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Federico Chiesa, classe 1997, è l’ultimo talento più luccicante sfornato dal settore giovanile della Fiorentina. “Figlio d’arte” l’esterno viola si è raccontato ai microfoni della rivista sportiva “Scuola calcio” raccontando così i suoi primi passi mossi nel mondo del calcio: “Ho iniziato a giocare nella Settignanese e sarà una coincidenza ma uno dei momenti più emozionanti di quei primi anni fu un gol che segnai alla Fiorentina. Sì, proprio così alla mia Fiorentina. Quel giorno vincemmo uno a zero ed il mio ultimo nella Settignanese. In verità potevo entrare a far parte del club viola già un anno prima ma mio padre mi consigliò di aspettare ancora una stagione e così feci preferendo crescere e maturare con più tranquillità. Inutile dire che, viste come sono andate le cose, fu un consiglio azzeccato”. Vestire la maglia della Fiorentina è un vero e sogno per lui: “Per me già entrare nel centro sportivo della Fiorentina era qualcosa di speciale, di unico. Figuriamoci indossare e difendere i colori della squadra del cuore. Pensa, per farvi capire, che quel primo completino che indossai alla prima partita lo conservo ancora oggi come se fossi una reliquia”.

Chiesa, papà Enrico come modello

Il giovane attaccante della Fiorentina, poi, ha dovuto subito isolarsi per non ascoltare i ripetuti paragoni con papà Enrico, attaccante del Parma e della Nazionale italiana: “Non mi ha mai pesato, anzi, mi onorava perché papà è stato un grande giocatore, un mito che ho sempre cercato di emulare. Per questo i commenti superficiali e i luoghi comuni sul fatto di essere avvantaggiato perché ero il figlio di un grande campione non mi hanno mai sfiorato”. Cresciuto sotto il mito di suo padre Chiesa ha tanti ricordi legati a lui: “Ne ho tanti e come potrebbe essere diversamente visto che papà ha giocato oltre 500 partite ufficiali segnando quasi 200 reti di cui ben 138 in Serie A? Diciamo comunque che gli anni di Parma sono quelli che ricordo con particolare facilità ed emozione. Capitava che con la mamma lo si andava a vedere e accadeva spesso che dalla tribuna passassi a bordo campo per fare il raccattapalle. Ricordo che una volta, dopo che fece gol, venne ad abbracciarmi come se fossi un suo compagni di squadra”. 

Chiesa, i sacrifici non bastano mai

In questa stagione l’attaccante della Fiorentina ha collezionato già cinque gol e quattro assist vincenti in 23 partite di Serie A, ma gli inizi della sua carriera non sono stati sempre così entusiasmanti: “Con i Giovanissimi giocavo poco. Ricordo che fu dura perché è inevitabile che un bambino voglia sempre giocare e non starsene seduto in panchina. Per la mia crescita comunque fu un passaggio fondamentale e se oggi sono quello che sono è anche grazie a quel momento difficile che ho saputo affrontare e superare. Non ho mai pensato di mollare. I miei genitori mi hanno sempre spronato affinché sostenessi la mia passione ed io che vivevo a ‘pane e calcio’ non mi sono mai dato per vinto. Andavo ad ogni allenamento col sorriso facendo diventare l’allenamento la mia partita. Insomma, dovevo pensare solo a migliorare per farmi trovare pronto se fosse arrivata l’occasione giusta“. Il ritiro a Moena e l’esordio in Serie A contro la Juventus a Torino sono ricordi indelebili nella sua mente: “Che dire…Avvenne tutto rapidamente, così rapidamente che non ebbi nemmeno il tempo di pensare a quello che mi stava succedendo. Ero con la nazionale Under 19 per giocare gli Europei ma la chiamata in prima squadra fu a dir poco emozionante. Avevo 18 anni e di quel giorno ho ricordi che non dimenticherò mai. A cominciare da quando Paulo Sousa, un’ora prima della partita, mi ha preso da parte annunciandomi che avrei giocato titolare”. Infine, il talento viola, iscritto a Scienze motorie, ha svelato di continuare a studiare per inseguire i propri sogni anche fuori dal terreno di gioco: “Ad essere sincero è più dura di quanto pensassi perché il tempo per studiare è davvero poco. Comunque non mi perdo d’animo, in trasferta mi porto sempre dietro i libri e appena posso ne approfitto per portare avanti il programma. Il prossimo esame? Anatomia”.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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