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L’argentino Leonardo Talamonti arrivò molto giovane in Italia e di lui si ricordano bene a Bergamo. Lì divenne ‘l’antidivo’, oggi vive così.

Era un difensore arcigno, Leonardo Talamonti. Uno che picchiava come un fabbro. E forse non a caso già da diverso tempo ha aperto un negozio di ferramenta, diventato il suo lavoro a tempo pieno dopo essersi ritirato, nel 2018. Di chiare origini italiane, l’argentino nacque al Alvarez il 12 novembre 1981. Era un marcatore centrale dai mezzi fisici non possenti ma comunque importanti. Il bisnonno paterno era originario di Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno. “Ma in famiglia c’era mia nonna Capriotti e diversi Lanciotti. A casa si parlava italiano”, dirà lui. E lui nel calcio ha iniziato con la squadra del cuore, il Rosario Central. Dalle giovanili all’approdo in prima squadra il passo è breve. Fanno seguito 4 anni da titolare nel massimo campionato argentino, con 93 presenze e 7 gol, quasi tutti segnati con il suo pezzo forte, il colpo di testa. La Lazio lo nota e lo fa suo, ma solo in prestito, dopo essersi affidata ad una società di intermediazione.

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Leonardo Talamonti, alla Lazio finì subito e male

Non andrà per niente bene, sia per lui che per altri desapareçidos come Oscar Lopez, Matias Lequi, Brian Robert, Esteban Gonzalez, Miguel Mea Vitali, Claudio de Sousa ed Alfonso Delgado. Tutti loro facevano parte di quella squadra, che poteva contare anche su nomi quali Paolo Di Canio, Goran Pandev, Tommaso Rocchi, Angelo Peruzzi, Sebastiano Siviglia, Cesar, Roberto Muzzi, Dino Baggio, i gemelli Filippini, Giuliano Giannichedda, Christian Manfredini, Massimo Oddo, Paolo Negro, Fernando Couto, Simone Inzaghi e Fabio Bazzani. Già l’esordio tardivo in maglia biancoleste sembrava essere per Leonardo Talamonti una sorta di spia di come sarebbe andata a finire. Scende in campo per la prima volta nelle competizioni ufficiali italiane solamente il 27 ottobre 2004, in un Lazio-Messina 2-0. Unici momenti di gloria: il gol in casa dell’Inter per l’1-1 finale aperto dal nerazzurro Adriano ed un’altra rete in Coppa Italia contro il Cagliari.

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“Mi sono trovato male con la dirigenza biancoceleste”

Poi però Talamonti, al quale venne promesso il riscatto come da lui stesso dichiarato, alla fine viene lasciato andare senza troppi complimenti. “Parlai con Lotito, che però probabilmente non sapeva nemmeno chi fossi. Mi disse che se avessi lasciato il gruppo di procuratori che mi portò in Italia, allora mi avrebbe fatto firmare un contratto triennale. Non potei farlo e quindi andai al River Plate. Ma di quegli agenti mi sentivo in ostaggio, a loro importava soltanto fare soldi, senza curarsi del calciatore Talamonti”. Dopo un anno buono al River Plate, il sudamericano fa ritorno in Italia, e questa volta per restarci a lungo. Diventa titolare in nerazzurro, trovando un particolare feeling con Luigi Delneri come allenatore. Purtroppo all’inizio della sua seconda annata a Bergamo si fa male in maniera grave ai legamenti. Accade proprio contro la Lazio, alla quale Talamonti riesce a segnare prima di abbandonare il campo per quasi 5 mesi.

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Da tempo gestisce felicemente un negozio di ferramenta

Il computo totale in Serie A si chiude con altre 85 presenze e quel gol segnato ai biancocelesti. “Non esultai perché, dirigenza a parte, alla Lazio mi sono trovato bene con tutti”. Purtroppo gli infortuni si fanno sempre più frequenti. Il giocatore ritorna al Rosario Central, dove però gioca appena in 13 occasioni in due anni. L’ultimo quinquennio della carriera lo trascorre nelle serie minori argentine, tra Sporting Belgrano, Atlanta e Platense, dove Talamonti si è ritirato nel 2018 a 37 anni. Ma già nel 2011 aveva aperto un negozio di ferramenta che gestiva inizialmente part-time, a 50 metri da casa sua ad Alvarez. Ora invece è diventato un lavoro a tempo pieno, mentre di pomeriggio per quattro volte a settimana insegna calcio ai ragazzini dell’Alvarez. E l’antidivo, come lo chiamavano a Bergamo, è felice così, con la moglie Valentina, i due figli Alessio e Matteo, e la stabilità e la tranquillità trovati da tempo. “Il calcio non mi manca, non mi piace la gente che c’è al suo interno”.

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n.b. gli estratti delle parole di Talamonti provengono da ilposticipo e tuttomercatoweb

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Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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