Monza, cento anni senza Serie A e lo spettro di un altro fallimento

nobili decadute

 

Ci sono squadre che hanno incantato. Storie nelle storie. Favole, imprese, record che non portano la firma delle solite note. Squadre di provincia capaci di far sognare intere città e, spesso, intere regioni. Questa rubrica si propone di effettuare un tuffo all’indietro nel tempo, ripercorrendo la storia di società dal glorioso passato piombate ora nell’anonimato e invischiate nelle categorie inferiori. In questo spazio vi mostreremo che fine hanno fatto, sperando che i mitici anni 80/90 del mondo del calcio vi sembrino, dopo averci letto, meno lontani.

Oltre cento anni di storia e una maledizione. Fondato nel lontano 1 settembre 1912, il Monza vive un periodo estremamente difficile dal punto di vista sportivo (la squadra annaspa nei bassifondi del girone A di Lega Pro) e soprattutto economico, con un via-vai di scellerati presidenti e un fallimento dietro l’angolo. Il presente pieno di ombre (ed un futuro che si preannuncia nero), non cancella comunque un passato di assoluto livello. Il club brianzolo, infatti, è stato a lungo nel calcio che conta, partecipando a ben 38 campionati di Serie B senza ottenere mai la promozione in A, conquistando ben 4 Coppe Italia di C (record italiano) e lanciando tante giovani promesse. Nel numero odierno della nostra rubrica vi raccontiamo la storia del Monza, sperando di addolcire i tifosi brianzoli alle prese con gestioni societarie a dir poco scellerate.

 

monza

Il Monza Fbc nasce 102 anni fa, precisamente il 1° Settembre 1912, dalla fusione di due società cittadine (la Pro Monza e la Pro Italia) e stabilisce la sua prima sede presso la pasticceria “Caffè Roma” situata nella piazza omonima. La prima manifestazione ufficiale che vede coinvolti i lombardi è la Coppa Colli e il Monza (in maglia biancoceleste nei suoi primi anni di vita) se l’aggiudica superando il Saronno in finale. A partire dalla stagione 1928/29, quindici anni dopo il cambio di denominazione in A.C. Monza, vengono adottati gli attuali colori sociali: il bianco e il rosso.

Gigi Radice, tecnico del Monza a più riprese.
Gigi Radice, tecnico del Monza a più riprese.

CONQUISTA DELLA B- Il 4 giugno 1951 i brianzoli conquistano la loro prima storica promozione in B, categoria in cui rimangono per 15 anni di fila alternando stagioni esaltanti ad altre più sofferte. Immediatamente dopo la difficile stagione 1954/55, scoppia la crisi dirigenziale risolta dall’intervento del dottor Claudio Sada (cui verrà intitolato il vecchio San Gregorio, stadio della prima squadra sino al 1988), titolare dell’industria alimentare Simmenthal. Per dieci anni il marchio viene abbinato ai colori biancorossi e genera ottimi risultati, tra i migliori nella storia del club brianzolo, più volte vicino alla promozione in Serie A. In seguito alla retrocessione del 1966, la società ringiovanisce la squadra che torna immediatamente in B dopo aver vinto lo spareggio di Bergamo contro il Como. Dopo qualche buon campionato, nella stagione 1969/70 il Monza di Gigi Radice sfiora la serie A, ma la sconfitta di Varese alla penultima compromette una stagione comunque esaltante.

