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Un anno da record, trasformatosi in una delle annate più buie della storia recente dell’Arsenal, da quasi 22 anni nelle mani di Arsene Wenger, tecnico francese classe 1949. Tra risultati assai deludenti, giocatori simbolo in scadenza di contratto divenuti facile preda dei più importanti club della Premier League, consistente perdita di appeal a livello internazionale e un ricambio generazionale che fatica a mettersi in moto, tutto l’universo Gunners si interroga sulla concreta possibilità che un’era sia effettivamente giunta al capolinea. Dal canto suo, alla vigilia del match di sabato vinto con il Crystal Palace, Wenger aveva mantenuto intatto il suo aplomb e almeno a parole mostrato di credere ancora nei suoi giocatori, chiamati a risollevare le sorti di una stagione fin qui deludente (nonostante la conquista del Community Shield a spese del Chelsea di Antonio Conte).

Scarsi risultati e cessioni eccellenti, le tante spine di Wenger

Dopo aver superato il record di 811 panchine in Premier League di Sir Alex Ferguson in occasione della partita con il West Bromwich dello scorso 31 dicembre, e prima del poker rifilato al Crystal Palace di Roy Hodgson, Wenger era ancora a secco di vittorie nel 2018 dopo aver raccolto due pareggi e due pesanti sconfitte, tra cui quella che ha sancito l’eliminazione dei Gunners dalla FA Cup per mano del Nottingham Forest. Così, mentre la distanza dal Manchester City capolista è divenuta abissale, anche quella dalle rivali dirette per un posto in Champions League (obiettivo già fallito per la prima volta al termine della scorsa stagione) si è fatta via via sempre più preoccupante. Lontano 5 punti dall’ultimo posto utile attualmente occupato dal Liverpool, l’Arsenal si ritrova a 3 lunghezze dagli eterni rivali cittadini del Tottenham e con 8 punti in più rispetto alla strana coppia Leicester-Burnley. La storia insegna come nel calcio nulla è perduto e che anche una situazione sulla carta difficile può essere ribaltata, a patto di cambiare marcia e trovare le giuste contromisure. Tuttavia sono in pochi a credere che una vecchia volpe della panchina come Wenger possa riuscire nell’impresa di ridare un’anima a un gruppo di giocatori apparso assolutamente privo di personalità, capace nel penultimo turno di subire l’orgogliosa rimonta del Bournemouth. Una sconfitta definita “frustrante” dallo stesso allenatore, emblematica dell’incapacità di rinnovamento apportata a seguito dell’ennesima rivoluzione estiva in sede di mercato, in quella che sarebbe dovuta essere la stagione in grado di dare inizio a un nuovo corso necessario soprattutto in vista delle partenze eccellenti di due tra i migliori giocatori della rosa, Ozil e Alexis Sanchez. Situazioni complesse e indefinite, che alla lunga hanno inciso sul rendimento complessivo della squadra, evidentemente distratta da questioni extra campo. “Abbiamo grandi giocatori alla fine del loro contratto; è la prima volta che accade ed evidentemente questo ha finito per destabilizzarci.” Wenger, che ha salutato il cileno in cambio di svariati milioni di euro più l’intero cartellino di Mkhitaryan, non nasconde come le tante voci attorno ai suoi uomini migliori siano da annoverare tra le cause della scarso rendimento della squadra, ma tira dritto per la sua strada, sognando il riscatto con il possibile arrivo di Aubameyang dal Borussia Dortmund.

Il colpo di coda di Monsiuer Arsene

Costretto in trincea dalle critiche ricevute nelle ultime settimane, il tecnico francese ha più volte allontanato le voci insistenti di un suo addio al termine della stagione, quando secondo i bene informati Mikel Arteta (ex giocatore dell’Arsenal e attuale vice di Pep Guardiola) sarebbe pronto a prenderne il posto. Quel che è certo è che nemmeno in un momento di simile difficoltà Wenger ha rinunciato alle sue idee, decidendo di affidarsi ai tanti giovani cresciuti nel settore giovanile del club londinese, gli stessi sui quali dovrà fondarsi il nuovo ciclo dell’Arsenal del futuro. Non è un caso che Chambers, Holding, Maitland-Niles, Iwobi, Bellerin, siano stati schierati dal primo minuto con il Bournemouth, nonostante la poca esperienza sui campi della Premier League, per far fronte alle tante assenze degli infortunati illustri (parzialmente recuperati nel match di sabato all’Emirates) e di quelli troppo coinvolti emotivamente per scendere in campo liberi da condizionamenti. Curiosità e stupore, affetto e disincanto, cosa saprà regalarci Monsieur Wenger dopo oltre 8000 giorni trascorsi sulla gloriosa panchina dei Gunners?

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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