Pisa, una nobile del calcio italiano. La sua storia nel segno di Romeo Anconetani

nobili decadute

Ci sono squadre che hanno incantato. Storie nelle storie. Favole, imprese, record che non portano la firma delle solite note. Squadre di provincia capaci di far sognare intere città e, spesso, intere regioni. Questa rubrica si propone di effettuare un tuffo all’indietro nel tempo, ripercorrendo la storia di società dal glorioso passato piombate ora nell’anonimato e invischiate nelle categorie inferiori. In questo spazio vi mostreremo che fine hanno fatto, sperando che i mitici anni 80/90 del mondo del calcio vi sembrino, dopo averci letto, meno lontani.

Nel numero odierno della nostra rubrica ci occupiamo di una squadra che, nei magici anni Ottanta, fece parlare di sé in tutt’Italia, disputando, tra una sfida con il Livorno e l’altra, 7 stagioni in Serie A e vincendo anche due Coppe Mitropa. Una società legata indissolubilmente al nome di Romeo Anconetani, figura storica di un’Italia “pallonara” totalmente diversa da quella attuale, in cui non era la “moneta” ma l’acume a farla da padrone. Lo avrete intuito, in questo pezzo si parla del Pisa.

pisa

ORIGINI – Non poteva che risalire ad una partita con una squadra di Livorno la prima gara “ufficiale” della Società Sportiva Etruria, prima storica compagine della città di Pisa. Era il lontano 1908 e, sul campo della livornese Libertas, i pisani vennero battuti con un netto 5-0. Fu solo il primo capitolo di una sfida tra le più accese d’Italia, ancor oggi estremamente sentita. Le cose, comunque, migliorarono a vista d’occhio, tanto che la società  tra il 1914 e il 1921 conquistò cinque titoli di Toscana consecutivi, grazie soprattutto al lavoro dell’ex capitano della nazionale ungherese József Ging, ingaggiato dal Pisa S.C. come allenatore (memorabile la partita del 1919 all’Arena Garibaldi in cui il Pisa superò il favorito Livorno per 3-0 aggiudicandosi così l’ennesima Coppa Toscana). Il duello fra le squadre delle due città distanti 28 minuti di cronometro continuò e, il 3 luglio 1921 a Bologna, il Pisa superò gli amaranto nella storica sfida di Bologna accedendo alla finalissima per il titolo italiano contro la fortissima Pro Vercelli che ebbe la meglio per 2-1. Si racconta, però, che la prestazione dei nerazzurri fu condizionata dai troppi festeggiamenti per il successo sul Livorno che portarono diversi giocatori a giocatore in condizioni, per così dire, “approssimative”.

Ging con i suoi ragazzi nel 1921. In quell'annata il Pisa sfiorò lo scudetto
Ging con i suoi ragazzi nel 1921. In quell’annata il Pisa sfiorò lo scudetto

Anche con l’istituzione della Prima Divisione la squadra guidata da Ging ottenne ottimi risultati, sfiorando in diverse occasioni la vittoria del girone. Nel campionato 1925-26, in seguito all’abbandono dell’allenatore Ging e a diverse cessioni, la squadra retrocesse per la prima volta in  Serie B, per poi retrocedere nuovamente, tre anni dopo, nella neonata Serie C. Dopo alcune stagioni poco soddisfacenti, nel 1933-34 la dirigenza mise al timone della squadra un altro ungherese, György Orth, che riportò la squadra in B dopo gli spareggi di Roma. Dopo una decina di stagioni senza infamia né lode, dal 1943 al 1946, l’attività agonistica a Pisa e in tutto il paese si interruppe a causa della seconda guerra mondiale.

IL DOPOGUERRA – In seguito a qualche sfortunata annata senza successi (su tutte la stagione 1947-48 in cui la squadra arrivò seconda, ad un punto dal Palermo), i nerazzurri ebbero un netto calo che li portò ad una tripla retrocessione in Promozione, l’attuale serie D, fino al 2 giugno 1957, quando nell’ultima giornata di campionato, il Pisa secondo in classifica affrontò il Grosseto capolista. Un gol di Ricoveri permise ai neroazzurri di imporsi per 1 a 0 e di conquistare quindi il  ritorno in IV Serie. Anche nell’anno successivo il Pisa S.C. si impose, riconquistando la Serie C.

La coppia gol della stagione 1964-65: Cosma-Cervetto. Entrambi capocannonieri del raggruppamento di Serie C.
La coppia gol della stagione 1964-65: Cosma-Cervetto. Entrambi capocannonieri del raggruppamento di Serie C.

