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Escluso, pungolato, decisivo. Tre facce della stessa medaglia, quella raffigurante il volto di Babacar, attaccante senegalese in forza alla Fiorentina, ormai da qualche stagione croce e delizia dei sostenitori viola complice il ritardato completamento di un percorso di crescita evidente ma non per questo ancora definitivo. Prodotto del vivaio viola, dopo alcune stagioni in giro per lo Stivale a farsi le ossa nelle serie minori (tra Padova e Modena), fa stabilmente parte della rosa della prima squadra, insidiando la titolarità del centravanti davanti a lui, senza tuttavia essere riuscito a insinuare il dubbio nella mente dei propri allenatori. Da Montella a Paulo Sousa, fino ad arrivare a Pioli, nessuno tra questi ha ricavato dal suo indiscusso talento ciò che in molti si aspettavano. Colpa del giocatore o della società? Nel frattempo, El Khouma continua ad essere decisivo a gara in corso, attirando su di sé le attenzioni di altri club disposti a scommettere su di lui, complice evidentemente una situazione che comincia a diventare scomoda per tutte le parti in causa.

Babacar croce e delizia: è lui il dodicesimo uomo di Pioli

Anche nel corso di questa prima metà del campionato Babacar ha tenuto fede alle sue caratteristiche di “dodicesimo” uomo in grado di incidere da subentrato, riuscendo spesso a raddrizzare gare difficili. Mai titolare dal primo minuto nelle 15 presenze stagionali in campionato (dato di per sé già parecchio esemplificativo), ha messo a segno 4 reti, due delle quali capaci di fruttare 4 punti alla Fiorentina. Dopo aver arrotondato il punteggio in occasione delle gare con Benevento e Torino, il classe ’93 ha realizzato allo scadere il contestatissimo calcio di rigore nel match dell’Olimpico con la Lazio e, sempre nelle battute finali, il gol che ha permesso ai viola di espugnare di misura il difficile campo del Cagliari. Personalità e fiuto del gol, ma anche scarsa continuità e un atteggiamento evidentemente poco gradito al tecnico, sempre molto esigente nei suoi confronti. “Babacar deve dare tutto, ha dei mezzi fisici e tecnici importantissimi. Commette l’errore di accontentarsi, deve lavorare ancora meglio, troppo spesso pensa di  non giocare per colpa degli altri”, parole quelle pronunciate ultimamente da Stefano Pioli che non lasciano troppo spazio all’immaginazione. Un peccato, considerando il potenziale a disposizione del senegalese, protagonista assieme ai suoi giovani compagni di squadra di una nidiata che promette faville nel prossimo futuro, a patto di proseguire nel percorso di crescita necessario per primeggiare ad alti livelli. Un salto di qualità ancora lontano nella mente del giocatore, nonostante l’assoluta consapevolezza nei propri mezzi tecnici e fisici faccia pensare il contrario. Eppure qualcuno invoca per lui maggiore fiducia, occasioni in serie per dimostrare di essere pronto alla definitiva maturazione, meritando così un posto nell’undici titolare.

Dalla staffetta col Cholito al richiamo della Premier

Il 4-3-3, modulo proposto da Pioli in questo suo primo anno sulla panchina della Fiorentina, prevede un solo attaccante centrale al quale spetta il compito di occupare l’area di rigore per tramutare in gol i numerosi rifornimenti provenienti dalla fasce laterali, dove soprattutto Chiesa riesce spesso a sfondare. Simeone, il centravanti in grado di interpretare al meglio l’idea di gioco dell’ex tecnico di Lazio e Inter, è sempre stato schierato dall’inizio, contribuendo con 7 gol e tanto lavoro sporco per i compagni all’attuale ottavo posto in classifica dei toscani. Soltanto nei minuti finali, complice una situazione di stallo o di svantaggio, è stato affiancato da Babacar, molto più finalizzatore rispetto al compagno di reparto. Una staffetta a tratti esaltante quella tra i due, come nell’ultima partita con l’Inter quando dopo l’ingresso del senegalese la Fiorentina è riuscita a mettere sotto pressione una delle difese meno perforate del torneo, trovando proprio con il Cholito il punto del definitivo pareggio. “Simeone-Babacar  possono giocare insieme, ma dipende dalla nostra manovra. È una coppia che porta più peso in attacco, ma se vuoi essere una squadra imprevedibile non conta il numero di attaccanti, conta riempire l’area con tanti giocatori. Gli inserimenti dei centrocampisti sono meno leggibili”. Il ragionamento di Pioli non fa una piega, ma cosa accadrebbe con i due in coppia dal primo minuto? Sono in molti a chiedersi se il doppio centravanti possa essere la soluzione alla consueta staffetta che rischia di offuscare la figura di Babacar, nelle ultime ore fortemente richiesto in Premier League. Nel frattempo, come un leone all’ombra di un grande albero, El Khouma attende di conoscere quale sarà il suo destino, senza scomporsi più di tanto, come nel suo stile.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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