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Il capocannoniere uscente della Serie A è andato in bianconero grazie al pagamento dell’ormai famigerata clausola rescissoria da 90 milioni di euro. Un cavillo nel contratto del Pipita che negli ultimi anni è diventato ben più di una consuetudine di calciomercato per i top player mondiali. Tanto si è discusso sulla clausola decisa tra le parti, basti pensare che la cifra di 94,7 milioni era prevista solo in caso di versamento da parte dello stesso giocatore per liberarsi dalla società. Allo stesso modo la Juventus ha dovuto cedere al diritto di recompra presente nel contratto di Morata che ha permesso al Real Madrid di riportare in Spagna l’attaccante iberico. A volte però le clausole sono volte a fissare un prezzo magari provocatorio ma raggiungibile col passare del tempo. Basti pensare alle clausole da 50 e 60 milioni dei giovani Gabriel Barbosa e Ryan Gauld, ragazzi talentuosi ma di certo non ancora meritevoli di tale esborso, alle quali fa da contraltare quella monstre di Cristiano Ronaldo, blindato da un miliardo di clausola rescissoria utile a tenere ben lontani eventuali sceicchi dalle gambe del fenomeno di Funchal. Negli ultimi anni sono però tantissime e a tratti curiose le postille inserite nei contratti di alcuni calciatori. Ecco dieci clausole strane da conoscere:

Clausole strane: la generosità di Hazard e la buona condotta di Balotelli

Partiamo dall’Inghilterra, e più precisamente da Londra dove il patron del Chelsea Roman Abramovich nel 2012 sborsò la bellezza di 40 milioni di euro per portare in ‘Blues’ il talento belga Eden Hazard, fresco vincitore del titolo in Francia con la maglia del Lille. Il fantasista del Chelsea non andò però di certo via dalla Francia a mani vuote, ed anzi lasciò un generoso regalo ai suoi ex compagni di squadra: Hazard infatti costrinse Abramovich a sborsare la bellezza di 10.000 euro per ogni calciatore del club francese, come una sorta di indennizzo per aver privato i giocatori del Lille del loro punto di riferimento. In molti nelle ultime annate hanno provato a raddrizzare il comportamento di Mario Balotelli in modo tale da permettere all’ex interista di esprimere al massimo le proprie potenzialità. Inutile dire che quasi ogni tentativo è stato vano e non fa di certo eccezione la clausola inserita dal Liverpool al momento del suo acquisto dal Milan: per evitare problemi nel corso dell’anno, i Reds inserirono una clausola di ‘buona condotta’ nel contratto del calciatore, ora di ritorno proprio nella città britannica.

Thiago Silva e le clausole sull’educazione

Arriviamo quindi ad un’altra vecchia conoscenza del calcio nostrano: si tratta di Thiago Silva che nel 2012 approdò nella bella Parigi. Il brasiliano in genere è un tipo mite e piuttosto pacato, da sempre riconosciuto come un ragazzo serio e responsabile ma evidentemente tutto ciò al PSG non bastava vista la curiosa clausola presente nel contratto del verdeoro. All’ex milanista sono stati infatti imposti alcuni limiti comportamentali che vanno dal non esprimere disaccordo pubblico nei confronti di arbitri, club, staff, allenatore e tifosi al non esprimere opinioni religiose che potrebbero danneggiare la società, passando per l’avere un buon comportamento dentro e fuori dal campo e il non partecipare a scommesse sportive. Una lunga serie di vincoli che nel caso venissero rispettati permetterebbero a Thiago Silva di incassare la bellezza di 492mila euro circa a stagione, senza contare il diritto ad avere 8 viaggi in Brasile pagati dalla società. Educazione e rispetto in genere pagano sempre ma nel caso del difensore del PSG ancora di più.

La clausola per viaggiare nello spazio e il jet privato di Eto’o

Un sogno nel cassetto e tanta curiosità accompagnarono l’approdo al Sunderland nel 1999 di Stefan Schwarz, ex centrocampista svedese, che desiderava ardentemente andare nello spazio, tanto da programmare addirittura un viaggio per il 2002. La società britannica tarpò però le ali allo svedese, imponendo al calciatore il divieto di andare nello spazio fino alla scadenza naturale del contratto con i Black Cats. Dopo un Triplete vinto con l’Inter e una stagione da bomber principe dei nerazzurri, Samuel Eto’o nel 2011 lasciò Milano e l’Italia per trasferirsi all’Anzhi con un contratto da circa 20,5 milioni di euro l’anno. Tutto qui? Neanche per sogno: il centravanti ex Barcellona richiese ed ottenne una particolare clausola che gli garantiva un jet privato o un elicottero per potersi comodamente spostare dalla ‘sua’ Mosca alla sede degli allenamenti in svolgimento invece a Makhachkala

