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Quante volte, riferendoci al mondo del calcio, abbiamo parlato (o sentito parlare) di giovanissimi talenti mai esplosi, rimasti confinati nelle nomee giovanili, nei valori da fenomeno su Football Manager o PES, nell’aura che li voleva grandi quando adulti ancora non potevano esserlo? Contesti come questi sono il pane quotidiano del nostro pallone, un piano della realtà dal quale è difficile scostarsi seriamente. Come tanti altri colleghi prima di lui (e come tanti altri che verranno dopo) Arturo Lupoli ricopre un ruolo importante in questa categoria. Da piccolo fenomeno all’Arsenal e in Inghilterra, il ragazzo si è ritrovato a dover fare i conti con una carriera che forse avrebbe immaginato diversamente. Ma, al pari di tantissimi altri, Lupoli non si è mai arreso: continua a giocare, segnare, vincere. Solo, adesso può farlo senza la pressione di paragoni pesantissimi e di scelte sbagliate. L’intervista che ha rilasciato ai nostri microfoni denota la maturità dell’uomo e del calciatore, nonché la volontà ferrea di dare il massimo da qui sino alla fine della carriera.

Lupoli a Contrataque: da Wenger alla Fermana passando per la Fiorentina

Impossibile non cominciare con il suo periodo all’Arsenal, di cui ormai conosciamo orientativamente quasi ogni dettaglio. La curiosità, più che altro, riguarda la metodologia di preparazione tra i settori giovanili inglesi e quelli nostrani: “In Inghilterra ho notato più organizzazione, sia dentro (ad esempio nella frequenza degli allenamenti con la prima squadra, nella possibilità di confrontarsi maggiormente, anche per ragazzi di 15/16 anni, con il campionato dei grandi) che fuori dal campo (migliore qualità e quantità dei servizi offerti, grande importanza data alla frequenza e al profitto scolastico). Da quando comunque negli ultimi anni si è iniziato ad adottare un approccio più europeo, molte cose sono cambiate”. Inevitabilmente Lupoli è molto grato ad Arsene Wenger, il tecnico che lo ha fatto esordire in Premier League e che, apparentemente, ne stava tracciando il grande percorso calcistico: “Con il Mister purtroppo non ci sentiamo più, anche se ne conservo un ottimo ricordo. Mister Wenger è stato per me una figura molto importante a livello professionale e umano. Davvero una persona speciale, a cui sarò sempre grato”. Forse molti non ne sono a conoscenza ma Lupoli, al pari dei vari Borriello e Amoruso, ha cambiato molte squadre: tra le quindici maglie che ha indossato gli chiediamo quale gli sia rimasta sulla pelle. “Conservo tanti ottimi ricordi, ma forse l’esperienza al Derby County è quella a cui sono maggiormente legato”, spiega. “Fu un anno splendido, coronato con la vittoria finale. La mia prima esperienza vera in un campionato di ‘grandi’, in cui tutti mi accolsero sin da subito come uno di loro. Indimenticabile”.

Le difficoltà Viola

Qualche anno fa il nome di Lupoli era costantemente accostato alle big d’Italia. L’attaccante sembrava in procinto di andare al Napoli, poi però scelse la Fiorentina. Una scelta che, probabilmente, ha finito per minare il suo percorso nel mondo del calcio. Nonostante ciò, Lupoli non serba nessun rancore: “Onestamente ci ho messo una pietra sopra. All’interno di ogni percorso di vita o carriera ci sono scelte da compiere, che possono essere più o meno felici. Cercavo una squadra che mi desse la possibilità di giocare con continuità ma con i Viola, costruiti per affrontare anche i preliminari di Champions, non andò così. Pazienza, guardo avanti”. Dopo l’esperienza negativa a Firenze Lupoli ha finito per girare l’Italia e il mondo, addirittura provando un’esperienza molto particolare: quella nel campionaot ungherese, all’Honvéd. “Sono stati mesi comunque interessanti e formativi, che ricordo con piacere. Vedere altre culture e altri modi di intendere e fare calcio mi ha sempre affascinato”. Il livello di quel calcio, però, è inevitabilmente ancora insufficiente: “Le squadre che sono al vertice del campionato nazionale a mio avviso hanno un livello paragonabile a quelle che in Italia si contendono i piani alti della Serie B. Ecco perché poi nel palcoscenico delle competizioni europee fanno fatica”.

Lupoli

Lupoli in azione contro il Teramo – FOTO: Fermana Football Club

Occhi al presente

Attualmente Lupoli sembra aver trovato continuità e stabilità nella Fermana, club che milita in Serie C. Un progetto tranquillo dal quale ripartire senza eccessive pressioni: “L’obiettivo della Fermana è quello di ottenere prima possibile la salvezza ed io spero di dare il mio contributo per questa causa. Ciò permetterebbe alla Società di consolidare anche la sua posizione in un campionato professionistico e di gettare le basi per proseguire e migliorarsi negli anni. Insieme alla Fermana mi auguro di crescere, con la consapevolezza che stiamo affrontando un torneo difficilissimo ed equilibrato. Se però interpretiamo tutte le sfide con la stessa grinta e determinazione che abbiamo messo in alcune gare potremo toglierci delle belle soddisfazioni”. La carriera di Arturo Lupoli alla fine ha trovato un’evoluzione (tra le altre cose, recentemente è arrivato a quota 300 presenze ufficiali tra i professionisti) ma l’esordio in Serie A non è mai arrivato e, a quanto pare, per il calciatore la questione non rappresenta più un problema: “Arrivare in Serie A era il mio sogno di bambino, ma ora sono concentrato sul mio presente e non penso al passato e a quello che poteva essere. Con Fiorentina e Frosinone non è avvenuto, ma evidentemente doveva andare così. E poi l’esordio nella Premier League inglese può essere un po’ paragonato a quello che potevo avere in Italia. L’importante ora per me è tornare a giocare con continuità, facendo bene e dando sempre il massimo, tornando a sentirmi un giocatore importante. Poi, se il destino vorrà, tutto può ancora succedere”. E allora buon destino Arturo Lupoli: la Serie A, in fondo, ti aspetta ancora.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita alla SEO non posso più farne a meno

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