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Tommy Moe

Anche lo sci come il calcio e le altre discipline sportive ha i suoi casi di meteore ed atleti dediti all’autodistruzione, che poi a volte sanno risollevarsi e riscattare il proprio buon nome. Celebriamo l’apertura dei Giochi Olimpici di Sochi 2014 parlando quindi di uno dei migliori esempi di tutto ciò: Tommy Moe. Ex discesista, Tommy Moe è nato il 17 febbraio 1970 a Missoula, in Montana, ed il suo nome è famoso per aver conseguito l’oro nella discesa libera alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer del 1994.

TUTTO IN FUMO – Di origine norvegese, Tommy non poteva in un certo senso non dedicarsi a qualcosa che ricordasse il Paese natale della sua famiglia, decidendo per cui di darsi alle nevi già da piccolo. Del resto Missoula si trova nello sperduto Nord-Ovest degli Stati Uniti, sulle Montagne Rocciose, il luogo ideale per inforcare gli sci, specialmente se tuo padre lavora nel soccorso alpino locale. A soli 3 anni il nostro comincia a prendere confidenza con questo sport diventando ben presto una promessa ed un volto noto in tutto il Montana e nel vicino Idhao. Ma a 13 anni Tommy Moe vanifica tutto facendosi trovare a fumare della marijuana come niente fosse nel bel mezzo di una competizione.

IL RITORNO – Da lì segue un esilio forzato in Alaska, al seguito del padre che ivi si era trasferito per motivi di lavoro. Dopo una presa di coscienza comincia un periodo di durissimi allenamenti nel freddo polare, nel deserto innevato e nei ghiacci dell’estremo nord dell’America. Nel 1989 ritorna in paradiso entrando a far parte della Nazionale americana di sci alpino, debuttando nelle gare di Coppa del Mondo anche se con men che modesti risultati. Tommy Moe è il classico esempio dell’arcinoto motivo: “E’ bravo ma può dare di più”. Eppure molto presto giungerà una svolta che lo renderà famoso negli annali dello sci mondiale.

 

EROE – Il 13 febbraio 1994 alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer, in Norvegia, sulla difficile pista di Kvitfjell, Tommy Moe si trova a gareggiare senza alcun pronostico favorevole in una bella mattina di sole congelata però dalla temperatura bassissima su una pista ghiacciata. Il celebre Kjetil Andrè Aamodt, idolo di casa e vincitore in carriera di numerosi trofei fino al 2006, anno del suo ritiro, fa la sua gara staccando tutti ed effettuando una discesa perfetta. La medaglia d’oro della discesa libera è sua, pensano ormai tutti, dopo aver già vinto l’argento in combinata ed il bronzo nel supergigante. Subito dopo tocca a Tommy…ed alla fine il miglior tempo sarà il suo! Tommy Moe vince la medaglia d’oro nel più inaspettato dei modi, davanti agli occhi della First Lady Hilary Clinton per giunta. Quattro giorni dopo ecco poi l’argento nel supergigante, cosa che fa di lui il primo sciatore americano a vincere due medaglie nella stessa edizione olimpica. Gli Stati Uniti sono ai suoi piedi.

DESTINO CRUDELE – Il suo ottimo momento continua in Coppa del Mondo sempre nel 1994, ma la sfortuna non tarda ad arrivare, proprio un anno dopo, proprio sulla pista norvegese di Kvitfjell, dove Tommy Moe si infortuna gravemente al ginocchio in seguito ad una rovinosa caduta dalla quale non si riprenderà mai più. Il ragazzo annuncerà poi il ritiro nel 1998 a soli 28 anni. La sua seconda rinascita viene ostacolata dalla malasorte, dopo che lui aveva fatto crollare tutto con i suoi errori giovanili sapendo però rialzarsi. Se non altro resta il grande onore di fare parte della Hall of Fame Mondiale di Sci alpino. Dopo aver vinto la Nor-Am Cup nel 1990, l’oro e l’argento a Lillehammer 1994, un altro oro ed un argento ai Mondiali Juniores in supergigante ad Aleyska ’89 ed in discesa libera a Hemsedal ’87 ed essere diventato campione statunitense di discesa libera e supergigante nel 1997, per Tommy Moe è cominciata successivamente una nuova vita a fianco di Megan Gerety, anche lei sciatrice di buon livello. Oggi Tommy gestisce un importante impianto sciistico in Alaska e per lavoro si sposa spesso anche in Wyoming. E, come Steven Bradbury del quale presto parleremo, è finito tra i grandi per aver vinto la gara più importante della sua vita.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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