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Daniele De Rossi, anni 30, professione centrocampista. “E’ come avere un satellitare: imposti la richiesta e lui sa già la strada e la posizione di cui hai bisogno”. Così lo definisce Luciano Spalletti, suo allenatore per ben due volte e che per ben 6 anni lo ha eletto direttore della sua orchestra. Daniele è la concretizzazione del “bimbo predestinato”, il ragazzo che a 17 anni passa repentinamente dai prati di Ostia a quello più curato dell’Olimpico.

E mentre i giornalisti lo iniziano ad accostare a Steven Gerrard o a Frank Lampard, quel biondino con la “scodella” in testa, a suon di tackle e colpi da fuori area, comincia a far innamorare i suoi tifosi. Basta poco ed il 4 giallorosso è subito “capitan futuro”. Una responsabilità tanto bella quanto pesante, soprattutto ora che la fascia avvolge il braccio sinistro di Francesco Totti. I due si dicono fratelli, mai rivali seppur talvolta messi contro.

De Rossi, l’amicizia con Totti e la Roma nel cuore

Insieme conquistano la definitiva consacrazione internazionale: il 9 Luglio 2006, Fabio Caressa grida “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!”, l’Italia di Lippi vince il suo 4°  Mondiale, Daniele e Francesco portano Roma città sul tetto del Mondo. È forse da quel momento che viene suggellato il loro legame, è da quel momento che si inizia a parlare di un futuro  – non troppo immediato – passaggio di testimone. “Quando lascerò la Roma, la fascia sarà in un posto sicuro, le sue spalle sono un posto sicuro”, così si pronuncerà Totti dopo aver festeggiato al Circo Massimo con gli eroi di Berlino.

Daniele, però,  è spesso al centro delle voci che puntualmente, nei mesi caldi e in quelli freddi, agitano il mercato. Ma lui è l’esatta trasposizione del tifoso in campo, quando esulta, quando segna, quando salva un gol cambia volto, si sente il portatore di certi vecchi valori sul terreno di gioco. La società lo sa bene e Rosella Sensi prima, James Pallotta poi ne assecondano le richieste economiche, prolungando nuovamente un matrimonio senza tempo.

Il saluto a Francesco

Il suo attaccamento alla maglia va di pari passo con l’amore provato per questa città. Decide di vivere in pieno centro, di far respirare ai suoi figli ed alla sua famiglia gli odori e l’atmosfera che solo Roma può regalare. Il 28 Maggio 2017 alle ore 20.00 la Roma, grazie ad un gol siglato nel recupero da Perotti, entra ufficialmente in Champions League dalla porta principale. Di motivi per sorridere e gioire ce ne sarebbero tanti, ma Daniele ha gli occhi lucidi ed insieme a lui, sugli spalti,  piangono in 70.000: il 10 smette!

Magari anche lui – così come chiunque allo stadio – aveva promesso di provare a trattenersi, di non mostrare un suo lato debole o semplicemente un po’ di sana sensibilità. Nel consegnare la targa all’eroe di 3 generazioni, decide di non guardarlo proprio negli occhi. Sarà Francesco a tiralo a sé, bisbigliandogli all’orecchio poche parole. Lui che ha unito una città che si disunisce per tutto! Nessuno saprà mai con certezza cosa si siano detti, ma tutti credono fermamente che quello sia stato il momento del passaggio di consegne e che Totti, con il suo fare da romano vero gli abbia semplicemente detto: “Vai Daniè, mo tocca a te!”

di Domenico Marcuccilli

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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