Skip to main content

La storia di uno come Sandro Raniere Guimarães Cordeiro – cioè la storia di un calciatore che emerge, si perde e prova in seguito a tornare in pista nei modi più disparati – non è nuova nel mondo del pallone. In un luogo dell’anima in cui tutto è ciclico e mai eccessivamente “singolare” ma parte di un fato più grande, il percorso del brasiliano resta affascinante soprattutto per la capacità di raccontare il saliscendi del calcio in maniera quasi perfetta. Davvero è possibile fare benissimo e poi lasciarsi andare? La chance di riprendersi quanto perso in passato è realistica? Tutte domande a cui Sandro ha risposto per la sua intera carriera. Una carriera che adesso sta vivendo sul filo del rasoio l’esperienza in quel di Benevento, quasi mistica e futuro perno di una qualche nostalgia. Ripartire dal basso per tornare in cielo: Sandro ci sta provando e – lo diciamo sottovoce – per adesso ha già gettato ottime basi riguardo l’immediato futuro.

Dalla Serie A “voluta” a quella “realizzata”: la parabola discendente (per ora) di Sandro

Classe 1989, giovane ma non troppo per i canoni del calcio moderno, Sandro sin dagli esordi ha reso la fisicità il suo fattore chiave per un’ipotetica riuscita personale. Calciatore solido, abbastanza alto e dotato di una prestanza fisica sicuramente lodevole, Sandro non è speciale perché risulta essere uno dei tanti brasiliani atipici con una tecnica di base non eccezionale ma accettabile, abbinata ad altre qualità proprie del calcio europeo come l’attenzione tattica e – per l’appunto – la forza fisica. La sua prima squadra da professionista è l’Internacional di Porto Alegre, con cui colleziona quasi 100 presenze in 3 stagioni. C’è da dire che le iniziali fortune di Sandro passano per la sfortuna di altri: il brasiliano infatti inizia a giocare a causa delle disavventure fisiche del connazionale Edinho, il quale si ammala di Epatite A lasciando dunque spazio davanti alla difesa al giovane compagno di squadra. Lo stesso Edinho nel 2009 giocherà per un anno al Lecce, che lo acquisterà per 3,2 milioni di euro, senza però incidere particolarmente.

Sandro

Sandro con la maglia del Tottenham – FOTO: Twitter

A causa delle caratteristiche citate precedentemente l’avvento di Sandro nel calcio europeo è tutto fuorché sorprendente, anche perché il giocatore pur non essendo molto propenso al gol è capace di regalare spesso assist ai compagni e di evitare ammonizioni ed espulsioni grazie all’intelligenza delle sue scelte in partita. Per un giocatore così fisico e, al tempo stesso, intraprendente non c’è palcoscenico migliore di quello della Premier League: il Tottenham lo preleva nel 2010 per 10 milioni di euro. Si tratta di un investimento non incredibilmente notevole a livello economico ma sicuramente importante per quanto concerne quello tecnico: il Tottenham è ben lontano dall’essere la spettacolare compagine guidata oggi da Pochettino ma lavora per proporsi come alternativa concreta ai primissimi club del campionato. Sandro – che in quel periodo aveva conquistato anche la Nazionale brasiliana – occupa fondamentalmente il ruolo del mastino pronto a rubare il pallone ma anche ad impostare l’azione. Due qualità che si possono ammirare soprattutto nelle prime stagioni, quelle in cui Sandro gioca con maggiore continuità. Questo recupero difensivo contro il Manchester City, ad esempio, è un ritratto perfetto di un calciatore che quando si trova in condizione è semplicemente devastante nel recupero della sfera. Il City è una delle squadre con i contropiedisti più letali del campionato ma Sandro, nonostante risulti alla vista un armadio a più ante, recupera fette di campo in maniera mostruosa per poi stoppare Nasri prima della conclusione diretta in porta. Un vero e proprio capolavoro di tenacia, condizione fisica e tempismo nell’intervento.

