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L’ultimo samurai è un film del 2003 diretto da Edward Zwick, con Tom Cruise nei panni di un soldato americano nel Giappone feudale. Scopriamo la storia vera

Cosa ci fa una giubba blu nel Giappone dei samurai di fine Ottocento? Beh, è questa la storia de L’ultimo samurai di Edward Zwick (Glory, Vento di passioni), candidato a quattro premi Oscar e tre Golden Globe. Tom Cruise interpreta Nathan Algren, un ex capitano dell’esercito statunitense reduce dalle guerre indiane, che accetta di andare in Giappone per addestrare le nuove truppe dell’imperatore Meiji, impegnate a sedare una rivolta di samurai. Algren viene catturato in battaglia dai samurai, che nonostante il loro stile di combattimento apparentemente fuori dal tempo si rivelano ottimi guerrieri, ma il comandante Katsumoto (Ken Watanabe) decide di rispiarmiarlo. Lentamente, Algren si lega alla cultura tradizionale giapponese e al codice del Bushido, viene addestrato come un samurai a e finisce a combattere al fianco di Katsumoto nella disperata ribellione contro il potere imperiale. L’ultimo samurai è stato un film di grande successo, e ovviamente si ispira a fatti realmente accaduti: vi raccontiamo la storia vera del film.

L’ultimo samurai storia vera

Per capire la storia vera dietro L’ultimo samurai bisogna identificare prima di tutto lo sfondo storico dietro il film che è abbastanza evidente. Affonda le radici nella complessa storia del Giappone ottocentesco. In quel momento, il paese del Sol Levante veniva da secoli di governo tradizionalista militare, il cosiddetto Shogunato, che aveva rappresentato l’epoca d’oro dei samurai. Fin dal Seicento, il Giappone si era chiuso al commercio con gli occidentali, per evitare che questi prendessero rapidamente il controllo del paese (su questi fatti, è interessante seguire ad esempio il film Silence di Martin Scorsese, del 2016), come stava succedendo in Cina. Ma nel 1953 il commodoro statunitense Matthew Perry aveva di fatto imposto al Giappone la riapertura dei commerci con gli occidentali, dietro minaccia di aggressione da parte della sua flotta. Tutto ciò aveva portato alla crisi del potere dello Shogun, con l’imperatore Osahito che ne approfittò per riprendere il controllo del Giappone (da secoli gli imperatori erano solo figure istituzionali senza alcun potere concreto): iniziò così la Restaurazione Meiji. Ne nacque però un conflitto con i lealisti dello Shogun, ovvero i tradizionalisti legati all’elite militare dei samurai, e tra il 1868 e il 1869 si combattè la guerra Boshin, che vide la vittoria delle forze imperiali. Sotto il nuovo imperatore Matsuhito, il Giappone avviò un forte processo di modernizzazione e occidentalizzazione, sia a livello di costumi che di economia (si passò dall’agricoltura all’industria) che a livello militare. Tutto ciò scontentò ancora di più i vecchi samurai, che nel 1877 si ribellarono nuovamente nella regione di Satsuma, nell’estremo sud del Giappone, cercando di costringere l’imperatore a una svolta tradizionalista. L’ultimo samurai è ambientato ufficialmente durante la ribellione di Satsuma, anche se per la verità la trama mescola assieme a questi eventi anche la precedente guerra Boshin.

L’ultimo samurai chi è nella realtà

Ovviamente, gli eventi narrati nel film sono molto liberamente ispirati a quelli realmente accaduti, partendo dal fatto che il simbolo dei samurai ribelli qui è il personaggio fittizio di Katsumoto, mentre nella realtà il vero leader della ribellione di Satsuma fu Saigo Takamori. L’ultimo samurai ha ovviamente sollevato molte discussioni all’epoca per il fatto di essere ben poco aderente alla realtà: l’idea romantica che i samurai ribelli lottassero per un Giappone più puro, libero dall’influenza straniera e capitalistica, è molto ingenua; il vero motivo della ribellione fu che la Restaurazione Meiji sottraeva loro i larghissimi privilegio di casta che aveva sul resto della popolazione. Il personaggio di Nathan Algren, interpretato da Tom Cruise, è chiaramente inventato dallo scrittore John Logan, autore del soggetto del film e co-sceneggiatore. Tuttavia, la presenza occidentale nel Giappone Meiji era veramente molto forte, e si stima che circa 2.000 occidentali collaborarono col governo imperiale durante questo periodo: molti erano statunitensi, ma la maggior parte erano in realtà britannici, e c’erano anche molti olandesi, francesi, tedeschi e pure qualche italiano. La figura di Algren pare essere ispirata vagamente a quella di Jules Brunet, esperto militare francese che combatté assieme ai samurai contro le forze imperiali durante la guerra Boshin, per poi tornare in Francia dopo la caduta dello Shogun. Un personaggio quindi molto diverso da quello de L’ultimo samurai, dato che prese parte al conflitto precedente e che non lavorò mai per l’imperatore: Brunet fu chiamato in Giappone per addestrare le truppe dello Shogun alle tattiche militari europee, e rimase al suo fianco durante la guerra, probabilmente perché era stato pagato per farlo.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno