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Il risveglio di un popolo, noto anche come The Birth of a Nation, è un film del 2016 diretto e interpretato da Nate Parker, che racconta la vera storia di Nat Turner.

Un titolo che è una dichiarazione d’intenti, specialmente in originale, dato che The Birth of a Nation rimanda implicitamente all’omonimo capolavoro di D. W. Griffith del 1915, che ricevette fin da subito grosse accuse di razzismo. Quasi un secolo dopo, l’attore afroamericano Nate Parker esordisce alla regia di un lungometraggio con quest’opera ambientata nella Virginia del 1831, raccontando la storia di una violenta rivolta di schiavi capeggiata da un uomo di nome Nat Turner. Si tratta ovviamente di una storia realmente avvenuta, anche se poco nota, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti, che Parker ha scoperto alla fine degli anni Duemila, ad un corso di studi afroamericani presso l’Università dell’Oklahoma. Dal 2009 ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura, raccogliendo suggerimenti per adattare al meglio la storia e cercando qualcuno che la volesse produrre, arrivando lui stesso a investire in prima persona nella realizzazione del film.

La figura di Nat Turner è molto interessante dal punto di vista storico, anche se spesso discussa negli Stati Uniti. Nato nella Contea di Southampton, in Virginia, il 2 ottobre 1800, era figlio di una schiava nera di proprietà di Benjamin Turner (da cui il ragazzo riprese il cognome, non è chiaro se ufficialmente o solo per decisione personale). Del suo padre naturale, invece, non si è mai saputo nulla. A differenza della maggior parte degli schiavi dell’epoca, imparò fin da piccolo a leggere e scrivere, e venne così fatto educare dai Turner, in particolare nello studio della Bibbia. Ciò gli fece sviluppare un profonda religiosità, al punto di iniziare ad avere delle visioni divine, e iniziò così a predicare la Bibbia tra gli schiavi, con crescente successo. Nel 1831, in seguito a un’eclissi di Sole che interpretò come un segno divino, Nat Turner si convinse di essere una sorta di profeta destinato a liberare gli schiavi neri dal potere dei bianchi.

La notte del 21 agosto dello stesso anno, Turner riunì un gruppo di qualche decina di schiavi e iniziò una rivolta, assaltando varie proprietà di ricche famiglie bianche e uccidendo in tutto una sessantina di persone tra uomini, donne e bambini (risparmiò però i poveri e i senzatetto). Nel giro di 48 ore, però, le milizie locali sedarono la rivolta; Nat Turner fuggì e venne catturato a ottobre, imprigionato e successivamente condannato all’impiccagione per le accuse di cospirazione, ribellione ed insurrezione. Fu ucciso l’11 novembre, quindi gli fu mozzata la testa ed esposta pubblicamente come monito per gli altri schiavi.

Nat Turner nella realtà: le differenze con il film

Per il suo film Il risveglio di un popolo, Nate Parker ha ovviamente adattato i fatti reali a un narrazione cinematografica, cambiando alcune cose della storia vera di Nat Turner. Ad esempio, non risulta che la sua rivolta fu scatenata dallo stupro della moglie o di qualsiasi altra donna: Turner, invece, stava preparando da tempo un’insurrezione. La dimensione religiosa di predicatore, che nel film viene imposta un po’ controvoglia al protagonista, nella verità storica sembrava essere invece convintamente abbracciata da Nat Turner.

Anche il rapporto tra Nat e Samuel Turner, figlio del suo proprietario, è un’invenzione del film, tanto che all’epoca della sua rivolta il celebre schiavo era in realtà di proprietà di un altro uomo. La violenza della rivolta è molto attenuata rispeto ai fatti reali, che come abbiamo visto videro il brutale assassinio anche di bambini e neonati, cosa che ne Il risveglio di un popolo non viene mostrata. Nemmeno la battaglia finale a Jerusalem è mai avvenuta: i ribelli guidati da Nat Turner non furono sconfitti in un unico scontro, ma piuttosto la sua ribellione si dissipò gradualmente, in una serie di azioni di risultato negativo.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.