Skip to main content

Di quella storica Inter che conquistò la Champions League nel 2010 pochi eroi sono rimasti ancora in attività e a buoni livelli. Era l’Inter di Mourinho a netta prevalenza se non quasi totalità straniera, i cui unici lampioni di nazionalità italiana si chiamavano Balotelli, Materazzi, Santon, Orlandoni e Toldo. Un Inter che oggi, se dovesse contattare gli unici ancora con gli scarpini ben saldi ai piedi dovrebbe rivolgersi a pochi, pochissimi ultimi highlanders sparsi per l’Europa. C’è un evergreen Samuel Eto’o con l’Antalyaspor, Wesley Sneijder con il Nizza insieme a Balotelli, Muntari è svincolato, Pandev gioca con il Genoa, Quaresma al Besiktas, Santon è ancora sorprendentemente a San Siro e Arnautovic al West Ham. Si, proprio Marko Arnautovic è stato un campione d’Europa, membro di quel contingente di uomini guidati da Mourinho che battè il Bayern Monaco in finale permettendo all’inter di aggiudicarsi la terza Champions League della sua storia. Il centravanti austriaco era arrivato in punta di piedi a Milano, prelevato dal Twente nell’estate 2009, giunto ad Appiano Gentile con la sola fama di giovane promessa del campionato olandese. Le presenze finali con il club di Moratti furono soltanto 3, e per giunta, in Champions League, non ebbe mai il privilegio di toccare il campo. Eppure Arnautovic può oggi essere definito come il più attivo e importante superstite della vecchia Inter di Mourinho, visto che fra l’età di alcuni suoi ex compagni e le sfortunate carriere di altri, l’austriaco del West Ham parrebbe essere al momento l’unico con più mercato e maggiori attenzioni. Proprio oggi Arnautovic ha messo il bastone fra le ruote di Antonio Conte facendo vincere il suo West Ham per una rete a zero proprio contro i Blues nel derby londinese. Una carriera di alti e bassi in cui solo l’Inghilterra e un po’ la Germania, prima dei promettenti albori olandesi, sembrano aver favorito la crescita e lo sviluppo dell’ex interista.

Arnautovic alla ricerca della felicità

In mezzo a tante critiche ricevute al tempo del periodo italiano, Arnautovic ha sempre fatto platealmente mea culpa. L’attaccante austriaco ha spesso dichiarato come la vita e più nello specifico la movida della grande città abbiano sempre avuto la meglio sul senso di professionalità e lo spirito di sacrificio che dovrebbe contraddistinguere un giovane qual’era lui. Invece, fra discoteche e locali, il bottino interista di Arnautovic rimase fermo a tre misere presenze di cui nessuno, tra l’altro, se ne ricordò le prestazioni. Dopo l’apatico (ma vincente) periodo di Milano il giocatore emigrò in Germania al Werder Brema, dove che oltre a un ambiente più freddo e stimolante la concentrazione, l’austriaco è riuscito a dare più sostanza alla sua carriera, rendendo pian piano l’annata nerazzurra solo un triste ricordo da chiudere nel cassetto. Uno spettro mediatico quello delle tre presenze italiane, l’esemplare traccia di un periodo proprio no per l’attaccante e che lo hanno etichettato come un giocatore valido ma discontinuo: negli anni però è stato lo stesso Arnautovic a zittire le critiche. In quattro anni di Bundesliga ha segnato quattordici gol di cui due in Champions League – non per caso ne ha vinta una – e ha riscosso molti complimenti anche in patria, dove a partire dal 2011 divenne perno fisso della nazionale. Dalla Germania all’Inghilterra il passaggio è stato sempre in evoluzione positiva, dato che la nuova dimensione britannica dello Stoke City ha saputo conferirgli un ruolo che forse neanche al Werder aveva mai avuto.

Arnautovic, re di Stoke on Trent

A Stoke on Trent l’ex Inter si fa subito notare per un caratterino non proprio nei limiti dell’accettabile, e fra gesti plateali e qualche battibecco con i compagni non sono poche le esclusioni dall’undici titolare per motivi poco professionali. Tuttavia il talento di questo giocatore alto 192 centimetri si esprime più nelle ultime due stagioni che non nelle prime, dove era arrivato fra i pareri un po’ contrastanti dei tifosi. In Inghilterra, nel trio con Bojan e Shaqiri, Arnautovic impara a capire il campionato inglese e le sue dinamiche, rendendosi piacevole protagonista delle ultime annate dei Potters che vedono il club piazzarsi sempre intorno alla metà classifica. L’austriaco sforna una gran quantità di assist grazie alla sua capacità di arrivare sul fondo e crossare, e un decisivo contributo al gol lo hanno dato anche i suoi dribbling, produzioni di classe di un giocatore che prima, queste cose, raramente le aveva fatte vedere. L’allenatore Mark Hughes è decisamente una figura fondamentale nel processo di crescita del ragazzo, che nel 2015 si permette addirittura il lusso di segnare una doppietta al Manchester City, diventando definitivamente l’idolo dei tifosi.

Quest’estate, dopo la corte parecchio sospinta anche di alcuni club italiani, Arnautovic accetta l’offerta del West Ham trasferendosi a Londra per una cifra intorno ai 25 milioni di sterline. L’inizio con gli Hammers non è certo dei migliori ma più in generale si può dire che tutto il club dell’est di Londra soffra terribilmente l’inizio del nuovo campionato: con l’esonero di Bilic l’austriaco rimane comunque molto coinvolto nel gioco del West Ham del nuovo manager David Moyes, e proprio grazie alla sua rete contro il Chelsea gli Hammers trovano la seconda vittoria del campionato. La storia tra Arnautovic e il West Ham è ancora tuta da scrivere, ma regalare un derby ai propri tifosi è in ogni caso una brochure personale da non sottovalutare.

https://www.youtube.com/watch?v=qTUV0wmCDe0

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

Lascia una risposta