Conte vs Mourinho: questione di dialettica (e furbizia)

La faida prosegue senza esclusione di colpi e siamo convinti non sia ancora terminata: Antonio Conte e José Mourinho sono da sempre due allenatori senza peli sulla lingua, che hanno costruito le loro fortune non solo grazie alla loro grande capacità tattica ma anche alla consapevolezza che le parole possono far male più di una spada. Due ottimi comunicatori, psicologici grintosi dei loro stessi calciatori e a tratti persino nemici giurati dei media. Era inevitabile che, prima o poi, potesse scatenarsi una guerra tra loro: d’altronde, parafrasando, la Premier League è troppo piccola per tutti e due. Così, il culmine della tensione è arrivato in questi giorni post-natalizi: la Befana ha portato non dolci ma offensive polemiche, mentre il mondo del calcio stava a guardare la concretizzazione di una storia tesa che però ha radici comunque lontane.

Conte vs Mourinho, scontro tra titani (del cattivo gusto)

Le prime schermaglie erano iniziate già l’anno scorso, dopo un pesantissimo 4-0 del Chelsea di Conte contro lo United dello Special One. I due si strinsero la mano a fine gara ma Mourinho, con sguardo davvero poco felice, decise di manifestare il suo disagio al collega per il comportamento tenuto durante la partita: Conte, infatti, aveva chiamato a gran voce e con ampi gesti il pubblico di Stamford Bridge, il quale aveva risposto positivamente all’appello del suo nuovo condottiero. Mourinho, forse sentitosi detronizzato per un attimo nel cuore dei tifosi londinesi, finì dunque per criticare un comportamento spesso messo in atto proprio da lui, soprattutto sulle panchine di Inter e Real Madrid.

“Non si esulta così sul 4-0, puoi farlo sull’1-0 altrimenti è un’umiliazione per noi”, spiegò Mourinho in quel frangente. La replica di Conte non si fece attendere, nel post partita: “Io sono stato giocatore, so come comportarmi. Ho voluto chiamare lo stadio a fare un applauso alla squadra anche sul 4-0, perché lo meritava. C’è sempre grande rispetto per tutti, compreso il Manchester Utd. Non è successo assolutamente niente, ho fatto qualcosa di normale. Non sbeffeggio nessuno, me ne guardo bene”. Eppure, proprio quell’episodio che pareva isolato fu la miccia che accese il fuoco tra i due vincenti allenatori. Nel maggio del 2017, infatti, durante una gara di coppa i due allenatori andarono nuovamente faccia a faccia, stavolta però in maniera molto più dinamica e pesante durante lo svolgimento dell’incontro.

L’intervento del quarto uomo fu necessario per dividere i due: in particolare, Conte si mostra furioso a causa del gioco duro degli avversari delle continue perdite di tempo degli stessi. Conte al termine della stagione vincerà la Premier League, Mourinho l’Europa League. Nessuno dei due aveva però trovato realmente la pace e anzi, per Conte l’approdo nel campionato inglese aveva significato l’avvento di un nuovo “nemico” calcistico.

