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Giallorosso ebreo razzismo – Una sentenza che farà discutere da parte del Gip di Roma.

Farà sicuramente discutere la sentenza del Gip di Roma Ezio Damizia relativo ad uno spinoso caso risalente all’anno 2013. Come riportato dal Corriere della Sera, durante la partita Lazio-Catania, giocata allo stadio Olimpico nel marzo dello stesso anno, due tifosi biancocelesti Alessandro Pasquazzi e Fabrizio Pomponi presenti in Curva Nord avevano fatto partire un coro di sfottò per i rivali romanisti. “Giallorosso ebreo, Roma va a c**à”, queste le parole pronunciate da i due. La Digos, che aveva visionato le immagini dello stadio, decise di denunciare i due dopo aver compreso l’entità delle parole. A inchiodare i due ragazzi – difesi dagli avvocati Massimiliano Capuzi ed Emiliano Ferrazza – erano state le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso durante la partita. Le riprese mostravano, tra le 15.38 e le 15.39, i due giovani incitare il resto dei componenti della Curva nord a cantare il coro incriminato.  Nella perquisizione a casa di Pomponi erano saltati fuori un manganello retrattile, un manifesto del terrorista dei Nar Alessandro Alibrandi e una maglietta raffigurante il Duce. Nulla nell’abitazione dell’altro tifoso.

I motivi della sentenza

La Procura aveva chiesto per i due il rinvio a giudizio, accusandoli di diffondere odio razziale. Il Gip, però, ha spiegato come quel coro avesse semplicemente “finalità di deridere la squadra avversaria” e di come fosse “ricollegabile allo storico antagonismo” tra le due formazioni della città capitolina. Per il Gip, dunque, il fatto non sussiste. “Sebbene l’accostamento giallorosso con ebreo possa aver assunto nelle intenzioni del pronunciante valenza denigratoria, ricollegabile latamente a concetti di razza, etnia o di religione, le modalità di esternazione non costituiscono alcun concreto pericolo di diffusione di un’idea di odio razziale e di superiorità tecnica”, spiega il giudice. Ovviamente una sentenza del genere crea un precedente non da poco per contesti simili. Il rischio è, ovviamente, quello di vedere “incentivati” alcuni comportamenti ben peggiori o simili. Un rischio che, comprensibilmente, va scongiurato quanto prima.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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