Fermo per infortunio, Giorgio Chiellini potrebbe tornare nei primi mesi del 2020. È lo stesso difensore centrale della Juventus a dare la notizia «Anno nuovo, sicuro. Febbraio, marzo… dipende. Quando si parla di un infortunio così serio si fanno delle stime perché si va su una media di recupero fisiologica. Ci sono tanti step da fare. Combatto il dolore con il sorriso». L’assenza del centrale si fa sentire con la Juventus che sta gestendo l’impatto di de Ligt nel calcio italiano senza dare all’olandese la possibilità di rifiatare. Catapultato da subito come titolare, manca una guida come Chiellini per dargli fiducia, morale e conoscere tutti gli aspetti più importanti della difesa. Un lavoro già fatto dallo stesso Chiellini insieme a Barzagli quando riuscirono a dare una grossa mano alla crescita di Leonardo Bonucci.
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Il futuro di Giorgio Chiellini
La Juventus sa l’importanza di Giorgio Chiellini dentro e fuori dal campo e sta pensando al rinnovo del suo contratto. Il difensore ha già detto che non pensa al ritiro immediato e la scadenza 2020 non preoccupa. La società bianconera sta pensando ad un rinnovo annuale per il suo capitano. Lo stesso Chiellini si è soffermato sull’ipotesi ritiro e alla Gazzetta dello Sport ha spiegato il suo progetto per il futuro: “Giocherò ancora un paio d’anni, non di più. Poi mi piacerebbe fare una carriera dirigenziale”.
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Il difensore analizza la difficoltà dei calciatori e la presunzione di sapere già tutto una volta concluso con il calcio giocato: “Quando smetti, per i più fortunati tra i 35 e i 40 anni, pensi di sapere tutto del calcio. Però poi entri nel mondo del lavoro in cui quelli che hanno la tua età hanno fatto almeno 15 anni a buon livello e anche se vai un gradino più sotto, trovi gente che ha 10 anni meno di te ma 10 in più di esperienza. Quindi hai un gap da compensare, ne devi essere umilmente consapevole“.
Una riflessione lucida e matura da parte del capitano bianconero che toglie l’ipotesi allenatore, una carriera che non gli appartiene: “Hai un know how importante da un punto di vista calcistico, però devi mettere gli altri tasselli. È come un puzzle, la cornice non conta meno del soggetto, non bisogna avere fretta: un gradino al giorno, come la riabilitazione. Non mi interessa fare l’allenatore. Devono essere sempre più psicologi e leader motivazionali. Sono gestori come può esserlo un amministratore di un’azienda che deve gestire almeno 50 o 60 persone. Non è un tipo di responsabilità che adesso mi sento dentro”.