La Traviata testo trama e significato
La Traviata è una delle opere più note di Giuseppe Verdi: andiamo a scoprire di cosa parla e qual’è il suo significato. Ecco il testo completo dell’opera.
Parte della cosiddetta Trilogia popolare di Giuseppe Verdi (assieme a Il trovatore e Rigoletto), La Traviata è un’opera lirica in tre atti, con musiche composte dal celebre artista emiliano su libretto di Francesco Maria Piave. La prima rappresentazione assoluta dell’opera è andata in scena il 6 marzo 1853 presso il Teatro La Fenice di Venezia.
Scopriamo tutte le informazioni fondamentali su questo celebre capolavoro del teatro italiano, a partire dalla trama fino al suo significato e anche al testo completo dello spettacolo.
La Traviata: trama dell’opera
La Traviata è tratta dall’opera francese La signora delle camelie, trasposizione teatrale che Alexandre Dumas (figlio) fece del suo romanzo omonimo del 1848. La trama si svolge a Parigi, dove la cortigiana Violetta Valery si dedica a una vita dissoluta tra mille festeggiamenti e lussi, che però gravano sempre più sulla sua salute (è infatti ammalata di tisi). Durante una festa, l’amico Gastone le presenta Alfredo Germont, che presto le confesserà il suo amore. Violetta non pensa di poter corrispondere quel sentimento, ma dona ad Alfredo una camelia, dicendo di fare ritorno da lei quando sarà appassita, il giorno seguente.
Tuttavia, l’amore sboccerà anche nella scettica signora, che si trasferirà a vivere in campagna con Alfredo, cambiando completamente vita. Una vita più umile: il giovane uomo, infatti, è pieno di debiti, a cui Violetta deve far fronte vendendo i propri aver. Alfredo se ne vergogna, e decide di tornare a Parigi per saldare i suoi conti. Mentre è via, alla casa giunge suo padre, Giorgio Germont, che spiega a Violetta che l’unione tra i due non può funzionare: a causa della reputazione della donna, il nome dei Germont è messo in imbarazzo, e la sorella di Alfredo non può così convolare a giuste nozze. Affranta, Violetta capisce e se ne va, lasciando una lettera per Alfredo in cui confessa di avere nostalgia della sua vecchia vita.
Fuori di sé per la rabbia dopo aver letto le parole della sua amata, Alfredo decide di non ascoltare il genitore – che lo invita a tornare alla casa di famiglia in Provenza – e di raggiungere Violetta a Parigi, alla festa dell’amica Flora. Lì, Alfredo e Violetta si scontrano, con lei che gli mente, dicendogli di amare il barone Douphol, suo vecchio protettore; il giovane, furente, la umiliadavanti a tutti.
Nel terzo atto de La Traviata, incontriamo Violetta molto malata e ormai prossima alla morte. Una lettera di Giorgio Germont, però, le rivela che l’uomo ha detto tutta la verità al figlio, che ora sta tornando a Parigi per incontrarla. Alfredo farà giusto in tempo a rivedere la sua amata un istante, prima che lei muoia.
La Traviata: significato dell’opera
Il titolo dell’opera di Verdi mette bene in chiaro il senso che il compositore italiano intendeva dare alla sua opera: La Traviata è appunto Violetta, “traviata” in quanto uscita dalla retta via, dedicandosi a una vita di vizi e immoralità. Il messaggio, però, è di una possibile redenzione, che passa dall’amore per Alfredo.
Nonostante il suo svolgimento indubbiamente tragico, l’opera ci mostra come sia proprio per amore del giovane che Violetta decide di sacrificarsi e lasciarlo, per paura di rovinarne la reputazione e l’esistenza. Da traviata e “corrotta” che era, Violetta scopre alla fine un amore così pure da sacrificare la sua stessa felicità per il bene altrui, fino ad arrivare all’umiliazione e, nell’epilogo, alla morte.
La Traviata: il testo completo dell’opera
ATTO PRIMO
SALOTTO IN CASA DI VIOLETTA
SCENA PRIMA
I Dell’invito trascorsa è già l’ora…
Voi tardaste…
II Giocammo da Flora,
E giocando quell’ore volàr.
Violetta Flora, amici, la notte che resta (va loro incontro)
D’altre gioie qui fate brillar…
Fra le tazze è più viva la festa….
Flora e Marchese E goder voi potrete?
Violetta Lo voglio;
Al piacere m’affido, ed io soglio
Con tal farmaco i mali sopir.
Tutti Sì, la vita s’addoppia al gioir.
SCENA II.
Gastone In Alfredo Germont, o signora,
Ecco un altro che molto vi onora;
Pochi amici a lui simili sono…
Violetta Mio visconte, mercè di tal dono…
(dà la mano ad Alfredo che gliela bacia)
Marchese Caro Alfredo…
Alfredo Marchese… (si stringono la mano)
Gastone T’ho detto
L’amistà qui s’intreccia al diletto. (ad Alfredo)
(I Servi frattanto avranno imbandite le vivande)
Violetta Pronto è il tutto?… (un Servo accenna che sì)
Miei cari, sedete;
È al convito che s’apre ogni cor.
Tutti Ben diceste…. le cure segrete
Fuga sempre l’amico licor.
(Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone; di fronte vi sarà Flora tra il Marchese ed il Barone; gli altri siedono a piacere. V’ha un momento di silenzio; frattanto passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra loro, poi:) |
Gastone Sempre Alfredo a voi pensa.
