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In un calciomercato fatto di trasferimenti milionari e stipendi da capogiro, cambi di casacca che non prevedono etica né buonsenso nei confronti dei tifosi che dovrebbero rappresentare il vero motore del movimento, il passaggio di Luca Mora dalla Spal allo Spezia vale simbolicamente quanto quelli ben più prestigiosi di Coutinho e Sanchez, almeno per coloro che ancora inseguono la quintessenza di questo sport. Massima espressione di anticonformismo in un mondo dominato dagli eccessi, simbolo di un calcio lontanissimo nella memoria dei suoi appassionati più genuini, esempio di professionalità in grado di unificare sotto il suo nome un’intera città, l’ormai ex capitano dei ferraresi saluta la serie A per tornare nella cadetteria in cerca di una nuova impresa. Dopo due promozioni consecutive conquistate in Emilia, 92 presenze e 13 gol, Mora saluta e se ne va a luci spente, come nel suo stile, lasciando certamente più soli compagni e tifosi nella complicata lotta alla salvezza che attende la squadra di Leonardo Semplici.

Dai campi di periferia alla serie A: la carriera da antidivo di Mora

Barba incolta, capello lungo, Mora aveva catturato le attenzioni di stampa e televisioni alla vigilia del suo primo campionato in A, degno punto di arrivo di una carriera vissuta sui campi di periferia. Sembrava impensabile che un calciatore professionista potesse coltivare una sconfinata passione per la filosofia, nata ai tempi della Primavera del Chievo Verona quando un suo ex professore l’aveva spinto a non abbandonare ciò che realmente lo appassionava aldilà del calcio giocato. Da Hegel a Feuerbach (“il filosofo che amo di più”), passando per Epicuro e della sua ricerca della felicità, la stessa che un ragazzo normale nato a Parma quasi trent’anni fa aveva trovato nell’inseguire un sogno che appariva irraggiungibile: calcare un giorno i campi della massima serie. Dieci volte capitano della Spal, orgoglio di un popolo che aveva dovuto attendere 49 anni prima di tornare nel calcio dei grandi, 17 presenze infarcite di corsa e contrasti, intelligenza tattica e tecnica niente male per un mediano vecchia maniera. Scivolato in panchina nelle ultime settimane, Mora ha continuato a martellare i suoi compagni, senza far mai mancare il suo apporto dentro e fuori dal campo, dove era evidentemente riconosciuto come una delle anime di uno spogliatoio senza prime donne, nonostante l’ingombrante presenza di un giocatore come Borriello (votatosi pienamente alla causa della Spal a discapito di un passato eccellente).

Il saluto speciale

Nessuna conferenza stampa, nessun saluto verso quei tifosi che in sole due stagioni e mezza l’avevano eletto a furor di popolo simbolo di un miracolo sportivo, prima che capitano. In scadenza di contratto il prossimo giugno, Mora ha scelto di ripartire da La Spezia, alla ricerca di una nuova sfida, esattamente come fanno i professionisti. Non c’è spazio per i sentimenti che pure hanno contraddistinto la sua avventura con la maglia della Spal, niente messaggi d’addio via social, semplicemente perché Twitter o Instagram non fanno parte della vita extracalcistica dell’ex guerriero dall’animo buono. Per salutarlo degnamente, i tifosi della Spal potrebbero decidere di darsi appuntamento a Carpi, teatro del prossimo impegno dello Spezia di Fabio Gallo. Un gesto possibile non soltanto per la relativa vicinanza geografica tra le due città, ma soprattutto per testimoniare tutto l’amore e il profondo rispetto verso un giocatore capace di far parlare sempre e solo il campo, incarnando meglio di chiunque altro lo spirito del professionista. Nessun eccesso, ma solo voglia e determinazione. Mora ricomincia dalla B: ritrovarlo nuovamente ai nastri di partenza del prossimo campionato di A, contribuirebbe a rendere magica la storia di un antidivo divenuto “social”.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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