LA MALEDIZIONE DI POZZETTO- Dalla stagione 1972/73 l’affermato industriale Giovanni Cappelletti rileva la società con l’intenzione di lanciarla nel grande calcio. L’avventura non inizia nel migliore dei modi e il Monza, dopo la sconfitta per 3 a 1 all’ultima giornata sul campo del Bari, retrocede clamorosamente in C1. L’annata no non frena gli intenti di Cappelletti che rilancia, conquistando per due volte di fila la Coppa Italia di Serie C, oltre che la Coppa Anglo-Italiana (battendo in finale il Wimbledon) nella stagione del trionfale ritorno in B (1975/76). Dal campionato successivo in poi la società biancorossa vive una lunga serie di delusioni sportive, sfiorando più volte la promozione in massima divisione senza mai raggiungerla. La prima illusione si ha nella stagione del ritorno in B, in cui il Monza dimostra ben presto di non voler recitare il ruolo della matricola intenta solo a salvarsi, ma diventa ben presto una delle protagoniste, non riuscendo a centrare gli spareggi promozione solo a causa della sconfitta di Modena a fine stagione. Stesso copione l’anno seguente (con la sconfitta nella decisiva gara di Pistoia), mentre nell’annata 1978/79 solo un incredibile “harakiri” nella gara interna contro il già salvo Lecce (0-1) alla penultima impedisce al Monza la promozione diretta in A. Il Pescara, spacciato fino a poche domeniche prima, aggancia i brianzoli al terzo posto e li sfida nello spareggio sul neutro di Bologna del 1° luglio 1979. Al “Dall’Ara” la partita se l’aggiudicano gli abruzzesi, trascinati da oltre trentamila tifosi a dispetto degli appena tremila monzesi.

Nel film “Agenzia Riccardo Finzi …praticamente detective”, girato poco dopo lo spareggio di Bologna, Renato Pozzetto interpreta un improbabile detective privato che ammette di essere tifoso del Monza e si dice certo che “non saliremo mai in serie A”. Una profezia maledetta, che i tifosi biancorossi hanno poi tramutato in coro e che è diventata il titolo dell’almanacco celebrativo dei cento anni dei brianzoli. 

L’anno dopo, nell’ultima stagione di Cappelletti al timone della società, la squadra sfiora per l’ennesima volta la promozione in A, ma nemmeno i gol della giovane coppia Monelli-Massaro (ribattezzati M&M) riescono a trascinare i biancorossi oltre il quinto posto a tre punti dal trionfo.

La coppia d'attacco del Monza edizione 1988/89. Niente male eh?
La coppia d’attacco del Monza edizione 1988/89. Niente male, eh?

L’ERA GIAMBELLI E IL BRIANTEO- Nella stagione 1980/81 la società viene rilevata da Valentino Giambelli che comincia malissimo, con l’immediata retrocessione in Serie C. Dopo appena un anno il Monza torna tra i cadetti, categoria in cui la squadra rimane per altre tre sofferte stagioni prima di precipitare nuovamente in terza serie. Nell’annata 1986/87 la rosa viene ringiovanita e vengono lanciati diversi giocatori del settore giovanile (vero fiore all’occhiello della società monzese) che si riveleranno dei campioni, Alessandro Costacurta, Francesco Antonioli e Pierluigi Casiraghi su tutti. La trionfale stagione 87/88 si conclude con la promozione in B e il terzo successo in Coppa Italia di C, grazie al successo in finale contro il Palermo nell’ultima gara ufficiale disputata nel vecchio “Sada”. L’anno successivo, infatti, il Monza si trasferisce nel nuovissimo stadio Brianteo, inaugurato il 28 agosto 1988 davanti a oltre diecimila tifosi nella sfida di Coppa Italia contro la Roma, vinta 2-1 dai locali. Dopo una sofferta salvezza nella stagione del ritorno in B,  il 7 Giugno 1990 i lombardi (tra le cui fila figura anche Gigi Di Biagio) perdono lo spareggio contro il Messina disputato a Pescara e scendono nuovamente di categoria. Il quarto successo nella Coppa Italia di C (sempre contro il Palermo) fa da preludio al ritorno in B. Il 31 Maggio 1992 il Monza di Trainini pareggia al “Brianteo” contro il Chievo Verona grazie al gol di “Spadino” Robbiati e ritorna in cadetteria.

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Patrice Evra con la maglia del Monza. Con i brianzoli disputò appena 3 partite in Serie B nella stagione 1999/2000.
Patrice Evra in maglia biancorossa. Con i brianzoli disputò appena 3 partite in Serie B nella stagione 1999/2000.

