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In uno dei momenti più importanti della stagione la nave di Mauricio Pochettino ha iniziato inverosimilmente ad imbarcare acqua. Lo ha fatto in una fase critica non tanto per il cammino singolo della squadra ma per la corsa asfissiante e senza limiti delle due di Manchester, del Chelsea, del Liverpool e dell’Arsenal. Il Tottenham ha subìto un arresto abbastanza incredibile in un momento in cui tutto sembrava andare bene e poco importa se alcuni già avevano sottolineato la palpabile dipendenza dai soli gol di Kane e dalle prestazioni di Alli: nonostante i due inglesi abbiano contribuito in ogni modo alle fasi realizzative della squadra, un calo fisico-mentale nelle prestazioni degli Spurs è emerso a vista d’occhio. L’ultima uscita degli uomini di Pochettino è stata una roboante vittoria contro lo Stoke City per 5-1 che ha permesso al tecnico argentino di rimettersi in sesto e riallacciarsi la cravatta dopo aveva raccolto la miseria di soli due punti in tre partite. Un pareggio sfortunato contro il West Bromwich 1-1 a Wembley, la pesante sconfitta contro il nuovo Leicester di Lucien Favre e un pareggio in trasferta contro il Watford. Questo trittico di risultati negativi ha trascinato gli Spurs fuori dalla parte nobile della classifica relegandoli in sesta posizione, praticamente esclusi da ogni possibilità di qualificazione europea. Un bugiardo passato recente che iniziava dopo la vittoria in trasferta contro il Borussia Dortmund e finisce, finalmente per Kane, nel 5-1 di Wembley contro lo Stoke City o più nello specifico nello 0-3 di Champions in trasferta all’Apoel. La battuta d’arresto è stata significativa per fare un check up generale e permettere a Pochettino di analizzare quello che non era andato bene nella positiva prima parte di stagione, i cui mali, sfortunatamente, sono emersi tutti a fine novembre. Per febbraio l’urna di Nyon ha assegnato ai londinesi quell’estremo simbolo di pragmatismo italiano che è la Juventus, una squadra attualmente superiore in termini tecnici ma le cui defaillances, evidentemente enfatizzate dall’attuale terzo posto dei bianconeri in Italia, fanno ben sperare l’ex allenatore di Southampton e Espanyol.

Tottenham, cosa va bene

Sarebbe troppo facile definire il Tottenham di questa stagione basandosi soltanto su quelle grandi partite che allo stadio mainstream hanno dipinto gli Spurs come una delle migliori realtà calcistiche europee. Nonostante due delle migliori prestazioni del Tottenham si siano concretizzate proprio nell’utilizzo della difesa a tre – le sfide vinte in Champions contro Real Madrid e Borussia Dortmund – il modulo più usato e meglio garante per certi versi è decisamente il 4-2-3-1, con tutte le sue varianti (3-4-2-1, 3-5-2, 4-3-2-1).

La formazione del Tottenham contro lo Stoke City: il classe 96′ Winks rileva Dier, spostato come centrale

Per capire Pochettino e la sua impostazione equilibratamente offensiva non si può che partire dal suo interprete fondamentale, colui che dopo il centravanti Harry Kane è l’uomo più essenziale di tutto l’edificio tattico: il trequartista. Sia da solo che accompagnato verso il centro del campo da un corrispettivo sull’altro lato, il trequartista è l’elemento che aiuta la manovra a svilupparsi dai 60 metri che abitualmente le ripartenze del Tottenham richiedono; un sostanziale epicentro tecnico che non solo catalizza l’aggressione avversaria sui suoi movimenti, ma al contempo permette una fluidità di gioco sulle fasce laterali e una migliore gestione della sponda effettuata della punta.

Son si trova a dialogare con l’esterno venendo a prendere palla verso il lato destro prestandosi come vertice.

I vari Eriksen, Son o Dele Alli sono praticamente dei trequartisti che si allargano o arretrano in base a dove l’azione si sviluppa, e se Dele Alli lo si può trovare a posizionarsi come riferimento per assistere il mediano, allo stesso modo Son può trovarsi a dialogare con Aurier sulla fascia. Insomma capire il Tottenham non è soltanto scoprire le immense qualità di Kane ma anche saper leggere nelle piccole cose la gestione di Pochettino di questo ruolo delicato che è il trequartista. Per il resto poco da aggiungere sull’organizzazione universale del Tottenham che lega la costruzione dai centrali molto esperti (Vertoghen e Alderwield, ma occhio al giovanissimo Sanchez, ex Ajax), una mediana solida ma con ottimi picchi tecnici (Dembelè e Dier) e un reparto offensivo che dopo essere arrivato primo nel girone di Champions e ad aver segnato 39 delle 52 reti complessive degli Spurs non ha bisogno di ulteriori presentazioni. Tra l’altro a Wembley gioca anche una vecchia conoscenza dei tifosi juventini, quel Fernando Llorente che a Torino ricorderanno per essere un giocatore volenteroso ma che difficilmente avrebbe potuto vestire una maglia da titolare in quella Juventus.

Tottenham, cosa non va

A tanti elogi corrispondono necessariamente anche delle critiche oneste e approfondite, perchè se è vero che il Tottenham di questa stagione è una mostruosa macchina da gol che ha annichilito in 90′ Liverpool, Real Madrid e Borussia Dortmund ecco che subito emergono le pesanti statistiche nelle sfide con le grandi squadre. Per Pochettino ci sono da archiviare sconfitte contro Chelsea (1-2), Manchester United (1-0) e Arsenal (2-0), con il City che arriverà a Wembley questo sabato. Non c’è dubbio che ad una limpida e raffinata qualità offensiva non corrisponde una tranquilla situazione difensiva, dove se la forza fisica permette di stare tranquilli sulle palle inattive (solo il 34% delle reti vengono da calci piazzati) tuttavia l’asset retrogradato ha dei problemi nel confronto in velocità. Come evidenziato molto bene dai gol di Salah in Tottenham-Liverpool e dalle numerose ripartenze di Lacazette nel derby con l’Arsenal, i centrali entrano in affanno quando sono sfidati in campo aperto o devono leggere un taglio.

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Di fatto quella degli Spurs è una difesa massiccia ma non troppo elastica, e non è un caso che l’introduzione nei titolari di Sanchez abbia aiutato Pochettino a equilibrare la fase difensiva con un innesto che sappia muoversi più rapidamente di chiunque sia l’altro centrale. La Juventus troverà un Tottenham che proverà a giocare a calcio consapevole della forza dell’avversario, che Pochettino non sottovaluterà mai nonostante la vittoria estiva in amichevole. Agli Spurs una qualificazione ai quarti manca dalla stagione 2010-2011, per intenderci, dai tempi di Gareth Bale, e dopo cinque anni di continue retrocessioni in Europa League l’allenatore argentino vuole riportare il suo Tottenham dove pochi altri si sono spinti.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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