Mototerapia cos’è e a cosa serve veramente

Danilo Budite
26/02/2022

Mototerapia cos’è e a cosa serve veramente

Vanni Oddera il campione di freestyle motocross è ambasciatore di una disciplina terapeutica. Cos’è la mototerapia e a cosa serve

Vanni Oddera, 40 anni di età e curriculum da campione con la sua adorata moto, nei salotti televisivi da anni si fa portavoce di un particolare modo di approccio terapeutico: la mototerapia. Di origini liguri, è nato a Pontinvrea, e ha trascorso la sua infanzia in quei luoghi immersi nella natura. A 12 anni gli viene diagnosticata una rara patologia, la malattia di Vanni Oddera è il Situs Viscerum Inversus, fuor di linguaggio scientifico significa che ha gli organi inversi con il cuore a destra più grande del normale. Avrebbe dovuto evitare grandi sforzi ma la moto era stato fin da bambino la sua più grande passione. Così anche se i genitori erano contrari, in ritardo rispetto all’età media inizia a praticare motociclismo e freestyle. Presto diventa un campione e gira il mondo tra fama, successi e vita sregolata. Mega feste e tante donne sono il suo pane quotidiano, poi un giorno un incontro gli cambia la vita ed Vanni Oddera inventa la mototerapia.

Come nasce la mototerapia

Era un giorno del 2009 come tanti per un campione di freestyle motocross. Vanni Oddera era a Mosca, si era preparato in hotel per un mega party, era molto elegante e aveva portato con sé parecchio denaro per una serata che si preparava in grande stile tra cocktail e belle donne. Fissate bene in mente questi due dettagli che sono fondamentali per quello switch mentale che porterà Oddera a far nascere la mototerapia. Entra in un taxi e sente un particolare olezzo, si avvicina dei sedili di dietro al conducente e si rende conto in quel momento che l’autista non ha le gambe e che va oltre la sua disabilità con grande dignità per portare avanti la sua vita, perché è anche incontinente. Il campione si fa riportare indietro in albergo e regala al tassista tutti i soldi che aveva in tasca. Quell’incontro gli cambia la vita. Vanni lo chiama un verme nel stomaco, quel tarlo nella testa che da quel momento non gli dà pace, che lo spingerà a voler fare del bene gratuito per regalare un po’ della sua fortuna agli altri. Nasce così la mototerapia come Oddera racconta anche nel suo libro Il grande salto, ovvero come ho capito che l’amore per gli altri rende felici.

Che cos’è la mototerapia

La mototerapia di Vanni Oddera non è altro che far vivere per un giorno, in incontri collettivi in giro per il mondo, a bambini e ragazzi disabili l’ebrezza del motocross freestyle. Funziona in modo semplice e inclusivo. I protagonisti che decidono di aderire all’iniziativa gratuita arrivano suo luogo prescelto quando tutto è già preparato ad hoc per l’evento. Li accolgono i piloti, senza casco per creare fiducia nel passeggero, solo quando si avvicinano si scaldano i motori e si accendono le moto. I ragazzi si siedono sulle rampe per essere tutt’uno con ciò che sta per accadere. Vanni Oddera, come i piloti che praticano mototerapia, indossa il casco e inizia il suo show. Sulla rampa di lancio si sentono forti le emozioni, con solo un pizzico di fantasia, chiudendo gli occhi è come si fosse in sella, in volo con il campione. Finito l’evento, via il casco, i ragazzi con diverse disabilità, cecità compresa salgono in moto guidati dal pilota.

A cosa serve la mototerapia

A cosa serve la mototerapia veramente? Vanni Oddera ha sempre rimarcato la luce negli occhi che vede a fine evento in chi partecipa. Il senso di libertà che un giro in moto può regalare abbatte le barriere del non si può, in particolare per chi non riesce a camminare. Le date degli incontri di mototerapia erano circa una cinquantina all’anno prima della pandemia. In un’intervista a Sky Sport lo stesso Oddera ha raccontato un episodio significativo per rispondere al quesito a cosa serve la mototerapia. Il campione ha svolto una seduta con i piccoli pazienti oncologici del Gaslini di Genova. I bambini, sempre chiusi nei reparti, erano entusiasti. La moto è riuscita ad abbattere le barriere più alte e solide che ci sono in Italia, quelle della burocrazia.

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