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FERGUSON ABERDEEN / Esistono storie di calcio capaci di unire in un legame inscindibile una squadra a un personaggio sportivo. Da Del Piero a Totti, da Raul a Xavi, da Gerrard a Zanetti. E poi Maldini, Baresi, Rogerio Ceni, Nilton Santos, Bergomi, Giggs e Adams. Uomini che hanno scelto, senza remore, di stringere un vincolo fortissimo con una sola, unica maglia. Ma se nei romanzi pallonari di calciatori-bandiera ce ne sono diversi, è molto più raro trovare qualcosa di simile nel mondo degli allenatori. Pochi, pochissimi hanno avuto il privilegio, ma soprattutto il merito, di rimanere per anni sulla stessa panchina, di congiungere il proprio nome a quello del club. E tra quei pochissimi c’è Sir Alex Ferguson. Perché pensare a Ferguson equivale a pensare al Manchester United. Inevitabilmente. Ventisette lunghissimi anni, arricchiti da 13 Premier League, 5 Coppe d’Inghilterra, 4 Coppe di Lega, 10 Community Shield, 2 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa delle Coppe. Nell’immaginario collettivo, di conseguenza, la grandezza di Ferguson è figlia del suo connubio coi Red Devils. Tuttavia, niente potrebbe essere più sbagliato. La grandezza di Ferguson inizia prima, precisamente a metà degli anni ’70, quando Sir Alex si affacciava alla carriera da tecnico in qualità di outsider, sulla panchina dell’Aberdeen.

Alex Ferguson: dal campo alla panchina

Ferguson è stato un buon attaccante. Nell’arco della sua carriera da calciatore, ha sempre giocato in Scozia, iniziando col Queen’s Park e arrivando anche ai Rangers, tra il 1967 e il 1969. L’ultima squadra di club nella quale giocò fu il St.Mirren: al momento del ritiro, il club propone a Ferguson una stagione di apprendistato, alla quale seguiranno due da allenatore. Nell’arco della sua esperienza coi The Buddies, centra la promozione nella massima serie scozzese. E’ proprio sulla panchina del St.Mirren che i dirigenti dell’Aberdeen notano Ferguson e, per una serie di ragioni che appartengono al libro dei misteri calcistici, intravedono in lui un buon potenziale. Nel 1978, così, Chapman diventa il nuovo tecnico dell’Aberdeen, con poche pretese e senza troppe ambizioni. Quello che succederà nelle sette stagioni successive appartiene alla leggenda calcistica. Nei precedenti cento anni di storia la Scottish Premier League era stata una questione a due, una lotta continua tra Celtic e Rangers.

La prima è una stagione transitoria. Ma a partire dalla seconda, il ciclo vincente dei The Dons è un’ascesa continua. Nel 1979/80 si fa la storia: una battaglia a due con il Celtic condotta fino all’ultima giornata, in un campionato a 10 squadre, che alla fine consegna il titolo all’Aberdeen per un solo punto. Nel video che segue, una delle partite maggiormente rappresentative di quella stagione: il 3-2 contro i Rangers.

Fergie, così, riporta il titolo in patria dopo ben 24 anni nonostante un avvio quasi disastroso. Arrivarono infatti tre sconfitte pesanti nelle prime sei giornate, poi un periodo nero con una sola vittoria a cavallo tra ottobre e novembre. Una squadra che però annoverava 22 scozzesi su 22 in rosa, tra cui Archibald, Blake, Jarvin e Strachan, e che fu in grado di mettere a segno una fantastica rimonta. Il 3-2 ai Rangers è la vittoria che da una decisa svolta alla stagione: da lì in poi, zero sconfitte e una serie di risultati consecutivi che si trasformarono nella vittoria del titolo. In 18 giorni due trionfi contro gli avversari diretti del Celtic e la vittoria decisiva all’ultima giornata contro l’Hibernian. Ai nastri di partenza del campionato successivo, l’Aberdeen partirà con gli onori e gli oneri della favorita.

Alex Ferguson e l’Aberdeen, una storia che varca i confini scozzesi

Nelle successive due stagioni, il Celtic si vendica alla grandissima, con due vittorie su due in campionato, entrambe le volte davanti all’Aberdeen secondo. Nel campionato 1981/82, ai Dons non basta un filotto strepitoso di 15 vittorie in 16 partite per conquistare il torneo. Ma, a consolazione, arriva il terzo trofeo nazionale per importanza: la Scottish Cup. Agli ottavi di finale, l’Aberdeen fa le scarpe proprio ai biancoverdi: storica la semirovesciata di Hewitt grazie alla quale Ferguson elimina il Celtic. Ai quarti 4-2 al Kilmarnock poi, in semifinale, Sir Alex ritrova il suo passato, il St.Mirren. La prima sfida termina 1-1, nella ripetizione 3-2 per l’Aberdeen grazie a una grande prestazione di Stochan, attuale tecnico della Scozia. La finale è contro i Rangers Glasgow, che passano in vantaggio ma vengono poi strapazzati per 4-1 dalla palombella di Strachan, capocannoniere di stagione con 20 reti, l’incornata di McGhee e i gol di McLeish e Cooper. E sono due. Nella stessa stagione, la squadra arriva ai quarti di finale di Coppa Uefa, eliminata dall’Amburgo.