Nonostante la grinta e la forza fisica, Sandro è pur sempre brasiliano. Quindi sa fare gol bellissimi, come questo autentico gioiello contro il Manchester United: il brasiliano riceve palla, punta Shaw, lo disorienta in maniera impeccabile e poi scarica un destro potente, preciso e imparabile per De Gea. Un gol che, per certi versi, ricorda molto anche il primo segnato in Premier League contro il Chelsea ma con un coefficiente di difficoltà ancora più elevato.
Nel Tottenham Sandro gioca spesso e bene ma, di fatto, non è mai considerato realmente un titolare: nelle sue quattro stagioni con gli Spurs non raggiunge mai le 30 presenze, nonostante le tante competizioni che impegnano la squadra. Forse anche per questo il centrocampista carioca decide di accettare l’offerta del QPR di Redknapp, squadra che vuole tornare ai fasti di un tempo mettendo in scena un mercato composto da vecchie glorie e giovani interessanti. Sandro viene acquistato con l’idea di farne un perno del centrocampo in una squadra ambiziosa e vogliosa di far bene. La stagione del QPR sarà però tragica, nonostante la presenza in rosa di calciatori come Ferdinand, Julio Cesar, Vargas, Taarabt, Zarate e Wright Phillips: il club retrocederà mestamente con due giornate d’anticipo e per Sandro comincerà un periodo nerissimo, condito da poche partite e tanti trasferimenti.

Dopo altri 12 mesi di permanenza al QPR in Championship, divisi però in periodi differenti, Sandro si trasferisce prima al WBA (sempre in Inghilterra ma in Premier League) e poi addirittura in Turchia, all’Antalyaspor, club che tuttora ne detiene il cartellino. Quando il calcio di un certo livello sembra ormai lontano, ecco la richiesta di un Benevento pronto a fare qualsiasi cosa per salvarsi. Anche acquistare un giocatore ormai lontanissimo dai radar dei principali campionati europei.

La danza delle Streghe

Le voci di Sandro al Benevento erano partite ben prima dell’inizio del mercato di gennaio. La sensazione principale – poi confermata dai fatti – era quella di un club che volesse metter su un mercato di “figurine” e calciatori semi-sconosciuti che cercassero visibilità in un campionato importante come la Serie A. Tutti uniti (almeno nei 6 mesi successivi) per l’obiettivo salvezza del Benevento, naturalmente. “Ci sono stati effettivamente dei contatti per Sandro ma è un’operazione difficile, perché è complicato che un calciatore accetti di venire in una squadra con un solo punto in classifica”, aveva spiegato il Presidente Vigorito a dicembre. Evidentemente le due vittorie consecutive contro Chievo e Sampdoria hanno poi fatto cambiare idea a Sandro, il quale è arrivato in prestito con obbligo di riscatto in caso di salvezza del club. Lui e Sagna, altro giocatore esperto e abituato ad altri palcoscenici, rappresentano alla perfezione il mercato roboante ma confusionario del Benevento. Che, se non altro, in caso di mancata salvezza avrà regalato momenti comunque indimenticabili alla piazza e al campionato.

La problematica principale dell’approdo di Sandro al Benevento non risultava di certo essere la collocazione tattica o la presunta titolarità: da solo il brasiliano vale – a livello tecnico, fisico e di esperienza – probabilmente tutto il centrocampo della squadra. L’interrogativo cardine restava quello della condizione: un giocatore con tale struttura fisica generalmente ci mette tempo a ingranare. Sandro però l’ha fatto quasi subito, mostrando non solo grande spirito di adattamento ma anche di sacrificio. De Zerbi l’ha premiato schierandolo praticamente sempre dal momento del suo arrivo e Sandro lo sta ripagando con prestazioni mai al di sotto della sufficienza. Nella giornata di ieri, che ha visto il Benevento tornare nuovamente a vincere in campionato contro il Crotone di Walter Zenga, Sandro ha addirittura segnato il suo primo gol in Serie A.  Una rete che la dice lunghissima sulla sua straordinaria predominanza fisica nei confronti degli avversari: il brasiliano, nonostante la presenze di ben due giocatori del Crotone, trova il tempo e lo spazio di impattare con la testa, battendo Cordaz per la rete del momentaneo pareggio.

Realisticamente, è difficile che il Benevento possa salvarsi. Al termine della giornata numero 25 la squadra è sempre ultima con undici punti di distacco dalla zona salvezza. Un giocatore come Sandro, però, potrà sfruttare questa situazione a suo vantaggio per tornare, magari, a farsi corteggiare da tutti i club di Serie A che lo avrebbero voluto negli anni precedenti (come Milan, Inter e Napoli). Dopo qualche discesa è arrivato per Sandro il momento di una nuova salita: sarà un ritorno in grande stile o una splendida illusione?

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

Lascia una risposta