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I Placebo attaccano Giorgia Meloni al loro concerto a Lucca cosa hanno detto e perche la dichiarazione ha scatenato polemiche 

Nuova polemica tra il mondo della musica e quello della politica, in Italia. Stavolta però non c’è di mezzo un personaggio come Fedez, ma addirittura una band di fama internazionale come i Placebo, che si sono scagliati addirittura contro Giorgia Meloni, l’attuale Presidente del Consiglio italiana.

Tutto nasce da delle critiche aperto che Brian Molko, cantante e chitarrista della band britannica, ha rivolto durante un concerto a Giorgia Meloni. È successo la sera di martedì 11 luglio, durante il live dei Placebo allo Stupinigi Sonic Park, a Torino: come raffigurato nei video che sono subito circolati online, Molko ha approfittato, tra una canzone e l’altra, per rendere pubbliche le sue opinioni sulla Presidente del Consiglio italiana, chiamandola “razzista, fascista, nazista”. Tutto in italiano, condendo la breve considerazione con un insulto finale, anch’esso nella nostra lingua, e con un italianissimo gesto dell’ombrello. Il pubblico, in generale, sembra aver apprezzato, concordando con il frontman dei Placebo.

Le testimonianze video della frase sono in realtà poche, dato che è noto ai fan dei Placebo che il gruppo britannico non ama vedere cellulari durante i propri concerti. Brian Molko è solito ricordare, all’inizio di ogni live, di lasciare i telefoni in tasca e non fare video, di divertirsi e godersi il momento. La stessa cosa viene sempre ribadita dai Placebo anche sui social e addirittura attraverso una mail, che viene inviata a chiunque acquisti dei biglietti per un loro concerto. A parte questo, va detto che i Placebo non sono nuovo a parlare di politica o di tematiche sociali durnate i live: sempre a Torino hanno citato la Brexit, definendosi una band europea e non britannica, e hanno ricordato l’importanza di difendere sempre i diritti umani nel mondo.

Placebo chi sono

I Placebo sono nati nel 1994 a South Kensington, a Londra, fondati dal bassista di origini svcedesi Stefan Olsdal, all’epoca 20enne, e dal cantante anglo-statunitense (ma cresciuto in Lussemburgo) Brian Molko, che invece aveva all’epoca 22 anni. Il duo scelse come nome Placebo (pronunciato all’inglese, all’incirca “plasibo”), rifacendosi all’omonimo concetto medico, l’effetto placebo, perché pensavano a “qualcosa che tu credi ti faccia sentire meglio”. Il loro stile si è subito caratterizzato per forti connotazioni del post-punk britannico, coem New Order, i Cure, i Talking Heads, Siouxsie and the Banshees o anche i primissimi U2. La band, invece, ha sempre dichiarato di ispirarsi musicalmente ad atisti come i Sonic Youth, gli Samshing Pumpkins, i Pixies e David Bowie (soprattutto per l’aspetto glam rock), ma ha riconosciuto il paragone stilistico con i Cure.

Il loro album di debutto, Placebo, è stato un grande successo di pubblico e di critica, lanciando la band tra le realtà più interessanti della scena musicale internazionale. In tutto hanno realizzato otto album di studio, tra cui l’ultimo è Never Let Me Go, uscito nel 2022 dopo nove anni di attesa. I Placebo hanno poi anche pubblicato due album dal vivo e otto raccolte. Tra i loro singoli di successo vanno ricordati Nancy Boy, Pure Morning, You Don’t Care About Us, Every You Every Me e Jesus’ Son.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.