LA PRIMA VOLTA IN A – Nella stagione 1963-64 fu eletto presidente Giuseppe Donati che rifondò completamente la struttura della squadra pisana, reduce da qualche buon anno in C, affidandola a Umberto Pinardi. Nella stagione successiva (1964-65) il Pisa, trascinato dai gol di Cervetto e Cosma, vinse il campionato con un punto sull’Arezzo e due sulla Ternana e tornò dunque in Serie B. Dopo due sofferti campionati, nella stagione 1967/68 la squadra della città della torre conquistò la sua prima, storica, promozione in Serie A. Nonostante la cessione di diversi pezzi pregiati (Mascetti e De Min su tutti), il Pisa, trascinato dai 14 centri di Giampaolo Piaceri e ben guidato dal cesenate Renato Lucchi, sorprese tutti e, al termine dell’ultima sofferta giornata in cui la squadra osservò il turno di riposo, poté festeggiare la promozione nella massima serie nazionale. Migliaia di pisani si raccolsero in città per ascoltare il finale di un tiratissimo Perugia-Bari, il cui pareggio (1-1) sancì la promozione.

Il Pisa, però, riuscì a rimanere in Serie A soltanto un anno. La squadra, non particolarmente rinnovata, non evitò la retrocessione. Alcuni buoni risultati come i pareggi interni con Inter e Juventus non bastarono e il Pisa tornò nella serie cadetta. Dopo soli due anni dalla retrocessione in B, il Pisa ebbe diverse difficoltà economiche, cosicché la società fu obbligata a vendere i pezzi migliori, retrocedendo in Serie C. Le poche disponibilità economiche resero gli anni di C molto difficili. L’unica annata discreta fu quella del 1973-74, con la squadra che conquistò un buon 6º posto e lanciò alcuni buoni giocatori: su tutti Marco Tardelli, successivamente venduto al Como per un centinaio di milioni. Dopo ulteriori campionati piuttosto anonimi e pieni di difficoltà, il Presidente Rota mise la società sul mercato.

anconetani
Romeo Anconetani era solito cospargere il campo di sale per scaramanzia.

GLI ANNI DI ROMEO – Il 1978  fu un’annata storica in quanto la società venne acquistata da colui che diverrà un’icona degli anni’80 calcistici: Romeo Anconetani, o più semplicemente Romeo. Celebre per aver inventato la figura del procuratore, facendo da mediatore nelle finestre di calciomercato, Anconetani, con grandi proclami, promise sin da subito la serie B. Molti sostenitori erano convinti che il nuovo presidente fosse solo un “parolaio”, ma vennero immediatamente smentiti dai fatti. Nonostante i tre cambi d’allenatore, il Pisa si rese protagonista di un campionato di vertice, con diversi successi nei derby (storico fu quello per 1-0 nel solito derby contro il Livorno, ultima vittoria esterna del Pisa contro gli amaranto) e il primo posto a pari merito con il Matera che fu una naturale conseguenza. Oltre al posto, il Pisa condivise con i lucani anche la promozione in serie B. Da “parolaio” , dunque, Romeo divenne l’idolo di un’intera città e, nella stagione successiva, si guadagnò l’appello di ammazza-allenatori: iniziò il confermato Meciani, sostituito poi da Sergio Carpanesi e da Beppe Chiappella che portò la squadra al 14º posto.Dopo il buon settimo posto della stagione 1980-81 (in cui i pisani vinsero anche a San Siro contro il Milan), in quella successiva fu ingaggiato il giovane allenatore Aldo Agroppi per tentare l’assalto alla Serie A. La squadra volò per tutto il campionato dimostrandosi quasi imbattibile, perdendo solo 3 volte in 38 partite e presentandosi a Pistoia per l’ultima trasferta, il 6 giugno 1982, con migliaia di tifosi. Grazie allo 0-0 finale, al Pisa bastò un solo punto, una settimana dopo contro la Reggiana, per tornare in Serie A. La partita contro gli emiliani (cui bastava un punto per ottenere la matematica salvezza) finì, ovviamente, in festa (0-0): Anconetani ancora una volta aveva visto giusto e la squadra riconquistò la Serie A il 13 giugno 1982 dopo 13 anni di attesa.

