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Scopriamo il testo e il significato di Fratelli d’Italia, il famoso inno d’Italia scritto da Goffredo Mameli.

Noto a più come Fratelli d’Italia, per via del suo iconico incipit, Canto degli Italiani è un brano scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, diventato poi l’inno d’Italia dopo la nascita dello Stato. La canzone è stata composta nel 1847, nel periodo in cui i venti risorgimentali iniziavano a farsi sempre più forte. Uno dei momenti più intensi della transizione verso la nascita dello Stato italiano è infatti il 1848, anno in cui l’inno di Mameli venne suonato per la prima volta a Milano. Andiamo dunque a scoprire il significato e il testo del brano.

Inno di Mameli: il significato

Il brano ha un testo molto lungo, la parte più famosa è senza dubbio la prima strofa, quella che viene cantata in gran parte delle occasioni. Nella sua versione integrale però il testo è ampio e affronta diverse importanti tematiche. Nella prima strofa vengono evocati i tempi noti che riportano alla lotta, dall’elmo alla vittoria, fino ovviamente al grande mito dell’antica Roma, cui l’Italia si rifà.

La creazione dello Stato italiano è l’auspicio espresso nella seconda strofa, un tema molto caldo al tempo della composizione dell’inno. Nella terza strofa viene ancora prolungato il tema dell’unità, ma viene introdotto anche un altro elemento cardine che andrà a formare lo Stato italiano: la religione.

Nelle successive due strofe continua l’auspicio di vedere finalmente l’Italia unita e vengono proposti alcuni riferimenti al passato. Non più a Roma, ma alla battaglia di Legnano in cui la lega Lombarda nel 1176 sconfisse Federico I, o alla difesa della Repubblica di Firenze tra il 1529 e il 1530 dall’attacco dell’imperatore Carlo V. C’è poi l’attacco all’Austria, il grande nemico contro cui scagliarsi per ottenere l’indipendenza.

Inno di Mameli: il testo

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

(Evviva l’Italia
Dal sonno s’è desta
Dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò).

 

Romano, classe 1995. Una laurea in editoria e scrittura e tanta voglia di raccontare il mondo che mi circonda