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Napoli-Lecce non è stata soltanto l’ennesima gara atta a certificare la crisi degli azzurri in questa stagione. Il San Paolo ha fatto da palcoscenico a chi, come Gianluca Lapadula, la Serie A l’aveva conquistata dopo averla solo immmaginata e sfiorata in passato. Proprio lui, che il Napoli aveva individuato come rinforzo in attacco per il post Higuain, ha gelato Fuorigrotta con una doppietta decisamente inaspettata quanto incredibilmente decisiva. Due gol che aprono nuove prospettive nei confronti di un attaccante che, ancora oggi, non sembra aver mostrato il suo vero volto.

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Alla ricerca del vero volto di Gianluca Lapadula

Dopo una carriera costruita su presenze e gol nelle serie minori, da qualche anno Lapadula si è stabilito consecutivamente in Serie A. L’impatto con la massima serie non è stato però divino come ci si aspettava da un calciatore che, in Serie B, nella stagione precedente aveva segnato più di 30 gol con la maglia del Pescara.

Il peso del cambio di categoria ha influito su un ragazzo arrivato in Serie A troppo “vecchio” e, dunque, con poco tempo per incidere. La singola stagione in un Milan lontano da fasti antichi ma non disastrato non aveva fatto gridare al miracolo. C’è però da dire che, con i suoi 8 gol stagionali, Lapadula si era comunque fatto ben volere dai tifosi rossoneri, che apprezzavano il centravanti italiano per l’impegno profuso in mezzo al campo. A conti fatti, però, lo stesso Lapadula – che, mostrando personalità, ebbe l’ardire di prendere il maledetto numero 9 che sta mietendo vittime al Milan nel post Inzaghi – faceva fatica a star dietro a uno dei peggiori Bacca degli ultimi anni, riuscendo raramente a stabilire una vera e propria concorrenza per lui (tanto è vero che il Milan darà il benservito a entrambi nel mercato estivo).

Lapadula, la delusione genoana e la ricerca della meritocrazia

Dopo un primo anno di ambientamento, dunque, Lapadula cercava conferme con la maglia del Genoa. Se possibile, il percorso in rossoblu è stato ancora più deludente e tortuoso. Non solo per la poca continuità e le pochissime reti segnate (soltanto 8 in 2 stagioni) ma anche per l’hype che il ragazzo si portava dietro. La dimensione del Genoa di questi anni è certamente molto più vicina a un’esperienza non troppo complicata da affrontare. Lapadula doveva essere il faro dell’attacco del Genoa, aveva preso – a proposito di numeri – anche il 10. L’esperienza all’ombra di Marassi è stata però un disastro poco annunciato.

Lapadula

Lapadula esulta con la maglia del Genoa

Il prestito al Lecce sta però rimescolando le carte in tavola. A Lapadula manca un solo gol per eguagliare il suo “record” di segnature in una stagione di A con il Milan. Liverani ne ha fatto l’attaccante principe di un Lecce che gioca bene rispetto a una neo-promossa standard, certo, ma che resta pure una squadra in cui bisogna garantire corsa, ripiegamenti, grinta. Tutte qualità che Lapadula, un mediano prestato all’attacco, sembra possedere. Certamente va sottolineato anche come il Lecce, rispetto alle maglie vestite in precedenza, rappresenti una sfida con meno pressioni e con tutto da guadagnare. Lo stesso Lecce che, a conti fatti, resta la squadra più “Serie B” in cui ha militato Lapadula in Serie A.

Difficile dunque riuscire a inquadrare un attaccante come Gianluca Lapadula. Che si sbatte tanto e bene, certo. Che risulta molto generoso, oltre a fare qualche gol bello e decisivo e tanto lavoro per la squadra. Ma che, al tempo stesso, non è mai andato in doppia cifra in Serie A nonostante 4 stagioni consecutive e 30 anni compiuti.

Forse Lapadula non riuscirà mai a svelare il suo vero volto e sarà impossibile capire quale faccia della medaglia possa prevalere. Di certo questa stagione può essere quella in cui si cerca di rispondere una volta per tutte alla domanda “Gianluca Lapadula merita di giocare in Serie A?”. Per dare un senso a un attaccante che ha comunque sudato tanto per arrivare in massima serie. E che, in effetti, sta dando tutto sé stesso per meritare una categoria non proprio tagliata su misura.

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Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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