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Intrecci irrisolti, un paio d’anni ai margini e un destino che a conti fatti si è rivelato ben più crudele e beffardo del previsto. Il calciomercato italiano non offre soltanto la questione Donnarumma o il rebus portieri di casa Napoli. C’è una storia a margine, che rappresenta la realtà di tantissimi calciatori più o meno giovani dei nostri campionati. Dopo quasi 22 anni colorati di bianco e nero Paolo De Ceglie saluta la Juventus. Un addio ormai scolpito nella pietra e forse addirittura tardivo. Dal 2014 un girovagare in prestito tra Italia ed estero con Genova, Parma e Marsiglia come tappe di un cammino che alla fine ha ricondotto nuovamente lì, dove tutto era iniziato nel lontano 1996. Un’ultima stagione ai margini della rosa della Juventus, da vero e proprio esubero. A fine giugno però la storia di Paolo De Ceglie con la Juventus finirà.

L’incubo di De Ceglie

Il terzino di Aosta, intervistato da ‘La Gazzetta dello Sport’, non le ha di certo mandate a dire. Un addio alla ‘sua’ Juventus carico di rancore e risentimento per un finale ben lontano dal lieto fine lungamente sognato: “Cosa è successo? Una cosa che nel calcio può capitare: non trovi l’accordo con la società, il tempo passa e la situazione non si risolve. Alla fine, rimani senza una soluzione, fuori da un progetto, spalle al muro”. De Ceglie ha quindi vissuto una stagione da fantasma, ben lontano da una prima squadra di cui ormai non faceva più parte. Il classe 1986 bianconero si è infatti allenato solamente con la Primavera di Fabio Grosso: “Ringrazio Fabio Grosso e il suo staff per avermelo concesso. Rimanere a stretto contatto con la prima squadra non avrebbe avuto molto senso: non puoi stare stabilmente in un gruppo di cui non fai parte. E in cui non sei voluto. L’ultimo anno di Juve è stato un incubo che non auguro a nessuno, finire fuori squadra ha fatto davvero male. Non sono un viziato che rifiutava le cessioni.”

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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