La formazione del Pisa di Romeo Anconetani che conquistò la promozione in A al termine della stagione 1981-82.
La formazione del Pisa di Romeo Anconetani che conquistò la promozione in A al termine della stagione 1981-82.
Sclosa alza la Coppa Mitropa con Anconetani.
Sclosa alza la Coppa Mitropa con Anconetani.

Dal 1982 al 1991 il Pisa di Anconetani disputò 6 campionati di Serie A alternati a 3 promozioni dalla Serie B. Il miglior campionato fu proprio quello d’esordio, con il Pisa che chiuse all’11esimo posto, issandosi anche al vertice della classifica dopo aver battuto la Sampdoria nella 4/a giornata. Purtroppo il Pisa non si ripeté la stagione successiva. perdendo la storica trasferta contro il Milan, nella quale raggiunsero lo stadio di San Siro ben 10.000 tifosi pisani con 5 treni speciali e 30 pullman, per 2-1 con reti di Antonio Criscimanni, Oscar Damiani e Luther Loide Blissett (quest’ultimo autore giusto al Pisa dei suoi unici due gol stagionali e per questo ribattezzato il quinto moro) e per il Pisa fu di nuovo Serie B. Anconetani non si perse d’animo e creò immediatamente una squadra d’alto livello che, sotto la regia di Gigi Simoni, vinse il campionato cadetto del 1984-85 insieme al Lecce grazie soprattutto all’attacco dei “tre moschettieri” (Kieft, Berggreen, Baldieri). Seguì un solo anno di Serie A (1985-86), in cui il Pisa, allenato da Vincenzo Guerini, ebbe un clamoroso calo nel finale che riportò la squadra in B nonostante un grande gioco, un ottimo organico (Colantuono, Progna, Baldieri, Berggreen) e due storiche vittorie con Inter e Napoli (per quest’ultima sfida, Mannini verrà soprannominato Dea Kalì per i suoi fenomenali interventi). La stessa stagione, comunque, rimarrà nella storia perché il Pisa conquistò la sua prima Coppa Mitropa: nel novembre del 1985, all’Arena Garibaldi i neroazzurri sconfissero gli ungheresi del Debreceni VSC per 2-0 con reti di Wim Kieft e Stefano Colantuono, aggiudicandosi il trofeo. Nella stagione 1986-87 la squadra fu di nuovo affidata a Simoni, un idolo della tifoseria, che riuscì nell’impresa di riportare i toscani in A in una giornata che entrò nella storia della società: la trasferta di Cremona. I neroazzurri dovevano necessariamente vincere per scavalcare i grigiorossi in classifica e conquistare così la promozione. I 6.000 tifosi al seguito esplosero al gol del 2-0 di Piovanelli, come vediamo:

Il successivo campionato di Serie A (1987-88) si concluse con una bella salvezza conquistata dal gruppo guidato dal tecnico Giuseppe Materazzi, in un stagione sarà ricordata per il goal che Carlos Dunga (capitano del Brasile ai Mondiali di Francia ’98) segnò contro l’Inter (2-1 il finale per la squadra di Anconetani) e per il secondo successo in Coppa Mitropa (3-0 in finale agli ungheresi del Vàci Izzó). 

 

Nella stagione 1988-89 la squadra non riuscì a ripetersi, raggiungedo la semifinale di Coppa Italia ma disputando la sua peggior stagione in A, culminata con la retrocessione in B. Il Pisa però riconquistò subito la Serie A, anche se il campionato successivo (1990-91) fu l’ultimo torneo disputato nella massima serie dalla formazione pisana. Alla guida della squadra fu chiamato il tecnico rumeno Mircea Lucescu (poi sostituito da Luca Giannini), al quale non bastò la vena realizzativa della coppia-goal formata da Michele Padovano e Lamberto Piovanelli (19 reti realizzate delle 34 totali) e l’esordio in Italia degli argentini Simeone e Chamot per guadagnare la permanenza nel massimo campionato. Dopo due deludenti campionati in Serie B (nonostante la presenza di elementi di spessore come Christian Vieri, Marco Ferrantee Roberto Muzzi), nel 1993-94 il club retrocesse perdendo ai rigori lo spareggio contro l’Acireale (ai calci di rigore). Questa sconfitta determinò la fine del Pisa Sporting Club: Romeo Anconetani non riuscì a far fronte al deficit finanziario e così la squadra non venne ammessa al campionato.