L’ascensore-Monza scende nuovamente al piano di sotto appena due anni dopo, chiudendo la stagione 93/94 all’ultimo posto. Nel 1997 Giambelli stringe l’ormai storico accordo di collaborazione con il Milan che trasforma i brianzoli in una società satellite dei rossoneri. In campo, nel frattempo, la squadra guidata da Radice vola e torna in B vincendo i play-off alle spese del Carpi. Di lì in poi il Monza riesce a rimanere in B per quattro stagioni, nelle quali si mettono in evidenza diversi giocatori come Abbiati, Smoje, Brncic e Topic.

ADDIO GIAMBELLI: L’INIZIO DELLA FINE- Nel 1999, dopo 19 anni di presidenza, Valentino Giambelli lascia il Monza tra le critiche per il suo legame con Galliani. È l’inizio della fine: nel giro di cinque anni la società cambia altre due proprietà ed entra in crisi, retrocedendo in C1 e subito dopo il C2, al termine del campionato 2001/2002. La disastrosa conduzione societaria di D’Evant e Atzeni rappresenta il punto più basso della storia del Monza, con il centro d’allenamento sequestrato, il “Brianteo” senz’acqua e gas e la squadra che disputa le partite casalinghe a Sesto San Giovanni. Il 18 marzo del 2004, dopo quasi cent’anni di storia, il Monza viene dichiarato fallito. La società va all’asta ripulita dei debiti e viene acquistata alla terza convocazione, in tempo per iscriversi al campionato di C2, da Gian Battista Begnini che cambia il nome in A.C. Monza Brianza 1912. Al primo tentativo la nuova società ottiene un ripescaggio in C1 grazie ad un’impeccabile gestione finanziaria e nei due anni successivi, con Sonzogni alla guida tecnica, sfiora la nuova promozione in B perdendo due finali play-off contro Genoa e Pisa. A queste seguono due annate insoddisfacenti e Begnini, insofferente per il clima di continua contestazione creatosi attorno alla società, mette in vendita il club.

 

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Seedorf se la ride. Non si può dire lo stesso dei tifosi del Monza.

SERIE DI BLUFF- Dopo una lunga e complicata trattativa, la società passa alla holding PaSport srl con a capo Stefano Salaroli e Clarence Seedorf: il binomio non dura molto, il club si spacca ben presto (si dimettono diversi membri del CdA) e la squadra precipita in Seconda Divisione nell’anno del centenario. La società, piena di debiti, nel maggio del 2013 viene così rilevata dall’istrionico costruttore angolobrasiliano Anthony Armstrong Emery, patron della EcoHouse. Il nuovo presidente, in conferenza stampa, si dice pronto ad investire “unopuntoquattro” miliardi di euro e comincia a vaneggiare, immaginando la costruzione di un nuovo mega-stadio e la conquista della Serie A in pochi anni. Armstrong Emery prova ad ingaggiare Zeman ma alla fine ripiega su Fulvio Pea e in estate costruisce una squadra che “deve vincere il campionato con dieci punti di vantaggio”, presentata in diretta televisiva a spese di Sportitalia. Peccato per i tifosi del Monza che sia tutto un bluff: Armstrong si dà alla latitanza a Dubai, i fornitori non vedono un soldo, i giocatori nemmeno e mettono in mora la società. Nel dicembre 2014 ecco arrivare Dennis Bingham (amministratore di una società di trasporti in Oman), spalleggiato da Morris Pagniello (dell’Accademia Giss per giovani talenti) e Abel Balbo (ex giocatore della Roma), che rileva la società in cambio di un (uno!) euro. Viene annunciato il risanamento della situazione societaria, il saldo dei debiti e il pagamento degli stipendi, ma dopo appena un mese Bingham vende (per 30mila euro ed una Smart) a Piero Montaquila che acquista per conto di Paolo Di Stanislao (volto già tristemente noto nel mondo del calcio). Proprio oggi il nuovo proprietario si è presentato promettendo un “progetto serio” e elogiando il socio di maggioranza “un iraniano di ricchissima famiglia”. Nel frattempo la squadra, decimata e ricca di calciatori che nemmeno si conoscono, prova a raggiungere la salvezza in Lega Pro in attesa di un fallimento (il Tribunale fallimentare prenderà una decisione il prossimo 26 maggio) che non sorprenderebbe nessuno. Povero Monza.

Lorenzo Palmieri

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