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Stringe forte il braccio sinistro quella fascia di capitano, quasi come se fosse uno strumento per misurare la pressione sanguigna. Forse adesso è molto bassa nelle vene di Marek Hamsik, capitano di un Napoli primo in classifica ma stremato per le fatiche di Champions e la mancata frequenza dei cambi nell’undici titolare. Schierato in tutte e 18 le partite giocate finora dagli azzurri, il centrocampista slovacco risulta trovarsi in un buco nero di forma piuttosto preoccupante. Abulico come non mai, colui che sebbene non abbia mai avuto le stimmate del leader sopperiva con i gol, risultando sempre il miglior marcatore dopo gli attaccanti, in questi primi tre mesi ha messo a segno solo una rete, un bottino misero non solo per le cifre a cui eravamo abituati, ma persino inferiore a quanto fatto in zona gol da Allan, Koulibaly e Ghoulam, non propriamente dei goleador. E sebbene il vortice di insicurezza e ridotta intensità di gioco e rendimento di Hamsik non vada ridotto alla mancanza di marcature è chiaro che il macigno della possibilità di superare i gol di Diego Maradona in azzurro sia un peso difficile da sostenere per un ottimo calciatore che dal punto di vista del carattere non ha mai spiccato.

In proporzione con le presenze e i minuti giocati, dunque, Hamsik risulta essere il peggior marcatore del Napoli, e non devono ingannare le tante sostituzioni alle quali è stato esposto. Lo slovacco non aveva mai iniziato così male dal punto di vista realizzativo. E la mancanza dei gol di Hamsik è una brutta notizia soprattutto per gli attaccanti, costretti a dover tirare la carretta e praticamente gli unici ad andare in rete con frequenza. Neanche con i tiri da fuori, una delle sue specialità, il capitano azzurro riesce a trovare il fondo della rete.

Hamsik e la leggenda ingombrante di Maradona

L’appannamento di Marek Hamsik è evidente anche nella circolazione della palla e nei contrasti, dove si nota ancor di più la sua poca dedizione alla lotta quando c’è da lasciare il fioretto e usare la sciabola. La prestazione di Verona, nella quale si è palesata per l’ennesima volta la poca fluidità di gioco tra lui e Zielinski, che forse sarebbe il suo miglior sostituto e non il fac-simile dall’altro lato, ha confermato i limiti caratteriali di un calciatore le cui responsabilità sembrano pesare troppo. Al momento del salto definitivo da grande a grandissima squadra, in Italia e in Europa, il Napoli ha bisogno dello scatto impostato dal suo capitano, che concentra al suo interno le caratteristiche del centrocampista moderno ma difetta di quella componente psicologica necessaria per essere un autentico trascinatore. In questo sembra che con il passare degli anni il centrocampista slovacco sia rimasto all’estate 2007. Il suo legame con la città e la società è indiscutibile, così come la sua professionalità nel non lamentarsi mai dopo una sostituzione. Ma forse è proprio quella mancanza di rabbia e di ‘infantilità’ che non gli permettono di esplodere in ribellioni in campo, quelle ribellioni grintose da condottiero che dal centrocampo deve suonare sempre la carica.

E in questo contesto risuona, come sempre, il tonfo del pesantissimo macigno del record di gol di Maradona che sembra alla portata da mesi ma che non arriva, un po’ quando alla fine della maratona, l’atleta stremato vede il traguardo sempre alla stessa distanza. Lo sguardo perso di Hamsik deve ritrovare la bussola, e magari anche il gol, il miglior modo per rinfrancarsi e guidare finalmente il Napoli verso qualcosa di importante. E leggendario. In barba al record di Diego.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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