Demenza e scommesse

La strana calma quasi piatta tra i due è andata avanti fino a qualche giorno fa. Stavolta la provocazione parte da Mourinho: durante un incontro con la stampa, il portoghese spiega di star mantenendo atteggiamenti più compassati in panchina perché “a differenza di Conte, non posso essere più un allenatore che fa il pagliaccio a bordocampo“. In giornata l’ex tecnico della Juventus rispose a tono, accusando provocatoriamente Mourinho di soffrire di demenza senile ma anche di causa disturbo nell’ambiente Chelsea (“C’è una persona che continua a guardare qui. Se ne è andato, ma continua a guardare qui”). A quel punto, qualche ora dopo, Mourinho gioca l’asso nella manica, per colpire dove fa più male: ripropone infatti la questione della squalifica per calcioscommesse di Conte, avvenuta nel 2012 per omessa denuncia riguardo alcune partite combine ai tempi del Siena.
Una ferita ancora aperta per l’allenatore pugliese, il quale da sempre professa la sua innocenza ed estraneità ai fatti. La risposta non poteva che essere ancora più piccata: “Mourinho è un piccolo uomo, lo conosciamo, lo conoscete, si è sempre comportato così. Le sue azioni e le sue parole parlano per lui, così come i trofei parlano per entrambi. Ma lui è davvero un piccolo uomo, non ho molto altro da aggiungere”, ha spiegato alla stampa dopo un impegno in coppa. Inoltre, Conte ha poi ribadito di non essersi pentito delle parole utilizzate, spiegando che non ha dimenticato i termini usati dal suo collega e che alla prima occasione utile potrebbero chiarirsi da soli, prima dell’incontro. L’ennesimo atto di questa pesante querelle vede l’intrusione di una sorta di terzo incomodo, ovvero il portavoce e addetto stampa di Mourinho, Eladio Parames. L’uomo ha pubblicato, tramite il quotidiano portoghese Record, un estratto riferito a Conte e intitolato “Sai cos’è l’Epo?”, che mira nuovamente a mettere in cattiva luce l’italiano ma questa volta analizzando il suo passato da calciatore. “I giocatori della Juventus sono stati accusati di essersi dopati all’epoca con il famoso EPO, o in un linguaggio semplicistico, di aver fatto trasfusioni di sangue per aumentare le prestazioni sportive. Il caso scoppiò e il calcio rabbrividì. In tribunale, appello dopo l’appello, si arrivò alla prescrizione, senza che qualcuno venisse punito seriamente. E chi era allora il capitano della Juve? Antonio Conte! Più tardi questo stesso signore fu sospeso per sei mesi, accusato di essere coinvolto in una combine dei risultati. Negò, naturalmente, ma non si è mai sbarazzato della fama di essere coinvolto in trattative poco chiare. Ed è questo signore, dal passato incontaminato, che ora viene ad accusare José Mourinho, tra le altre cose, di piccolezza. Lo sarà, ma è molto più grande dell’italiano nella quantità di titoli conquistati e in… capelli!”, conclude Parames facendo riemergere anche un’altra questione molto cara a Conte, stavolta di stampo prettamente estetico.
Molto recente è invece l’ultima risposta di Mourinho, che spiega chiaramente di aver cambiato punto di vista su Conte rispetto al passato, in maniera dispregiativa: “Quando una persona insulta un’altra puoi aspettarti una risposta o il silenzio. La prima volta che mi ha insultato ho risposto. So di avergli dato una risposta che ha toccato un suo nervo scoperto. Poi mi ha insultato una seconda volta e ho cambiato modo di agire. Ora lo disprezzo e basta e per me disprezzare vuol dire mettere la parola fine su questa storia”, ha spiegato il portoghese nella conferenza stampa precedente la gara contro lo Stoke City.

Le cause della rissa

Inutile dire come i due si siano attirati addosso l’ira e le critiche di molti addetti ai lavori. Ma perché il reiterare questa polemica così feroce, peraltro in un campionato nel quale nessuno dei due può dire qualcosa di importante in termini di campo? La risposta più corretta probabilmente l’ha data l’ex tecnico di Roma, Juventus e Real Madrid Fabio Capello, il quale dopo aver criticato entrambi per la mancanza di tatto e buongusto ha analizzato la questione soprattutto per quanto concerne lo Special One, non nuovo a tattiche del genere: “Non pensavo potessero arrivare a questo. Credo però che quando vai a toccare Mourinho, lui è molto bravo in ogni situazione dialettica. Può darsi che anche questa volta voglia distogliere l’attenzione dalla squadra“. Una squadra che, va ricordato, è pur sempre a -15 punti dai cugini del Manchester City nonostante la fama vincente del suo allenatore. Se Atene piange, Sparta però di certo non ride: Conte è a -16 e, salvo cataclismi in casa Guardiola, difficilmente potrà conquistare nuovamente il campionato inglese quest’anno. La polemica, dunque, tutto sommato fa bene a entrambi per distogliere l’attenzione dai risultati non incoraggianti delle rispettive compagini. Se però la reazione di Conte è parsa molto genuina e venale, le provocazioni di Mourinho sembrano invece frutto di un linguaggio programmato, costruito, di uno show già visto e ripetuto ogniqualvolta le cose vanno per il verso sbagliato. Sicuramente, entrambi potrebbero non aver dato un bell’esempio al mondo del calcio, mettendo in mezzo questioni personali e dando una cattiva immagine di questo sport, specialmente a livello prettamente comunicativo. A livello mediatico ci troviamo di fronte a qualcosa che difficilmente possiamo contestualizzare: la cattiva pubblicità è sempre pubblicità, la sovraesposizione ha fatto il resto e ora Conte e Mourinho sono davvero nemici per natura. In attesa che uno dei due compia la prossima mossa, si spera solo dialettica.

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