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Peter White l’intervista al giovane cantante che ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo dal titolo Lunatica, che segue il secondo album della sua carriera: Millisecondi.

Romano, classe 1996, da poco Peter White, nome d’arte dietro cui si cela Pietro Bianchi, ha pubblicato il suo nuovo singolo: Lunatica. Un brano che segue il secondo album della sua carriera, Millisecondi, che ha visto la luce a inizio 2022. Lunatica segna il ritorno in scena di Peter White, pronto dunque a vivere un nuovo capitolo della sua avventura nel mondo della musica. Col cantante abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, ripercorrendo la sua carriera, con un occhio ai temi e alle origini della sua musica e con uno sguardo sui progetti futuri.

Peter White: la strada per Lunatica e il futuro

Ciao Pietro, partiamo proprio dal tuo ultimo lavoro, Lunatica: com’è nato questo brano e di cosa parla?
“Analizzare una canzone è sempre difficile, non parliamo di una forma matematica, ma di un’opera. Non mi pongo molte domande nel mio modo di vivere la musica, quando sento la necessità di scrivere delle cose lo faccio. Questo incontra poi una sensazione a livello di suoni, ad esempio Lunatica nasce da un mio giro di chitarra su cui poi in studio con i miei produttori Niagara e Polare abbiamo lavorato. Il brano è stato scritto in maniera spontanea e in poco tempo. Arriva in un momento particolare, sono appena uscito da una multinazionale, ho lanciato a gennaio il mio secondo disco e non c’è cosa più difficile che ripartire dopo un disco secondo me. Un album chiude un percorso e a lungo ho avuto il timore di scoprire cosa ci sarebbe stato dopo. Si tende a idealizzare un disco o un percorso, ma Lunatica mi ha dimostrato che non bisogna fossilizzarsi su questi dettagli. Ho voluto riprendere la spontaneità della musica, ho sentito il bisogno di scrivere questo pezzo, l’ho fatto e l’ho pubblicato. Abbiamo lavorato moltissimo, tornando a una dimensione più artigianale, simile a quella del mio primo album. Ad esempio io ho disegnato la cover, il mio manager Paolo Canto si è occupato di diffondere il brano e così ha preso vita Lunatica.

Ora torniamo un po’ indietro: com’è nata la tua passione per la musica e quali sono stati i primi passi in questo mondo?
“Ho sempre avuto la passione per la scrittura. Mi è sempre piaciuta anche la musica, alle medie ho studiato chitarra classica, come fanno un po’ tutti quelli che cercano di avvicinarsi a questo mondo. Inizialmente però scrivevo ma non in ambiti musicali. Poi dalla fine del liceo mi sono avvicinato al mondo del freestyle e del Type Beat e unendo ciò alla mia passione per la scrittura ho iniziato a scrivere musica, ma solo per me stesso e per i miei amici. L’ingresso nel mondo della musica è arrivato dall’incontro con G Ferrari, che ha prodotto Birre Chiare, quella che potremmo definire la mia prima canzone, e da lì le cose sono diventate molto più serie. Al tempo ero studente di architettura, ma le cose sono iniziate ad andare bene nella musica ed è arrivata la proposta del primo contratto discografico con Sugar. Da lì la musica è diventata il mio mestiere, ma tutto è molto cambiato. Io ho cercato di tenere il mio team e lo faccio tutt’ora, Paolo è il mio manager da sempre e ci conosciamo dalle elementari, anche con Polare e Niagara il percorso è stato lungo. Da quel momento poi ho cominciato a studiare maggiormente musica, canto, insomma è diventato un lavoro a 360 gradi. Non mi sono mai piaciuti però di questo mondo i doveri di mercato e credo che ciò sia la mia forza e il mio difetto allo stesso tempo”.

Nel 2019 è arrivato il tuo primo album, Primo appuntamento, che ha seguito singoli di successo come Birre chiare e Narghilè: com’è stato pubblicare il primo cd?
“Io associo molto le canzoni a un periodo e questo credo sia la forza della musica: il saper ricordare un determinato periodo. Primo appuntamento mi riporta a un periodo bellissimo, il primo disco era un’esigenza artistica, il coronamento di un percorso. Primo appuntamento è il disco che ha gettato le basi della mia carriera”.