Il pre-assist e  i 20 minuti come clausola

Una delle clausole probabilmente con meno logica della storia del calcio arriva direttamente dalla MLS americana dove è in vigore un bonus per il calciatore che in partita fornisce il pallone al giocatore che effettuerà poi l’assist vincente. Si tratta dunque di una clausola che favorisce chi avvia l’azione da goal servendo di fatto l’assist all’assistman della situazione. Con in squadra un calciatore come Pirlo c’è da scommettere che a New York la clausola del ‘pre-assist’ sia stata accolta con grandi favori. Parla ancora la lingua inglese la prossima postilla finita sotto la nostra lente d’ingrandimento e arriva direttamente dalla Premier League. Nel 2011 Alex Oxlade-Chamberlain passò all’Arsenal per circa 12 milioni di sterline più bonus ma il Southampton non si limitò solamente ad incassare questa cifra. I ‘Saints’ infatti si assicurarono un bonus di 14mila euro per ogni gara nella quale il calciatore avesse giocato più di 20 minuti. Wenger studiò quindi un ingegnoso sotterfugio per evitare di versare il bonus al Southampton: il tecnico francese pensò infatti di inserire Chamberlain al 72′ concedendo quindi all’esterno inglese solamente 18 minuti. La clausola divenne così motivo di discussione tra Gunners e Saints che fiutarono sin da subito l’inganno, conteggiando anche i minuti di recupero così da costringere i londinesi a versare il bonus dovuto.

La clausola immobiliare e quella per le notti brave

Nome italiano, nove anni in Bundesliga trascorsi con le maglie di Arminia Bielefeld, Borussia Dortmund ed Hertha Berlino e un passaporto che parla chiaramente tedesco: parliamo di Giuseppe Reina, ex calciatore teutonico che ai tempi dell’Arminia ottenne un curioso bonus nel contratto che lo legò al club tedesco dal 1996 al 1999. Il club, oggi militante in Zweite Liga, promise all’attaccante una casa per ogni anno di contratto ma senza specificare di che tipo di abitazione si trattasse. Un simpatico inganno dunque per il povero Reina che si ritrovò letteralmente tra le mani una casa in miniatura da 20 centimetri al termine della prima stagione a Bielefeld. Classe, talento, fantasia da accendere le folle ma anche una vita non tipicamente da atleta al di fuori del rettangolo di gioco: queste le caratteristiche che hanno contraddistinto la carriera del fenomeno brasiliano Ronaldinho. Il Gaucho nel 2011 lasciò Milan e Italia per tornare in patria, precisamente al Flamengo, dove fu accolto come un eroe. Del tutto singolari e difficilmente realizzabili in Europa le richieste di Dinho che furono totalmente soddisfatte dalla società verdeoro che pur di assicurarsi le prestazioni del fenomeno ex Barça acconsentì ad ogni suo particolare desiderio. Tra le curiose richieste di Ronaldinho spiccava una clausola che gli consentiva di trascorrere tranquillamente due notti ‘brave’ a settimana senza ripercussioni da parte del club. Un vero e proprio caso di genio e sregolatezza.

La famosa paura di volare e la clausola contro la fobia

Prendete una comune paura di volare e aggiungete uno scherzo di cattivo gusto in aereo per creare una vera e propria fobia insormontabile tanto da costringere il club di appartenenza ad inserire nel contratto una clausola apposita. Parliamo di Dennis Bergkamp e della sua paura di volare, alimentata anche dal falso allarme bomba lanciato nel 1994 durante il viaggio dell’Olanda verso il mondiale americano. Uno scherzo decisamente evitabile che diede il colpo di grazia ad una fobia già riconosciuta da parte del calciatore che quando fu acquistato dall’Arsenal non ci pensò due volte a far inserire una postilla ben precisa sul suo contratto che lo esentasse dalle lunghe trasferte della squadra che richiedessero l’aereo. Ecco dunque che l’olandese non-volante ex Arsenal viaggiò per tutto il Regno Unito ed anche oltre in autostrada. Una fobia tanto seria da fargli dichiarare anche a fine carriera: “Prendere l’aereo mi fa male soffrivo così tanto quando viaggiavamo che passavo tutto il tragitto a guardare il cielo e a chiedermi quando sarei arrivato. Alcune volte, mentre giocavo, non ero tranquillo perché pensavo al viaggio di ritorno”.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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