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Shutter Island è una pellicola del 2010 diretta da Martin Scorsese, con protagonista Leonardo DiCaprio. Si tratta della quarta collaborazione tra i due, dopo i successi di Gangs of New York, The Aviator e The Departed.

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Shutter Island, il finale spiegato

Il film ci conduce all’interno della mente di Teddy, portando lo spettatore a sospettare di qualunque verità venga raccontata. Il suo vero nome è Andrew Laeddis, folle criminale ricoverato presso l’istituto psichiatrico. È il paziente numero 67, accusato d’aver sparato a sua moglie dopo che quest’ultima aveva annegato i propri figli.

La sua mente prova a tutelarlo da quel fatto, creando una narrativa nella quale lui è un agente dell’FBI. La figura di Rachel Solando è stata generata da lui per riuscire a fronteggiare il dolore che lo strazia. I membri dell’ospedale si ritrovano a ricoprire ruoli differenti nella sua immaginazione. Il personaggio di Mark Ruffalo non è il suo partner Chuck Aule, bensì il Dr. Sheehan.

È proprio questi a spingere Laeddis a mettere in atto la sua illusione, nella speranza che raggiungere la fine delle indagini possa aiutarlo a ritrovare la strada verso la realtà. Un gioco pericoloso che ha un esito devastante. Inizialmente Andrew pare aver compreso la propria condizione. Al mattino, però, dà chiari segni di cedimento. Non pare esserci altra via che la lobotomia.

Per comprendere al meglio il finale occorre fare attenzione alla frase pronunciata da DiCaprio alla fine: “Questo mi fa pensare. Cosa sarebbe peggio: vivere da mostro o morire da uomo per bene?”.

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È qui che entrano in scena le teorie. Per alcuni Andrew non sta facendo altro che fingere d’aver avuto una ricaduta. Si è ritrovato dinanzi ai propri crimini e non è in grado di sopportare l’idea d’essere un mostro. La lobotomia è la sua via di fuga dal senso di colpa. In pratica ci si ritrova per la prima volta a osservare il vero Laeddis. La sua personalità, tenuta celata per tutto il film, torna in superficie e, non trovando il coraggio di uccidersi per ciò che ha fatto, consegna il proprio destino nelle mani dei medici. Per altri, invece, l’ultima parte del film, ovvero le parole di Andrew, non sono altro che una elucubrazione prodotta da un soggetto dissociato dalla realtà. In merito Martin Scorsese ha preferito non esprimersi, lasciando lo spettatore in bilico tra realtà e illusione.

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Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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