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Rustu

Può un portiere essere considerato una leggenda anche dopo aver fallito al Barcellona? Si, se il nome di questo portiere è Rustu Recber.

Abbiamo già discusso del ruolo del portiere e del fascino che ne comporta svariate volte: anche in questa rubrica, dopo esserci occupati della storia di Renè Higuita, l’esplorazione del mondo degli estremi difensori più influenti del passato sembrava essere stata ultimata. Un errore credere di aver terminato questo percorso, poiché è davvero impossibile dimenticare una figura fondamentale nel ruolo come Rustu Recber: portabandiera dei sogni di una nazione, capopopolo di una grinta per molti ormai svanita, Rustu è un personaggio che rimane costantemente in bilico tra un’aura di leggenda e una sensazione di incompletezza per via del fallimento nell’unica, grande occasione con un top club. Il vero nostalgico, però, lo ricorda giustamente con affetto immortale: un grande re che, in Catalogna, ha solo avuto la sfortuna di governare al momento sbagliato.

IO SONO LEGGENDA – Rustu Recber, originario di Adalia, classe ’73, decise di fare il portiere solo a 17 anni. Un po’ tardino, ma il suo allenatore al tempo fu concreto nel convincerlo, come lo stesso Rustu ha spiegato in un’intervista del 2009 rilasciata al sito dell’UEFA: “Ho giocato da ala destra fino a 17 anni, ma l’allenatore mi ha detto: ‘Sei alto, dovresti provare a stare in porta’. È così che ho iniziato. Mi sono ispirato a Peter Schmeichel. Ho anche realizzato il sogno di giocare contro di lui, prima agli Europei del 1996 con la Nazionale e poi con il Fenerbahçe contro il Manchester United”. Il ragazzo cresce benissimo e nel 1991 inizia la carriera professionistica nell’Antalyaspor, dove giocherà per tre stagioni. Sin da giovane Rustu mette in piena evidenza tutte le sue doti atletiche e mentali, oltre che un senso della posizione da far invidia. Ovviamente un talento del genere non poteva sfuggire agli occhi saggi di un guru come Fatih Terim: il tecnico turco, che all’epoca si occupava dell’Under 21, consigliò questo giovane quanto affidabile portiere a tutti i club della nazione. Il Besiktas fa prima di tutti e lo mette sotto contratto ma la sfortuna sembra assalire l’estremo difensore: nel 1992, infatti, Rustu è coinvolto in un incidente automobilistico abbastanza grave e il trasferimento salta. L’anno successivo è però il Fenerbahce ad acquistarlo, lasciandolo maturare ancora un anno nella sua squadra d’esordio. Dopodiché, la relazione tra la saracinesca turca e il suo nuovo club sarà totalizzante e rosea oltre ogni possibile aspettativa: con i canarini gialli Rustu vincerà due campionati, due coppe TSYD, una coppa Ataturk e una coppa del Cancelliere. Parallelamente, ecco arrivare anche la fiducia della Nazionale maggiore, con il portiere che vive un autentico stato di grazia: nel corso degli anni la percezione dei tifosi per Recber è la stessa di quando ci si confronta con una divinità, un essere superiore alla normale plebe. E’ però soltanto nel 2002 che Rustu comincerà ad essere conosciuto anche a livello europeo e mondiale: tutto il globo si accorge di lui durante i Mondiali di Corea e Giappone. Quell’anno e quella competizione rappresenteranno per l’estremo difensore la svolta della carriera.

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Il  portiere turco nel giorno della presentazione al Barcellona: l’esperienza in blaugrana sarà purtroppo negativa

PRESTAZIONI MONDIALI – Dopo 54 anni la Turchia torna finalmente a partecipare ad un Campionato del Mondo. Il C.T., manco a dirlo, è proprio Terim e Rustu ormai è il titolarissimo in porta. Nessuno si attende particolari exploit dai turchi, sicuramente una buona squadra ma di certo non all’altezza delle grandi Nazionali presenti in quella competizione. Ebbene, come vi raccontammo già nel nostro speciale Memorie Mondiali (che trovate cliccando qui), la Turchia fece ben più del suo dovere arrivando in semifinale per essere fermata solo dal Brasile, futuro vincitore del torneo. Rustu è protagonista assoluto della cavalcata turca: tra riflessi irreali, look particolari (indimenticabili le strisce di tintura nera sotto gli occhi per contrastare il riverbero della luce dei riflettori durante le partite in notturna) e personalità da vendere, il portiere darà un grande contribuito nel raggiungimento del terzo posto finale, guadagnandosi premi e consensi da ogni dove. Un’esperienza assolutamente indimenticabile: “Il terzo posto al Mondiale del 2002 è stato un grande risultato perché al torneo partecipavano le squadre più forti e tutto il mondo stava a guardare. La Turchia mancava tantissimi anni ed è arrivata terza, quindi è stato un grande successo. Personalmente penso che sia stato il mio miglior torneo, sono arrivato secondo nella classifica portieri e primo nel mio ruolo per il sito dell’UEFA. Sono tutti premi importanti e che mi rendono orgoglioso. Per questo non dimenticherò il 2002”.