LA NASCITA DEL PISA CALCIO – A Pisa si tornò a parlare nuovamente di calcio quando il gruppo composto da Roberto Posarelli, Enrico Gerbi e Bruno Meliani fondò il Pisa Calcio 1995 che, per le garanzie offerte dalla società, fu ripescato nell’agosto 1995 nel Campionato Nazionale Dilettanti. Sotto la guida di Luciano Filippi, prima, e Francesco D’Arrigo, poi, la squadra effettuò un doppio salto, ritornando in C1. Nella stagione successiva (1999-00) il Pisa conquistò la Coppa Italia di Serie C ma venne sconfitta ai Play-off promozione dal Brescello che, grazie al gol di Massimiliano Vieri all’ultimo minuto della gara di ritorno, eliminò i nerazzurri. Dopo due campionati abbastanza anonimi, la società venne acquistata da Maurizio Mian, il quale, nonostante un grande dispendio economico, non riuscì ad ottenere la promozione, andandoci vicino nella stagione 2002-03, quando la squadra, allenata da Giovanni Simonelli, perse ai supplementari la finale di ritorno dei play-off contro l’AlbinoLeffe. Il 1º luglio 2005 Mian passò la mano al nuovo proprietario Leonardo Covarelli, imprenditore perugino, il quale, nella prima stagione, non ottenne i risultati sperati, riuscendo a mantenere la categoria solo dopo i Play-out contro la Massese. Nella stagione successiva (2006-07), la società si affidò ad un allenatore esperto come Piero Braglia che condusse la squadra alla promozione in B dopo i play-off contro il Monza, tornando in B (ancora) dopo 13 anni.

 

 

Un giovane Alessio Cerci con la maglia del Pisa.
Un giovane Alessio Cerci con la maglia del Pisa.

LA B CON VENTURA – Nella stagione 2007-08 la società ingaggiò l’allenatore Giampiero Ventura che, grazie alla super annata di José Ignacio Castillo e, soprattutto, di Alessio Cerci, chiuse al sesto posto, raggiungendo i play-off per la Serie A, persi contro il Lecce. Il 18 giugno 2008, esattamente un anno dopo la storica promozione in Serie B ed esattamente dopo tre anni dal suo insediamento alla presidenza della società toscana il presidente Leonardo Covarelli acquistò il Perugia Calcio (squadra della sua città di origine), cedendo il pacchetto azionario della società nerazzurra all’imprenditore romano Luca Pomponi. Per la stagione calcistica 2008-09 la squadra del confermato Giampiero Ventura partì con l’obiettivo play-off ma, in seguito ai cattivi risultati consecutivi, il tecnico ora al Torino venne sostituito da Bruno Giordano che non riuscì a risollevare la baracca (anzi..). Al termine della stagione il Pisa retrocesse amaramente in Lega Pro, nonostante non fosse mai stato in zona retrocessione durante il campionato. Dopo pochi giorni da questo amaro epilogo il presidente Luca Pomponi annunciò di non ritenersi in grado di affrontare il prossimo campionato e, il 9 luglio 2009, la Covisoc escluse il Pisa dal campionato di Lega Pro Prima Divisione.

L’AC PISA 1909 – Grazie all’intervento del sindaco di Pisa Marco Filippeschi, il 23 luglio 2009 nacque una nuova società, l’ AC Pisa 1909, acquistata poi ad agosto dal gruppo Battini-Aringhieri-Camilli. Il 18 aprile 2010 la squadra conquistò con largo anticipo la promozione in Lega Pro Seconda Divisione, segnando il rientro della città nel calcio professionistico dopo 9 mesi e, il 4 agosto 2010, la squadra venne ripescata in Prima Divisione insieme a Gela, Nocerina, Bassano, Paganese, Pavia, Siracusa e Barletta. Dopo un 10° posto e un 7° posto, nella stagione 2012-2013 la squadra, guidata da Dino Pagliari, subentrato ad Alessandro Pane, ha conquistato i play-off. Dopo aver eliminato il Perugia in una semifinale vietata ai deboli di cuore, in finale, contro il Latina, i toscani pagarono il peggior piazzamento in classifica venendo sconfitti dai pontini. Nell’annata in corso, dopo la sconfitta contro il Viareggio, Pagliari è stato sostituito da Ciccio Cozza, il quale ha il compito di sferrare l’assalto alla Serie B in una stagione in cui i play-off si disputano dalla seconda alla nona classificata.

Ciccio Cozza, da dicembre nuovo allenatore del Pisa.
Ciccio Cozza, da dicembre nuovo allenatore del Pisa.

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