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Uomini, prima che calciatori, capitani coraggiosi e orgogliosi della casacca indossata, simbolo di storia e tradizione. Prima il dovere, poi il piacere, prima il gruppo, poi il semplice interesse personale. Amati, stimati, rispettati da tifosi e avversari, tanto da lasciare un grande vuoto difficile da colmare al momento di dirsi addio. Del resto, i giocatori vanno, le squadre restano, nel solco dell’esempio portato da gente umile che grazie al lavoro quotidiano sul campo è riuscita a sopperire alla mancanza di spiccate doti tecniche, riversando sul terreno di gioco una quantità indefinita di orgoglio, capace di conquistare il cuore pulsante di una tifoseria appassionata come poche. Tra le scene simbolo che hanno caratterizzato la giornata di campionato appena trascorsa, il momento del saluto al popolo granata di Giuseppe Vives, merita un posto d’eccezione, riconciliando un mondo apparentemente senza valori, con la parte più sana dello sport. Un commiato emozionante e coinvolgente, dal finale triste solo per gli amanti delle statistiche, perché in mezzo ai grandi della storia del Torino, da oggi c’è anche il trentaseienne napoletano, nuovo acquisto della Pro Vercelli.

“Il Torino Football Club comunica di aver ceduto alla Pro Vercelli Football Club, a titolo definitivo, il diritto alle prestazioni sportive del calciatore Giuseppe Vives. Il Presidente Urbano Cairo desidera ringraziare Vives per la disponibilità, l’entusiasmo e la dedizione che hanno fatto di lui un prezioso punto di riferimento in queste sei stagioni nel Toro, ricche di emozioni e di reciproche soddisfazioni. Tutto il Torino FC abbraccia con affetto Peppe augurandogli ogni bene per questa sua nuova esperienza.”

IL GRANDE SALTO

164 presenze in maglia granata, cinque anni e mezzo indimenticabili per chi come lui stava per dire basta con il calcio giocato. Era accaduto dopo le negative esperienze giovanili, dove una sfortunatissima serie di infortuni gli aveva impedito di svolgere al meglio il mestiere per il quale aveva sacrificato il periodo più bello per un adolescente. Occasioni perse che stavano per riportare Vives dietro una scrivania, a far valere quel diploma di ragioniere conquistato orgogliosamente. Una storia la sua, legata a doppio filo a quella di Zdenek Zeman, il tecnico che nell’estate 2006 lo volle con sé al Lecce. Dal “De Cristofaro” di Giugliano, dove Vives si era ricostruito una carriera dopo i fallimenti con Ancona e Taranto, al “Via Del Mare”, un doppio salto di categoria metabolizzato in breve tempo con la padronanza di un veterano, piuttosto che con l’inesperienza di un esordiente a certi livelli. Uomo simbolo del Lecce di Gigi De Canio, la squadra con cui farà il suo esordio in A (31 agosto 2008) proprio nel match con il Torino, il club che più di ogni altro gli resterà dentro. Sì perché, dopo essere uscito indenne dall’inchiesta sul calcio scommesse, ecco spalancarsi per lui le porte del grande calcio in una piazza vogliosa di tornare protagonista. I preziosi consigli di Ventura, la spiccata personalità, la capacità di incarnare il prototipo di mediano adatto all’idea di calcio di Mister Libidine, un po’ regista dai piedi buoni e la testa pensante, un po’ intenditore vecchia maniera. Dal 4-2-4, al 3-4-1-2, dalla serie B, all’Europa League, fino alla storica impresa del “San Mamès” di Bilbao, dimenticata troppo in fretta dagli addetti ai lavori nonostante il periodo buio del nostro movimento in campo europeo.

Le lacrime di Giuseppe Vives sotto la curva dei tifosi granata. Da oggi l’ex capitano granata è un nuovo giocatore della Pro Vercelli. Fonte – www.torinofc.it

CUORE TORO

L’ultima recita con la fascia da capitano sul braccio, ereditata da Kamil Glik la scorsa estate, nel match con il Pescara (coinciso tra l’altro con un cartellino rosso diretto). L’ultimo discorso da capitano nella pancia dell’ “Olimpico Grande Torino” prima della delicata sfida all’Atalanta di ieri, con il Toro rimasto ancora una volta a secco dopo un girone d’andata da record. Vives era già d’accordo con la Pro Vercelli, altro club che di storia se ne intende, ma ha preferito restare accanto ai compagni prima di salutare il popolo granata, lo stesso che gli ha reso un omaggio da brividi. Cori e applausi toccanti, cui ha fatto seguito l’abbraccio commosso del resto della squadra, costretta a congedarsi da un altro dei volti storici dello spogliatoio del Torino delle ultime stagioni.

 

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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