Per qualche anno è stato il fenomeno del calcio rumeno, “l’erede di Hagi”, “il Decano“, ma la stampa in Romania lo chiamava principalmente “Magicianul Stelei” (“Mago della Steaua”), fino a chiamarlo “RonalDica” quando arrivò in pompa magna al Catania. Lui è Nicolae Dică, ed è il protagonista di questa settimana della nostra mirabolante rubrica “Un Uomo Un Perché”. Tanti perché in verità si possono sprecare sul quasi trentatreenne fantasista di Piteşti, a cominciare da per quale motivo non abbia fatto bene nel calcio che conta, visto che la tecnica non gli mancava. Ve lo sveliamo noi: diciamo che inimicarsi l’allenatore non è la mossa migliore per farsi notare in positivo, se poi il mister è uno come Walter Zenga, che è sanguigno e carismatico quanto basta per insultarti davanti ai compagni di squadra…senza dimenticare chi allora comandava il Catania al fianco del focoso presidente Antonino Pulvirenti, ovvero il sergente di ferro Pietro Lo Monaco. Ma andiamo con ordine…
Ne dicono meraviglie Nicolae svolge tutta la trafila del settore giovanile del Dacia Piteşti, entrando nel club a 11 anni e diventando professionista a 18, quando fa il suo ingresso in prima squadra. Con il team oggi fusosi assieme ad un’altra realtà cittadina e diventata CS Mioveni Dică gioca due ottime stagioni, collezionando 50 presenze e 19 gol. In seguito passa ad un’altro team di Piteşti, l’Arges, e qui fa anche meglio: in tre anni sono 89 le presenze e 34 le reti, il calciatore mostra di possedere doti tecniche ed elevato valore di mercato e viene quindi ceduto al più prestigioso club di Romania, la Steaua Bucarest. Con 125 presenze, 54 realizzazioni, due campionati, una coppa ed una supercoppa nazionale diviene la “steaua” (stella) assoluta della squadra, ed in quel periodo conquista anche la maglia gialla del suo paese.
Dică quel che vuole Tutto però cambia con l’approdo in Italia, con il quale anziché migliorare la propria carriera giungono le prime cocenti delusioni. Lo tessera il Catania, e l’inizio non è male con il suo primo gol ufficiale siglato in una gara di Coppa Italia contro il Padova, allora in C1, ci sono poi i numerosi attestati di stima da parte di Zenga in persona. “L’Uomo Ragno” lo aveva già allenato ai tempi della Steaua ed i presupposti per diventare un perno di quel Catania c’erano tutti. Includiamoci anche la partecipazione ad Euro 2008 ed il pregevole biglietto da visita di essere stato nominato terzo miglior giocatore della Champions League 2007 dietro a Kakà e Cristiano Ronaldo ed è fatta. Quel Catania fece bene, ma senza Dică: il Mago era diventato una semplice riserva e questo non gli andava giù, al punto che manifestò il suo disappunto in maniera evidente e quell’annata 2008-2009 terminò così, con sole 3 presenze.
…e in men che non si Dică Appena terminata la stagione il Catania lo presta ai greci dell’Iraklis, ben contento di essersene sbarazzato visto che Dică aveva rifiutato alcune offerte molto vantaggiose soprattutto per gli etnei; questo gli aveva attirato addosso le antipatie tanto di Zenga quanto di Lo Monaco, a Catania per lui non c’era più posto. Prestito in Grecia quindi, e ritorno in un calcio minore e molto più defilato. Dell’esperienza siciliana gli è rimasto lo stupore di essere convocato di nuovo dal ct della Romania Victor Piturca: «Onestamente non mi aspettavo di essere convocato in Nazionale dopo che a Catania non gioco quasi mai». Da qui in poi è un peregrinare continuo, con una sola stagione soddisfacente, al Cluj nel 2010, dove vince campionato e Coppa di Romania. Per il resto tra Iraklis, Manisaspor subito dopo che il Cluj non poté riscattarlo, Mioveni nel 2011 e Vitorul Costanta dove attualmente gioca c’è stato e c’è ben poco da sorridere. Poche presenze, pochi gol…e se qualcuno è in grado, Dica il contrario…