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A mandare in tilt i meccanismi dell’Inter di Antonio Conte, è stata anche la mossa tattica di Fabio Liverani e così Petriccione si è preso la scena

Che rumore fa la celebrità? Parafrasare il titolo di una famosa canzone dei Negrita, ci aiuterà a comprendere meglio come può un giovane calciatore mantenere i piedi per terra dopo una prestazione da autentico protagonista. Tra paragoni illustri e tanti complimenti, non abbiamo dubbi che Jacopo Petriccione saprà gestire al meglio l’improvviso clamore. Tutto deriva da quella che il suo allenatore non ha esitato a definire come “la miglior partita disputata in serie A” al cospetto della seconda della classe.

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Liverani Petriccione, un legame che nasce da lontano

Sì, perché a mandare in tilt i meccanismi sincronizzati dell’Inter di Antonio Conte, è stata certamente anche la mossa tattica decisa da Fabio Liverani. Piazzare a guardia dei tre difensori centrali capaci a turno di disinnescare la coppia gol più temibile del campionato, uno dei suoi uomini più fidati. Jacopo Petriccione incarna alla perfezione la personalità e le idee del suo tecnico, per lui ormai quasi un padre calcistico.

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L’idillio tra il classe ’95 e l’ex centrocampista di Perugia e Fiorentina risale alla seconda parte della stagione 2016/2017. Subentrato a Carmine Gautieri, Liverani riuscì a compiere una delle imprese sportive più appassionanti e insperate viste negli ultimi anni sui campi italiani. Il miracolo compiuto alla guida della Ternana non gli valse la meritata riconferma, ma servì a sancire un legame forte con alcuni dei suoi giocatori. Tra questi, c’era proprio il capelluto centrocampista prodotto del settore giovanile della Fiorentina.

Dopo essere rimasto addirittura senza squadra a causa del fallimento del Bari, oggi Jacopo Petriccione è diventato uno degli imprescindibili nell’undici titolare giallorosso. Tra i beniamini della tifoseria che gli ha subito perdonato il passato nelle fila degli acerrimi rivali regionali. Umile, prezioso, mediano di lotta e di governo, si è conquistato la ribalta a suon di prestazioni convincenti, fino a arrivare ai 90 minuti della definitiva consacrazione. 

Protagonista inaspettato

Il modo con cui il piccolo Lecce ha fermato l’incedere della corazzata Inter, non farà certo scuola. Linee strette, ripartenze rapide e un pizzico di buona sorte. Schierarsi “a specchio” si è rivelata una tattica vincente. Così come decidere di lasciare Tachtsidis in panchina dopo la brutta prova di Parma e affidarsi a uno dei suoi pretoriani nel delicato ruolo di mediano basso davanti alla difesa.

Chiusa a riccio nella propria metà campo, la squadra giallorossa non ha permesso agli avversari la ricerca della profondità attraverso i movimenti oltre la linea difensiva dei propri attaccanti. Ha costretto spesso i centrocampisti di Conte a imbucate centrali senza sbocchi. Eccellente nello schermare Lukaku e Lautaro Martinez, abile nel curare l’uscita dal basso in appoggio ai difensori, sempre lucido nelle fasi cruciali della partita. Secondo i dati forniti dalla Lega Serie, Petriccione ha giocato in totale 52 palloni e tramutandone 40 in “passaggi riusciti”.

Sorprendono in positivo anche i 12 “intercetti” segnalatici da Wyscout, picco massimo stagionale. Conferma di una prestazione da giocatore totale sotto tutti i punti di vista. Un regista capace anche di sporcarsi i piedi all’occorrenza, producendosi in quel lavoro di rottura indispensabile per chi ha come obiettivo quello di salvarsi. Dopo aver costretto al pari la Juventus, il Lecce si è dunque ripetuto contro l’Inter e al momento mantiene una lunghezza di vantaggio sul Brescia terzultimo. In Salento tutti sperano nel terzo miracolo dopo le due promozioni consecutive ma sanno bene che la strada è ancora lunga. Un po’ come Petriccione, al quale certamente l’improvvisa celebrità non darà alla testa ma semmai contribuirà ad alimentarne la grande voglia di emergere dopo tanta gavetta.

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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