NO HABLO ESPANOL (Y CATALAN) – Al termine del Mondiale Rustu si ritrova in scadenza di contratto. Il cuore lo porterebbe a restare in patria ma le sirene dei grandissimi club d’Europa sono troppo vicine per essere ignorate. Rustu lascia così la Turchia e tratta con l’Arsenal, ma un diverbio con Wenger farà saltare l’operazione. Alla fine si accasa in uno dei club più affascinanti del mondo, il Barcellona: la squadra catalana lo accoglie a braccia aperte, con grandi piani per lui. Rustu sarebbe dovuto diventare, infatti, il portiere titolare dopo l’addio dell’argentino Roberto Bonano, con il presidente Laporta che individua proprio nella sua figura il successore perfetto. Sfortunatamente, il sogno si trasforma molto presto in qualcosa di più vicino ad un incubo per Recber: le problematiche nell’apprendimento della nuova lingua non aiutano l’ambientamento e, parallelamente, un po’ a sorpresa un pari ruolo proveniente dalla cantera di nome Victor Valdes sembra emergere prepotentemente dopo un anno da riserva in apprendistato. Morale della favola, a restar fregato è proprio il turco che passa da investimento spettacolare per una porta inviolata a riserva di lusso: L’eroe di Corea e Giappone infatti giocherà a stento 7 partite in stagione di cui solo 4 in Liga, anche a causa del limite di schieramento in campo di extracomunitari fissato a massimo tre calciatori per gara. L’orgoglio e la consapevolezza dell’eroe turco sono però troppo grandi per accontentarsi di fare la riserva, seppur al Barcellona, club all’epoca forte ma non paragonabile a quello che da anni domina il territorio calcistico: così, dopo appena una stagione, Rustu saluta tutti e torna in Turchia, dal suo grande amore.

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Rustu in fase di rinvio con le mani durante una gara giocata con la maglia del Besiktas

GLI ULTIMI FUOCHI – Dopo essersi interrotta in maniera alquanto brusca, la storia con il Fenerbahce riprende, prima con un doppio prestito e poi a titolo definitivo: qui vince altri due campionati ma dopo un grave infortunio subito nel 2006 si vede soffiare il posto da Volkan Demirel. Lo stesso portiere gli sbarrerà la strada della titolarità anche agli Europei del 2008, dove comunque Rustu giocherà 2 partite per via di una squalifica del collega: nei quarti di finale para il rigore decisivo della lotteria contro la Croazia ma in semifinale si renderà protagonista di una papera su Klose che consentirà ai tedeschi di eliminare la sua rappresentativa, che terminerà nuovamente al terzo posto la sua avventura. Nonostante qualche ultimo acuto, gli infortuni e la concorrenza di un portiere più giovane, unite all’avanzare dell’età, iniziano a mettere un freno alla seconda vita giallonera di Rustu. Come se non bastasse il resto, il portiere litiga per la società in virtù di svariati disaccordi riguardanti i ruoli dirigenziali da occupare nel post ritiro: il tutto porta ad una frattura insanabile e alla rescissione del contratto dopo 12 stagioni e 8 trofei conquistati mano nella mano. Rustu però non si ritira e, addirittura, passa con 15 anni di ritardo ai rivali del Besiktas: “Ovviamente non è stato facile, ma le circostanze mi hanno obbligato. Non avevo alternative, era una decisione necessaria dal punto di vista professionale. Per questo me ne sono andato”, spiegò poi il turco in merito all’abbandono. Con i bianconeri ritornano la titolarità e i trofei (2). Poi, nel 2011-2012, a 39 anni, la decisione di lasciare il calcio giocato per sempre.

Recordman di presenze con la Nazionale turca e con il Fenerbahce, eletto miglior portiere del mondo nel 2003, Rustu più di altri ha rappresentato in pieno uno stile di vita: quello di non arrendersi mai, di affrontare i problemi di petto, di credere sempre in sé stessi e nelle proprie qualità senza piegarsi alle decisioni del Fato e ai fallimenti, che nella vita si alternano alle soddisfazioni in maniera naturale. Peccato, però, non averlo mai potuto vedere all’opera nei palcoscenici europei che contano. Col senno di poi, abbiamo perso tanto. Ma una leggenda quale Rustu rimane tale sempre e comunque, negli albi dello sport e nel cuore di chi, vedendolo volare da un palo all’altro, ha accarezzato anche solo per un attimo l’idea di voler essere come lui. Al diavolo “il calcio che conta”: il re, alla fine, ha fatto il suo dovere.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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