A un anno dall’uscito del tuo primo cd è arrivata la pandemia: come hai vissuto questo periodo particolarmente difficile per il mondo dello spettacolo?
“Male, sfido chiunque a dire il contrario. Ci sono stati comunque dei periodi importanti a livello artistico, nelle mie canzoni tratto molto della mia quotidianità e chiaramente la pandemia l’ha cambiata molto. Soprattutto nel primo periodo di lockdown ho avuto interessanti spunti dalla nuova quotidianità che si era creata, poi però a lungo andare la vena artistica un po’ appassisce in queste condizioni. Inevitabilmente la pandemia accentua il lato un po’ nostalgico dell’arte, per fortuna poi c’è stata la riapertura che è stata vissuta con grandissimo entusiasmo. La cosa più bella è stata tornare in studio, mi sono mancati moltissimo i momenti di condivisione”

Nel 2022 è arrivato il secondo album, Millisecondi: affinità e differenze tra i due album?
“Questo è un commento che secondo me devono fare di più gli ascoltatori. È difficile per me analizzare le differenze, i due dischi sono lo specchio del mio percorso, dei miei cambiamenti. Credo che Millisecondi sia un disco più maturo, soprattutto dal punto di vista armonico e melodico, c’è più studio a livello musicale. È però anche stato un disco vissuto con meno leggerezza rispetto a Primo appuntamento”.

La scena romana negli ultimi anni si è dimostrata particolarmente viva e si è distinta con molti artisti, come Carl Brave o Gazzelle, che hanno messo Roma al centro della loro musica. Anche nelle tue canzoni ci sono molti riferimenti a Roma: quanto peso ha questa città nella tua musica?
“Tanto, è sicuramente il teatro della mia vita. Non è però l’unico fondale delle mie storie. A me piace tantissimo viaggiare, in Primo appuntamento ad esempio ci sono tanti altri sfondi, basti pensare a Torino o a canzoni come Gondola o Baci alla Française. Con Roma c’è un rapporto di amore e odio, è una città che si ama alla follia, ma è anche fatiscente, abbandonata a sé stessa, ha un fascino leggermente decadente. Roma è una città enorme ed è situata al centro, è in continuo fermento. Possiamo definire Roma un eterno fine agosto al mare, con quel fascino nostalgico che trasmette”.

Hai avuto il piacere di lavorare già con altri artisti come Gemello e gli Zero Assoluto: c’è qualche artista in particolare con cui ti piacerebbe realizzare un featuring?
“Ci sono tanti artisti che mi piacciono. Non sogno la notte di fare featuring, però ci sono molti cantanti bravi. A me ad esempio piacciono molto Fulminacci e Brunori Sas, in generale sono affascinato dalla scuola cantautoriale. Ci sono tanti artisti forti nella scena di oggi, da Coez a Franco e Carl Brave, vedremo cosa succederà in futuro”.

Quali sono i tuoi punti di riferimento nella musica? Artisti a cui ti ispiri o di cui ti piacerebbe ripercorrere le orme.
“Io penso di essere nato nella decade sbagliata, avrei dovuto fare musica negli anni ’70. Sono molto attaccato alla parte di scrittura e registrazione della musica, l’immagine non mi interessa molto. Anche per questo mi piace molto il cantautorato, una realtà in cui l’immagine era subordinata alla musica, non preponderante come oggi. Sicuramente i miei punti di riferimento sono i grandi cantautori, da De Gregori a Gaber, De André e così via. Mi piacciono tantissimo il soul, l’R&B, l’unico mio limite è la musica contemporanea americana, ma principalmente per l’ostacolo della lingua”.

Portaci un po’ nella quotidianità della tua musica: com’ nato il tuo team?
“All’inizio ho lavorato con G Ferrari, poi ho avuto modo di entrare in contatto con altri produttori, con cui però la collaborazione non è continuata. Con loro ho realizzato Lollipop e Narghilè e dopo queste canzoni ho cominciato a fare i live. Mi serviva dunque un dj e alla festa del mio liceo ho conosciuto un ragazzo che faceva il dj e quindi gli ho proposto di fare qualcosa insieme. Quel ragazzo era Niagara, ha cominciato a fare il dj in alcune date e poi mi ha rivelato che il suo sogno era quello di produrre. Abbiamo dunque deciso di provare e abbiamo fatto Mezze stagioni. Da qui abbiamo deciso di continuare e Niagara ha preso la stanza proprio a fianco di quella di G Ferrari, il mio primo produttore. Abbiamo intrapreso un percorso insieme e a noi si è unito Polare, che nel primo album ha solo suonato la chitarra e piano piano è diventato il mio secondo produttore. Così si è formato il mio team, condividere lo stesso luogo è stato molto importante, abbiamo passato giornate intere insieme, lavorando e divertendoci tantissimo”.

Dopo Lunatica, quali sono i prossimi progetti in cantiere?
“Lunatica è uno spartiacque. Ora dovrà fare i conti con me stesso e con la musica e l’obiettivo è di non porsi troppi limiti. Sto scrivendo, ho delle canzoni pronte, vedremo cosa succederà”.

 

Danilo Budite

Romano, classe 1995. Una laurea in editoria e scrittura e tanta voglia di raccontare il mondo che mi circonda