The Terminal storia vera che ha ispirato il film con Tom Hanks

The Terminal storia vera che ha ispirato il film con Tom Hanks

The Terminal è un film del 2004 diretto da Steven Spielberg, con Tom Hanks protagonista. Molto apprezzato da pubblico e critica, è tratto da una storia vera.

Uno dei film più noti e apprezzati di Steven Spielberg, con un indimenticabile Tom Hanks protagonista. In The Terminal, Viktor Navorski è un immigrato che arriva finalmente negli Stati Uniti dalla Krakozhia, solo per scoprire che mentre era in volo nel suo paese si è verificato un colpo di stato, e il nuovo governo non viene riconosciuto come legittimo da Washington. Un intoppo burocratico che rende impossibile per Viktor ottenere l’accesso sul suolo americano. L’uomo rimane così bloccato dentro il terminal dell’aeroporto JFK di New York. Un racconto che usa i toni della commedia, quasi favolistici, per descriere in realtà i problemi degli Stati Uniti, la sua politica migratoria e lo scontro di un uomo comune con la burocrazia di un paese straniero. La realtà, insomma, del sogno americano, prima che i problemi migratori e di accoglienza diventassero argomento delle prime pagine dei giornali. Il soggetto è di Andrew Niccol e Sacha Gervasi, con quest’ultimo che ha poi scritto la sceneggiatura assieme a Jeff Nathanson, ma in realtà dietro The Terminal c’è una storia realmente accaduta.

The Terminal Tom Hanks nella realtà

Ovviamente, la Krakozhia non esiste né è mai esistita nella realtà. L’idea di The Terminal era quella di creare una nazione immaginaria per non avere problemi internazionale né offendere qualcuno, così è stato creato questo finto stato. Dalle poche cose che si dicono nel film, appare chiaro che si tratti di un paese dell’Europa dell’Est, sorto presumibilmente dopo la caduta del comunismo. Dal tg notiamo che i confini della Krakozhia sono quelli della Macedonia del Nord, il passaporto assomiglia a quelli bielorussi, e la lingua parlata mescola il bulgaro e il russo. La vera storia che ha ispirato The Terminal, però, non riguardava un’oscura repubblica post-sovietica dell’Europa orientale, ma bensì un più noto paese del Medio Oriente, l’Iran. Il vero Viktor Navorski si chiamava in realtà Mehran Karimi Nasseri: negli anni Settanta provo a entrare nel Regno Unito come rifugiato politico, in fuga dal regime dello scià Reza Pahlavi, ma non fu accolto, e così ripiegò sul Belgio, dove la sua richiesta ebbe maggior fortuna (anche se solo dopo diversi anni, nel 1981). Ottenuti i documenti, cercò di entrare nuovamente nel Regno Unito, sostenendo di dover cercare la sua madre naturale, un’infermiera scozzese, ma per qualche motivo aveva inviato i suoi documenti all’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, a Bruxelles, sperando così di non essere rimpatriato in Belgio. Il piano fallì: il Regno Unito lo respinse e, in assenza di documenti sotto mano, anche il Belgio. Entrò così da clandestino in Francia: venne inizialmente arrestato e condannato a tre mesi di prigione, ma quando uscì fece perdere le sue tracce per circa tre anni.

Nell’agosto del 1988 Nasseri ricomparve nell’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, dove cercò di prendere un aereo per andare (di nuovo) nel Regno Unito: a quel punto si scoprì che non aveva i documenti in regola, e non gli fu concesso di prendere l’aereo né di rientrare sul territorio francese senza essere arrestato. Così, Nasseri rimane a vivere nel terminal 1 dell’aeroporto parigino. La storia di The Terminal, quindi, inizia qui, e si è scelto di semplificarla molto, a causa dei vari complicati problemi burocratici che incontrò Nasseri. Un’altra cosa che cambia dalla storia vera al film, è che in realtà Mehran Karimi Nasseri non era del tutto sano di mente: già da qualche anno aveva preso a negare la sua vera identità, sostenendo di chiamarsi Sir Alfred Mehran e di non essere cittadino iraniano. Raccontò molti dettagli della sua vita che si rivelarono falsi (tipo che era stato esiliato negli Settanta dal regime dello scià) o comunque difficilmente credibili (come quello sulla madre scozzese). Ha vissuto nel terminal 1 dell’aeroporto De Gaulle fino al 2006, quando è stato ospedalizzato a causa di un’intossicazione alimentare. Una volta dimesso, la Croce Rossa francese lo ha sistemato prima in un hotel vicino all’aeroporto, e poi, dal 5 marzo 2007, lo ha trasferito in una casa d’accoglienza nel XX Arrondissement di Parigi. Più di recente, Nasseri era però tornato a vivere all’aeroporto, anche se stavolta nel terminale 2F. Poche settimane dopo, il 12 novembre 2022, Mehran Karimi Nasseri è morto proprio all’aeroporto De Gaulle a causa di un infarto miocardico acuto, all’età di 77 anni.

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