Il 1982/82 è probabilmente l’anno che sancisce l’ingresso dell’Aberdeen nella storia del calcio, quella affascinante in bianco e nero. A deciderlo è la Coppa delle Coppe. I primi tre turni della competizioni vengono superati in scioltezza: 5 vittorie su 6, 15 gol fatti e uno solo subito. Ai quarti arriva il Bayern Monaco. In baviera Ferguson strappa un fondamentale 0-0, poi la gara di ritorno è una delizia. I tedeschi passano due volte in vantaggio e vengono ripresi due volte, poi Hewitt nel finale di gara regala il 3-2 decisivo. La semifinale contro i belgi del Waterschei è una formalità: 5-1 all’andata e 0-0 al ritorno. La Finalissima si gioca sotto la pioggia incessante, contro il Real Madrid allenato nientemeno che da Di Stefano. Una partita storica, a tratti epica, con l’attaccante Black in grande spolvero e il solito Hewitt risolutore. Termina 2-1 ai supplementari, alla fine di una partita lunga e sentitissima. E’ il primo successo internazionale, sia per Ferguson che per l’Aberdeen. L’altare del calcio europeo accoglie a braccia aperte una squadra rivelazione, che nel dicembre del 1983 concede il bis vincendo anche la Supercoppa Europea, battendo 2-o l’Amburgo nella finale di ritorno dopo lo 0-0 dell’andata.

Ma capitan Simpson e compagni peccano di ingordigia: ancora una Scottish Cup, la seconda consecutiva, il quinto trofeo in tre anni. Ancora una volta la finalissima si vince contro i Rangers: gara tiratissima, vinta di voglia, grinta e determinazione, doti che avrebbero caratterizzato anche gli anni d’oro di Ferguson con lo United. A decidere la sfida è un gol di Black ai tempi supplementari.

Il ciclo non è ancora finito

Trascinati dal nuovo bomber, McGhee, che vincerà due titoli di capocannoniere consecutivi, nel 1983/84 l’Aberdeen torna a vincere la Scottish Premier League, la seconda con Fergie in panca. Ormai la squadra non è più un’outsider, ma una matura certezza: campionato dominato in lungo e in largo, vinto con 7 punti di vantaggio sul Celtic. Il duello coi Bhoys si protrae anche in coppa: in quella di Lega sono i biancoverdi ad eliminare l’Aberdeen, ma in Scottish Cup trionfano ancora gli uomini di Ferguson. Segnano McGhee e il solito Black, con la 10, che consegnano una storica terza coppa consecutiva, un’impresa che non si registrava dal secolo precedente. McGhee viene ceduto all’Amburgo, ma il risultato l’anno seguente non cambia: la squadra si aggiudica il secondo campionato di fila, quello 1984/85, ancora una volta dominato e trova un nuovo golador in McDougall, capace di essere protagonista con 24 degli 89 gol totali realizzati da un attacco devastante. Oramai le statistiche e le vittorie non si contano, ma numeri alla mano incoronano Ferguson: l’Aberdeen, insieme al Dumbarton e l’Hibernian, è la terza squadra non di Glasgow ad aver vinto due titoli scozzesi di fila, con il quarto titolo nazionale in bacheca diventa la prima dietro le imprendibili Celtic e Rangers e tuttora resta l’ultimo club diverso dalle capitoline ad aver trionfato in campionato.

 

 

La Scottish Premier League vinta nel 1984/85 dall’Aberdeen di Ferguson

La ciliegina sulla torta

All’inizio della stagione 1985/86 Ferguson e il suo Aberdeen sono pronti ad una nuova missione, con fame agonistica e voglia di vincere ancora. Ormai, la squadra è ufficialmente negli annali del calcio scozzese ed europeo. Rappresentativa della terza città di Scozia, guidata da un tecnico pescato nel corso di un’amichevole dalla panchina del St.Mirren. Una serie di imprese uniche nel loro genere, un sogno mai preventivato e realizzato dal nulla. Eppure, a Sir Alex e ai suoi ragazzi manca ancora un titolo nazionale: la Coppa di Lega. Arriva puntuale. L’Aberdeen alza al cielo la Scottish League Cup inanellando sei vittorie in sei partite e zero gol subiti. La Finale è vinta contro l’Hibernian, grazie al solito Black, un’autentico simbolo, autore di una doppietta. Ma non è finita ancora: l’habitat naturale dell’Aberdeen, la Scottish Cup, non può non essere conquistata un’ultima volta. Percorso netto fino alla Finale vinta grazie a un leggendario Hewitt, che apre le danze, e al gol di Stark, che stendono l’Heart. L’Aberdeen conquista la sua quarta Scottish Cup in cinque edizioni.

Ferguson lascerà quell’anno per sposare il Manchester United, un matrimonio che l’avrebbe portato sul tetto del mondo. Lasciò l’Aberdeen dopo aver conquistato 10 trofei in 7 stagioni: 3 campionati, 4 Coppe di Scozia, una Coppa di Lega scozzese, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa europea. Un decennio fantastico, una fetta di tempo che ha interrotto il duopolio Celtic-Rangers e ha visto una nuova, temibilissima squadra arrivare alla ribalta. L’Aberdeen di Ferguson, nonostante non abbia mai inciso nella competizione madre, la Coppa Campioni, appartiene alla leggenda del calcio. E in Scozia sanno bene che esiste un Sir Alex prima del Sir Alex, un Ferguson prima del Ferguson. Magari meno conosciuto, ma altrettanto forte e decisivo. Altrettanto leader indiscusso. Altrettanto vincente, con l’Aberdeen delle meraviglie.

 

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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