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Il Barcellona di Pep Guardiola ha rivoluzionato il mondo del calcio all’inizio degli anni Duemila. L’allenatore catalano è riuscito a cambiare le regole del mondo blaugrana conquistando nel giro di pochi anni una serie di successi inaspettati soltanto qualche anno prima. Uno degli artefici di quei trionfi è stato indubbiamente Xavi Hernandez che, ai microfoni de “La Repubblica”, ha svelato i segreti del guardiolismo basati soprattutto sulla tecnica di base: “Siamo migliorati così tanto a livello fisico che oggi è molto difficile dribblare i difensori. Ci alleniamo con un chip sul torace, calcoliamo le distanze, i chilometri percorsi, la velocità massima… È impossibile essere più preparati. Quindi il calcio ha sfruttato il fisico e le tattiche. Ora ciò che resta da sfruttare a fondo è la tecnica. Quando il fisico vincerà sulla tecnica, il gioco diventerà noioso. Nel calcio ai massimi livelli ci sono più emuli di Simeone che di Guardiola. Lo vedi in Premier: quante squadre giocano come Guardiola? Tre? Quattro? E quante come Simeone? Il 70%. Nella Liga è lo stesso. La loro scusa è: “Non posso competere con il City o il Barcellona”. Ma lo fanno anche contro il Leganés!”.

Xavi, i segreti di Pep Guardiola

L’attuale manager del Manchester City è noto per non lasciare nulla al caso durante gli allenamenti. Per lui il gioco è ossessione, ma anche divertimento con la palla come ha spiegato Xavi: “Guardiola si  concentrava su tutti i dettagli. Io non avevo mai lavorato su una rimessa laterale difensiva. Lui ti chiedeva anche questo: quando facevano una rimessa laterale contro di noi, eravamo tutti piazzati. A volte l’avversario diceva: ‘Cavolo, ma che succede? Non trovo lo spazio per fare la rimessa!’. Guardiola aveva. Tutti hanno voluto un po’ copiare il suo stile, come Löw che ci ha osservato ed è arrivato dove è arrivato. Alcuni hanno copiato, e altri si sono orientati verso l’antitesi, che è Simeone”.

Il concetto fondamentale dei suoi principi di gioco, inoltre, è stato fin da subito il dominio “spazio-tempo”: “Chi lo controlla? Busquets, Messi, Iniesta: sono maestri dello spazio-tempo. Sanno sempre cosa fare, se sono soli o circondati. Questa cosa, centrocampisti come Casemiro non la capiscono. Ma, a sua volta, Busquets non potrebbe mai fare le coperture che fa Casemiro quando rimane solo al centro a coprire. Busquets non lo può fare perché anch’io sono più veloce di lui. Casemiro è rapidissimo. Ma tutto il resto gli viene difficile perché non ci ha lavorato: ha altre caratteristiche, è più difensivo, ruba più palle, arriva, copre più campo. Ma non domina lo spazio-tempo. Se lo avessero stimolato a 12, 13, 15 anni, lo farebbe”. 

Xavi, l’esaltazione di Lionel Messi

L’ex centrocampista del Barcellona, infine, ha concluso l’intervista esaltando la figura di Lionel Messi spiegando perché per lui sia ancora il migliore al mondo: “Tatticamente capisce tutto. Domina tutto. Lo spazio, il tempo, dov’è il compagno di squadra e l’avversario. Prima squilibrava soltanto per la sua abilità e la sua forza. Adesso ti dribbla per divertimento: ti attira. L’ho visto fare a LeBron James, nella finale Cavaliers-Miami del 2014: quando ne aveva due su di lui, passava la palla e il compagno era libero di fare un tiro da tre. Messi non fa preziosismi. Va al sodo. Messi è il calcio buono, tanto buono che diventa bello”. 

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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