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“Ma perché è così elegante?” “È Schick”. Si, dicono questo Florenzi e Pellegrini in uno scambio di battute durante una pubblicità in voga negli ultimi tempi. E fanno bene a ricordarlo, perché l’attaccante ceco è difficilmente riconoscibile, almeno per quello che sta dimostrando in campo. Elegante. Tralasciando simpatici giochi di parole, Patrick Schick è tra i giocatori più aggraziati con il pallone tra i piedi. Una capacità di intuire il movimento del pallone e della difesa, di giocare sul velluto, non dimenticando la concretezza sotto porta. Queste – insieme ad un ottimo senso della posizione – sono solo alcune delle doti che hanno permesso a Schick di mettersi in luce con la maglia della Sampdoria, in un campionato capace di segnarne l’esplosione e la (prematura?) consacrazione nel giro di 24 partite. Ovvero, l’intervallo di giornate passate dal primo gol in Serie A, nel 4-1 subito dai suoi in casa della Juventus), alla doppietta contro il Napoli con cui ha concluso la scorsa stagione. In mezzo, tante giocate di pregevole fattura, capaci di lasciare intravedere un futuro radioso per il nativo di Praga. Tra cui, il gol qui sotto.

Schick, “no” bianconero e all-in della Roma

La rete che forse lo ha definitivamente regalato alla ribalta nazionale. Una rete (e che rete) che si è rivelata decisiva nella vittoria della Sampdoria contro la Roma. Già, la Roma. Chissà se Schick si sarebbe mai aspettato che la squadra a cui ha realizzato il quinto gol in Serie A sarebbe stato il suo team al termine di un’estate a dir poco travagliata. Perché dopo l’interesse dell’inter, il passaggio ormai ufficializzato alla Juventus, l’inserimento delle big straniere, sono i giallorossi a portarsi a casa il classe ’96, rendendolo l’acquisto più costoso della propria storia. All’ombra del Colosseo sono bastati 11 gol e 5 assist per convincere James Pallotta e Monchi che fosse lui l’uomo giusto per prendere per mano la Roma in un anno importante. L’anno della ripartenza senza Spalletti. L’anno dell’addio di Francesco Totti. Proprio il Pupone sembra aver avuto una certa importanza nella decisione di Schick.

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Roma dunque. Con gli occhi di mezza Europa puntati addosso. D’altronde, quando i numeri e la carta d’identità parlano per te, non c’è molta scelta. L’estate però ha la capacità di impoverire l’eleganza di Schick, rendendo l’attaccante con gli occhi da tigre un docile agnellino, facilmente domabile dalle difese avversarie. Il campionato 2017-18 (dopo le prime due giornate da separato in casa a Genova) inizia male per Schick: 15’ opachi a Verona, poi quasi un mese di stop per un infortunio alla coscia. Dopo il buio torna sempre il sole, almeno questo si augura il prodotto del vivaio dello Sparta Praga. Dopo aver saltato le prime 9 partite, Schick non vede il campo neanche nelle vittorie dei suoi contro Torino, Crotone e Bologna, prima di accusare un nuovo infortunio muscolare che lo rispedisce nuovamente in infermeria. La stagione di Schick, di fatto, inizia il 26 novembre: 3’ appena nel pareggio dei suoi in casa de Genoa. Ripartire dal Ferraris dunque, palcoscenico in cui l’attore ceco è stato più volte meritevole di applausi a scena aperta.

Il passo successivo sono i 26’ nella vittoria della Roma sulla Spal, in cui il centravanti si rende protagonista di un errore da far calare il sipario. Lo sguardo con cui mestamente cerca conforto verso la panchina è totalmente distante da quello del giocatore che neanche 6 mesi prima riusciva a fulminare i portieri avversari soltanto con lo sguardo.

La fiducia di Di Francesco

Il ruolo dell’allenatore richiede anche la capacità di saper interpretare lo stato d’animo dei propri atleti. È da leggere in quest’ottica la decisione di Di Francesco di puntare su Schick per la partita di Verona contro il Chievo. Il ceco gioca da punta centrale nel 4-3-3, supportato da El Shaarawy e Gerson. Quale occasione migliore? Schick non gioca male: si dà da fare, come testimoniano il 75% di precisione nei passaggi, il 50% di 1contro 1 riusciti e i 3 potenziali assist. Eppure alla sua prima da titolare i giallorossi rimangono a secco per la seconda volta (la prima contro il Napoli) fin lì in campionato. E pensare che l’anno scorso a Sorrentino segnò anche nella nebbia…

Lo sport in fondo vive di inerzia, soprattutto se di professione fai il centravanti. Se sei in forma, qualsiasi pallone ti capiti tra i piedi è una potenziale occasione da gol, con l’alta percentuale di veder scritto il tuo nome nel tabellino dei marcatori in tempi brevi. Se invece stai attraversando un periodo buio, ti senti spaesato, tanto da non riuscire a segnare nemmeno se l’occasione te le regalano gli avversari. Purtroppo per lui, Patrick Schick è la conferma il teorema. Peccato che lo faccia nella partita che potrebbe decidere un’intera stagione, nello stadio che lo avrebbe potuto acclamare. E contro la squadra per cui avrebbe dovuto giocare.


Non fraintendeteci, non vogliamo demolire il futuro di un ragazzo che poco più di un anno fa elogiammo a pieno merito. Ma è difficile riuscire a vedere affinità tra lo Schick di oggi e quello di qualche mese fa. Un tempo gelido ma implacabile, ora sconsolato e malinconico.

Una nuova opportunità

A cambiare le carte in tavola potrebbe pensarci, come sempre, la girandola impazzita che è il calciomercato. Il Chelsea è piombato su Edin Dzeko, mettendo sul piatto l’allettante cifra di 30 milioni di euro per un attaccante forte, fortissimo, ma pur sempre di 32 anni. La Roma ci pensa: tenere il bosniaco, o incassare una buona cifra e perchè no, puntare su Schick, finalmente titolare inamovibile? Il futuro non ci è dato conoscerlo. Possiamo solo dire che Schick si riprenderà, siamo sicuri. D’altronde, anche Dzeko alla prima stagione con la Roma steccò. Il giovane ceco potrebbe avere l’occasione di cui aveva bisogno, nel suo ruolo, ma anche ovviamente con ancora più pressioni da gestire.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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