Dando uno sguardo alle quattro superstiti della Champions League 2017-18, la prima facile impressione è che si tratta di quattro rappresentanti di campionati differenti. I migliori del continente, almeno per tradizione. Eppure, dando uno sguardo più profondo, va fatta una distinzione. Real Madrid, Roma e Liverpool hanno poco in comune a livello storico, è vero. Eppure in questo momento vivono una situazione simile: sono fuori dalla lotta per il campionato nazionale. E in tutti e tre i casi si tratta di una condizione ormai atavica, dato che si trovano lontane dal vertice da dicembre, ossia appena tre mesi e mezzo dopo l’inizio delle ostilità.
La pecora bianca in questo sparuto gregge è quindi il Bayern Monaco, che in Germania da sei anni non solo non conosce rivali ma sente appena un po’ di solletico ai piedi e poco più. Siamo dunque arrivati all’ennesima controprova dell’assioma assoluto per il quale è quasi impossibile rendere al meglio in due competizioni importanti nello stesso anno. I casi di Barcellona, Manchester City e Paris Saint Germain sono il riflesso di questa tendenza. Al vertice dei loro campionati e virtualmente campioni già da marzo, assisteranno alle semifinali in poltrona. E il Bayern deve ringraziare due autogol se è riuscito a conquistare le semifinali.
Competere sempre, la sfida più ardua
Nel lessico economico, il costo opportunità è ciò a cui si deve rinunciare per effettuare una scelta economica ed è pari al valore della migliore alternativa. In poche parole, ad alti livelli è estremamente complicato lottare per vincere sia il campionato sia una coppa europea. E la fortuna è una virtù da non scartare mai. Il Real Madrid dell’anno scorso o il Barça del 2015 sono le classiche eccezioni che confermano la regola. Ma a lungo andare è chiaro che non si può reggere lo stress di viaggi, cambi di clima e di tensione, caratteristiche strutturali delle competizioni ad alto livello.
Liverpool, Roma e Real Madrid hanno compreso che dovevano puntare sull’exploit europeo già a Natale, quando le possibilità di lottare per il titolo erano già compromesse. Se i blancos di Zidane hanno da sempre DNA Champions, i reds e i giallorossi hanno fatto all-in sull’adrenalina europea. Nel continente l’equilibrio non serve. Meglio pressare alto, attaccare in verticale e improvvisare. L’adrenalina è il miglior nettare per vincere in Europa. Lo sanno bene soprattutto a Liverpool.
Il Bayern, che nel match di ritorno dei quarti in casa non ha fatto altro che gestire il vantaggio dell’andata a Siviglia, deve ringraziare il livello mediocre di un campionato dove saccheggia i roster delle squadre avversarie. E un sorteggio poco arduo, con Besiktas prima e Siviglia poi.
La Champions League è una competizione che svuota le energie fisiche e mentali di qualunque squadra. Il pedaggio ad ogni stadio è sempre più caro. Arrivati a questo punto, però, le differenze si appiattiscono e tutto si gioca sul campo. E riuscire a competere fino alla fine con la stessa intensità sarà la virtù di chi riuscirà ad imporsi nella finalissima di Kiev.