazzino, ma già allora mi stupì». Nell’estate del 2013 il passaggio all’Argentinos Junior che preluse al definitivo salto oltreoceano, nei campionati europei. Un’ultimo torneo argentino in cui Palomino non disputa certo il suo miglior campionato ma che gli vale comunque la chiamata dal Vecchio Continente. Il dato curioso relativo alla sua permanenza in patria è che seppur titolare di una squadra di uno dei tornei più focosi e calienti del mondo, il difensore dell’Atalanta ha collezionato in cinque stagioni (62 presenze) soltanto undici cartellini gialli.

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Arrivo in Francia e rodaggio in Bulgaria

La prima stagione di Palomino in Europa è una delusione completa se si valuta esclusivamente il piazzamento finale della sua squadra, il Metz, arrivato ultimo in Ligue 1 ma che decise allora di confermare buona parte della squadra fra cui l’argentino, che aveva disputato comunque un’ottima stagione a livello personale. La crescita del ragazzo sui campi del nord della Francia gli permette una buona visibilità risultando nella stagione in Serie B uno dei migliori fari tecnici del club; Palomino non è certo un difensore abile di piede o egregiamente capace nell’impostare ma se non altro è inappuntabile su quel che si dice “uno contro uno”. Nella stagione in seconda divisione il club francese vince il campionato tornando in Ligue 1, e per l’algerino si iniziano a diramare tante possibilità interessanti. Con 54 presenze e 4 reti lascia la Francia per cambiare decisamente dimensione e decidere di entrare in un panorama sportivo completamente diverso da quello di un modesto club della provincia francese. Palomino accetta il trasferimento a Razgrad, in Bulgaria, sede di uno dei club più importanti del Paese, il Ludogorets. La città è tuttavia un piccolo centro meno famoso e decisamente meno visitato di Metz, eppure, il club locale ha una grande tradizione calcistica e non è un caso che la stagione inizi con i preliminari di Champions League. Palomino si cala subito nella nuova realtà traducendo sul campo anni e anni di esperienza di tornei sudamericani per affrontare l’impegno europeo: il girone con Psg e Arsenal li fa retrocedere in Europa League dove escono ai sedicesimi contro i danesi del Copenaghen.

luis palomino

FONTE: Goal.com

Con un totale di dieci presenze nelle competizioni europee (8 in Champions League, 2 in Europa League) e la fama di essere uno dei migliori giocatori del torneo bulgaro viene ceduto dal Ludogorets all’Atalanta per accontentare le richieste del tecnico Gasperini. L’argentino si è subito inserito sia negli schemi dell’Atalanta che in generale nella mentalità calcistica italiana, dove la difesa è uno status religioso e la cura del movimento è tutto. Oggi Palomino è una delle liete sorprese dell’Euro Atalanta che a febbraio incrocerà nel proprio destino il Borussia Dortmund, avversario in Europa League: non c’è dubbio che la sfida è delle più ardue ma l’argentino è una vita che si mette in gioco lavorando sodo e, se i bergamaschi continueranno a seguire il suo stesso spirito, allora forse qualche chance c’è.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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