E’ difficile definire l’identità di Ioan Ovidiu Sabău da calciatore: atleta incompiuto, sopravvalutato o vero e proprio bidone? A vedere i numeri non sembrerebbe un giocatore malvagio, con le sue 106 presenze ed i cinque campionati giocati col Brescia, inframezzati da una stagione in prestito alla Reggiana, nell’ultima apparizione degli emiliani in Serie A. Il rumeno, nato a Câmpia Turzii il 12 febbraio 1968, mosse i primi passi nel mondo del calcio con l’Universitatea Cluj e subito dopo con l’ASA Târgu Mureș, prima di compiere il grande salto con la Dinamo Bucarest, una delle formazioni più titolate del suo paese. A soli 20 anni prova anche la sua prima esperienza all’estero, emigrando nei Paesi Bassi al Feyenoord, dove resta per un biennio alzando al cielo una Super Coppa d’Olanda e due coppe nazionali.
SANTO SANTO SANTO Forte della presenza sulla panchina bresciana del suo connazionale, in procinto di diventare santone, Mircea Lucescu, Ioan approda poi in Italia, in quella che era l’epoca d’oro della Serie A, l’eldorado di tutti i calciatori…nei primi anni ’90 nel campionato italiano sono passati i migliori calciatori del mondo…e certamente anche i peggiori, come non citare i vari Turkylmaz e Raducioiu,che hanno avuto come comun denomitare proprio il Brescia…ed anche nei suoi anni in Italia il buon Sabau ha dovuto convivere con dei tipi mica da ridere come ad esempio il difensore giramondo Marco Rossi, esperienze in Serie A alla Sampdoria ed al Piacenza oltre che in Messico e Germania, poi un giovane Paolo Negro, un Massimo Paganin alle prime armi…con le rondinelle c’erano pure il mostro sacro Gheorghe Hagi ed il più misconosciuto Dorin Mateuţ, oltre che lo stesso Raducioiu, tutti suoi compaesani. Eppure quel Brescia vinse il torneo anglo-italiano nel 1992-93, una competizione che al pari della Mitropa Cup suscita ammirazione e nostalgia in quelli che ancora se ne ricordano.
L’ASCESA! Sabau giocò al Rigamonti per ben 5 anni, intramezzati dal prestito poco proficuo alla Reggiana, con la società granata che retrocesse malamente al termine della stagione ’96-97…d’altronde con loschi figuri come Dietmar Beiersdorfer, Josè Adolfo Valencia, un Georges Grun alle ultime cartucce ed un Sandrone Tovalieri che da cobra era diventato biscia, cos’altro ci si poteva aspettare? E allora nel 1998 Sabau se ne tornò in Romania, dopo aver vissuto la sua seconda, fugace, esperienza bresciana. Andò al Rapid Bucarest, ed i suoi vecchi tifosi della Dinamo quasi misero a ferro e fuoco la capitale. E se vogliamo Sabau farà poi di peggio, finendo col sedersi sulla panchina del Rapid, nel 2012. Una volta appese le scarpette al chiodo il buon Ioan, che da calciatore fu prima un centrocampista incursore e poi un mediano lento ma dalla buona visione di gioco, intraprese infatti la carriera da allenatore, un must per molti che decidono di farla finita con l’attività agonistica. Il suo palmares finora è molto, molto modesto, per non dire nullo: in dieci anni non ha conseguito successi cambiando sei squadre, in compenso si è molto parlato di lui quando ha annunciato di essere diventato un testimone di Geova, che è forse il suo successo più grande da quando ha lasciato l’Italia…anche se finire sulla copertina di Fifa garantisce imperituro rispetto…