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Per un pugno di dollari è uno dei film italiani più famosi, capostipite degli spaghetti western e capolavoro di Sergio Leone. Pochi sanno però che si tratta di un remake.

Pochi film hanno inventato e anche ridefinito i generi come Per un pugno di dollari, capolavo del 1964 firmato dall’allora 35enne regista romano Sergio Leone, alla sua seconda pellicola dopo Il colosso di Rodi (1961). Con quest’opera, Leone andò a costruire quello che sarebbe poi divenuto il modello di riferimento del cosiddetto spaghetti western, o western all’italiana, un sottogenere che ridefinì i canoni dei vecchi western americani di John Ford e John Wayne. Western più sporchi, senza eroi e con personaggi crudi, eppure sempre con un certo lirismo e un’epica tutti loro. Primo capitolo della cosiddetta Trilogia del Dollaro (con Per qualche dollaro in più, del 1965, e Il buono, il brutto, il cattivo, del 1966), lanciò la carriera d’attore dello statuitense Clint Eastwood.

La trama è abbastanza semplice: Joe, un pistolero solitario, arriva in una cittadina al confine tra Stati Uniti e Messico, governata da due famiglie rivali, e decide di fare il doppio gioco per metterle l’una contro l’altra, così da trarne il massimo profitto. Le cose, però, non si metteranno benissimo una volta scoperto, e questo condurrà a un’epico scontro risolutivo nel finale. Pochi sanno che questa storia, però, non era originale, nonostante Sergio Leone si fosse attribuito la paternità del soggetto, scrivendo poi la sceneggiatura assieme a Duccio Tessari e Fernando Di Leo. Per questo, ancora oggi Per un pugno di dollari viene spesso indicato (anche se impropriamente) come un remake: il film originale era una pellicola straniera all’epoca poco conosciuta, ma col tempo divenuta un oggetto di culto al pari del film di Leone.

Stiamo parlando di Yojimbo, un film giapponese diretto nel 1961 da Akira Kurosawa e uscito in Italia col titolo di La sfida del samurai. Non si tratta ovviamente di un western, ma di uno jidai-geki, ovvero un film di samurai. La trama è quasi identica a Per un pugno di dollari: un ronin arriva in una cittadina controllata da due yakuza (cioè, due gangster) e si mette a fare il doppiogioco per guadagnarci, finendo però per essere scoperto. Il film era stato presentato al Festival di Venezia, dove il protagonista Toshiro Mifune vinse il premio come miglior attore, e fu probabilmente in quell’occasione che Sergio Leone ne scoprì l’esistenza, decidendo di farne un remake. Infatti, nonostante la presentazione a Venezia La sfida del samurai era rimasto sostanzialmente sconosciuto tra il pubblico italiano. Il problema fu che né Leone n il suo produttore chiesero il permesso a Kurosawa.

Per un pugno di dollari e La sfida del samurai cosa successe dopo

Kurosawa e il suo produttore fecero causa alla produzione di Per un pugno di dollari, cosa che contribuì al ritardo dell’uscita del film negli Stati Uniti. Alla fine, il regista giapponese vinse la disputa, vedendosi riconoscere il 15% dei guadagni di Un pugno di dollari in Giappone: in seguito, confessò di aver guadagnato di più da questo che da qualsiasi altro suo film. Va detto che all’epoca Kurosawa era già un regista di fama mondiale, grazie a capolavori come Rashomon (1950), I sette samurai (1954) e Il trono di sangue (1957). Inoltre, già un suo film aveva avuto un remake occidentale, stavolta a livello ufficiale, ma sempre in un western: nel 1960 era uscito infatti I magnifici sette, remake de I sette samurai. Da allora, i giochi di rimandi, citazioni e ispirazioni tra film di samurai e film westen sono divenuti frequentissimi. Ne sono un ottimo esempio il nipponico Sukiyaki Western Django di Takashi Miike (2007) e il coreano Il buono, il matto, il cattivo di Kim Ji-woon (2008.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.