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Alex Schwazer, marciatore altoatesino classe ’84, è il protagonista di una storia inverosimile, straordinaria a suo modo per la grandezza del talento e la profondità dei baratri in cui è precipitato. 

Campione olimpico di marcia nel 2008, Alex Schwazer ha vissuto una doppia vita: fino al 2012 è stato un marciatore professionista, in grado di stabilire diversi record nelle discipline in cui si cimentava. Da quel omento in poi, invece, è diventato centro nevralgico di un’inchiesta relativa al doping sportivo, che lo ha gettato in un tunnel fatto di (in)giustizia sportiva e confessioni scottanti. 

Alex Schwazer: la storia di un campione 

Iniziò tutto nel 2005, quando Alex Schwazer aveva ventuno anni e gareggiava sotto la direzione del campione mondiale del 1995 Michele Didoni. Inanellando in breve la vittoria nei campionati mondiali della 50 km di marcia e il bronzo a Berlino nei Mondiali, fa registrare il primo record della sua carriera fissando il tempo a 3h41’54″ e stabilendo il nuovo primato italiano. 

Nel 2007 conquista il bronzo ai mondiali di Osaka, mostrandosi frustrato per non aver ottenuto l’oro. Pechino 2008 è l’appuntamento in cui il marciatore si rende noto al grande pubblico mondiale. Con il nuovo record olimpico di 3h37’09”, Schwazer ottiene la medaglia d’oro. Il baratro è però molto vicino: nel 2009 abbandona i mondiali di Berlino per dolori allo stomaco, ma vince in differita l’oro gli Europei di Barcellona grazie al risultato del test antidoping del suo avversario, Valerij Borcin, che viene squalificato. 

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Alex Schwazer: la squalifica e il doping 

Il 6 agosto del 2012, a meno di dieci giorni dall’esordio nei giochi Olimpici di Londra, viene annunciata la positività di Alex Schwazer alla eritoproteina ricombinante. Il ragazzo viene così sospeso dal CONI e dalla squadra di marcia dei 50 km. Lo scandalo è enorme e travolge lui e la sua famiglia: al tempo era fidanzato con la famosissima pattinatrice Karolina Kostner e, secondo gli inquirenti, trascinerà anche lei nel baratro chiedendo di negare la sua presenza in casa per evitare di consegnare i campioni biologici nel luglio di quell’anno. 

La multa (6 mila euro) e la pena di 3 anni e 6 mesi di squalifica lo portano a poter tornare a gareggiare nel 2016, mentre la fidanzata – oggi non più nella vita del campione – viene squalificata per un anno e quattro mesi. Il baratro è ormai aperto: Alex Schwazer confessa di aver fatto uso di sostanze, l’opinione pubblica si spacca e lui attende il 2016 per tornare a gareggiare. 

È il 2015 quando ricomincia ad allenarsi sotto l’egida di Sandro Donati e di un team di esperti impegnati nella lotta anti doping, e riesce così a svolgere un test individuale di 10 km il 24 settembre 2015.

La nuova positività e un caso complicato  

Il 21 giugno 2016 viene diffusa la notizia della positività di un campione di urine prelevato il 1º gennaio 2016, risultato negativo ad una prima analisi standard. Valutazioni sul rapporto del testosterone portano a un successivo test più approfondito (test IRMS), che rivela la presenza nelle urine di metaboliti di testosterone, accertando quindi l’effettiva positività. Di nuovo buio, anche se questa volta Alex Schwazer non ci sta e cerca di dimostrare che le provette – come verrà poi verificato successivamente – erano state manomesse.

Cinque anni dopo, nonostante la giustizia italiana abbia confermato le tesi di Alex Schwazer riguardo alla nefandezza delle prove a suo carico, la giustizia internazionale e l’agenzia mondiale antidoping non cancellano la squalifica, che questa volta lo terrà fuori fino al 2024.

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Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno