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Il colore della libertà è un film del 2020 diretto da Barry Alexander Brown e prodotto da Spike Lee, basato sulla vera storia di Bob Zellner. Come sono andate davvero le cose.

Nell’Alabama del 1961, il giovano figlio di un pastore metodista inizia ad avvicinarsi al movimento per i diritti civili degli afroamericani, diventano un membro sempre più attivo della loro lotta e scontrandosi con la ritrosia e l’odio di gran parte della popolazione della sua città. È questa la trama de Il colore della libertà (titolo originale: Son of the South), film del 2020 diretto da Barry Alexander Brown, storico montatore delle opere di Spike Lee, che qui appare come produttore della pellicola. Nel cast compaiono Lucas Till (MacGyver), Lucy Hale (Pretty Little Liars), Julia Ormond (The Walking Dead: World Beyond) e Sienna Guillory (Fortitude).

Scritto dallo stesso regista Barry Alexander Brown, il film è in realtà tratto dal libro The Wrong Side of Murder Creek, pubblicato nel 2008 ma inedito in Italia. L’autore del libro è Bob Zellner, ovvero il protagonista de Il colore della libertà interpretato da Lucas Till, e l’opera rappresenta la sua autobiografia. Durante gli anni universitari trascorsi all’Huntingdon College di Montgomery, in Alabama, all’epoca frequentato solo da studenti bianchi, svolse una ricerca di sociologia assieme ad altri quattro colleghi studenti sulle possibili soluzioni alla questione razziale nel Sud. Zellner e i suoi colleghi pensarono di intervistare Martin Luther King e Ralph Abernathy, ma il loro professore consigliò invece di fare la ricerca parlando solo con bianchi. Fu in quel momento che Zellner iniziò ad avvicinarsi al movimento afroamericano per i diritti civili, entrando proprio nel 1961 nel Student Nonviolent Coordinating Committee, del quale divenne il primo segretario locale bianco. I fatti raccontati nel film Il colore della libertà seguono in maniera piuttosto fedele i reali accadimenti della sua vita in quel particolare periodo storico.

Il colore della libertà Bob Zellner nella realtà

Bob Zellner, al secolo John Robert Zellner, è nato il 5 aprile 1939 in Florida, in una famiglia di suprematisti bianchi: sia il padre che il nonno erano infatti membri del Ku Klux Klan. Suo padre lasciò però il KKK dopo aver combattuto in Europa nella Seconda guerra Mondiale, non condividendo più le posizioni antisemite del movimento, e per questa decisione venne diseredato dal proprio genitore.

Grazie al suo lavoro accademico e di attivista per i diritti civili, Zellner divenne molto noto fin dagli anni Sessanta, ricevendo anche minacce e intimidazioni da parte del KKK. Nel corso della sua attività, soprattutto in quel periodo, ha subito anche varie aggressioni ed è stato più volte arrestato per aver preso parte a manifestazioni di protesta. Il suo rapporto con lo Student Nonviolent Coordinating Committee è però terminato nel 1966, quando l’associazione decise di espellere tutti i membri bianchi, così passò al Southern Conference Educational Fund, continuando la sua attività politica. Non si è occupato unicamente di diritti degli afroamericani, ma ha anche lavorato a un progetto di sindacalizzazione degli operai nel Mississippi, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta.

Nel 1993 ha ottenuto un PhD presso la Tulane University, e successivamente ha iniziato a lavorare presso la Long Island University, insegnando la storia del movimento per i diritti civili. Nel 2008 ha pubblicato l’autobiografia Side of Murder Creek: A White Southerner in the Freedom Movement, e in seguito si è trasferito in North Dakota, dove nel 2013 è stato nuovamente arrestato durante una protesta politica. Bob Zellner è stato sposato due volte: a partire dal 1963 con Dorothy Zellner, che ha collaborato con lui a vari progetti di attivismo, e successivamente con Linda Miller.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.