Violetta Scherzate?
Gastone Egra foste, e ogni dì con affanno
Qui volò, di voi chiese…
Violetta Cessate.
Nulla son io per lui…
Alfredo Non v’inganno.
Violetta Vero è dunque?.. onde ciò?.. nol comprendo (ad Alfredo)
Alfredo Sì, egli è ver. (sospirando)
Violetta Le mie grazie vi rendo.
Voi, barone, non feste altrettanto… (al Barone)
Barone Vi conosco da un anno soltanto.
Violetta Ed ei solo da qualche minuto.
Flora Meglio fora se avesse taciuto. (piano al Barone)
Barone M’è increscioso quel giovin… (piano a Flora)
Flora Perché?
A me invece simpatico gli è.
Gastone E tu dunque non apri più bocca? (ad Alfredo)
Marchese È a madama che scuoterlo tocca… (a Violetta)
Violetta Sarò l’Ebe che versa… (mesce ad Alfredo)
Alfredo E ch’io bramo
Immortal come quella. (con galanteria)
Tutti Beviamo.
Gastone O barone, nè un verso, un viva
Troverete in quest’ora giuliva?..
(Barone accenna che no)
Dunque a te… (ad Alfredo)
Tutti Sì, sì, un brindisi.
Alfredo L’estro
Non m’arride…
Gastone E non se’ tu maestro?
Alfredo Vi fia grato?.. (a Violetta)
Violetta Sì.
Alfredo Sì?.. L’ho in cor. (s’alza)
Marchese Dunque attenti…
Tutti Sì, attenti al cantor.
Alfredo Libiam ne’ lieti calici
Che la bellezza infiora,
E la fuggevol ora
S’innebrii a voluttà.
Libiam ne’ dolci fremiti
Che suscita l’amore,
Poichè quell’occhio al core (indicando Violetta)
Onnipotente va.
Tutti Libiamo; amor fra i calici
Più caldi baci avrà.
Violetta Tra voi, saprò dividere (s’alza)
Il tempo mio giocondo;
Tutto è follia nel mondo
Ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
È il gaudio dell’amore;
È fior che nasce e muore,
Nè più si può goder.
Tutti Godiam… c’invita un fervido
Accento lusinghier.
Godiam… la tazza e il cantico
Le notti abbella e il riso;
In questo paradiso
Ne scopra il nuovo dì.
Violetta La vita è nel tripudio… (ad Alfredo)
Alfredo Quando non s’ami ancora. (a Violetta)
Violetta Nol dite a chi lo ignora… (ad Alfredo)
Alfredo È il mio destin così… (a Violetta)
Tutti Godiam… la tazza e il cantico
Le notti abbella e il riso;
In questo paradiso
Ne scopra il nuovo dì. (s’ode musica dall’altra sala)
Tutti Che è ciò?
Violetta Non gradireste ora le danze?
Tutti Oh il gentile pensier!.. tutti accettiamo.
Violetta Usciamo dunque… (s’avviano alla porta di mezzo, ma Violetta colta da subito pallore dice:)
Oimè!…
Tutti Che avete?..
Violetta Nulla,
Nulla.
Tutti Che mai v’arresta?..
Violetta Usciamo… (fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente fermarsi e sedere) Oh Dio!..
Tutti Ancora!..
Alfredo Voi soffrite!
Tutti Oh ciel!.. ch’è questo!
Violetta È un tremito che provo… or là passate,
(indica l’altra stanza)
Tra poco anch’io sarò…
Tutti Come bramate. (tutti passano all’altra sala, meno Alfredo che resta indietro.)
SCENA III.
Violetta, Alfredo, e Gastone a tempo.
Violetta (guardandosi allo specchio)
Oh qual pallor!.. (volgendosi si accorge d’Alfredo)
Voi qui!…
Alfredo Cessata è l’ansia,
Che vi turbò?
Violetta Sto meglio.
Alfredo Ah in cotal guisa
V’ucciderete… aver v’è d’uopo cura
Dell’esser vostro…
Violetta E lo potrei?
Alfredo Se mia
Foste, custode veglierei pe’ vostri
Soavi dì.
Violetta Che dite?.. ha forse alcuno
Cura di me?
Alfredo Perchè nessuno al mondo (con fuoco)
V’ama…
Violetta Nessun?..
Alfredo Tranne sol io.
Violetta Gli è vero!..
Sì grande amor dimenticato avea… (ridendo)
Alfredo Ridete!.. e in voi v’ha un core?…
Violetta Un cor?.. sì… forse… e a che lo richiedete?..
Alfredo Oh, se ciò fosse, non potreste allora
Celiar…
Violetta Dite davvero?…
Alfredo Io non v’inganno.
Violetta Da molto è che mi amate?
Alfredo Ah sì, da un anno.
Un dì, felice, eterea,
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante
Vissi d’ignoto amor.
Di quell’amor ch’è l’anima
Dell’universo intero,
Misterïoso, altero,
Croce e delizia al cor.
Violetta Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v’offro:
Amar non so, nè soffro
Di così eroico ardor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.
Gastone (si presenta sulla porta di mezzo) Ebben?.. che diavol fate?
Violetta Si folleggiava…
Gastone Ah! Ah!… sta ben… restate. (rientra)
Violetta Amor dunque non più… vi garba il patto?
Alfredo Io v’obbedisco… Parto… (per andarsene)
Violetta A tal giungeste?
(si toglie un fiore dal seno)
Prendete questo fiore.
Alfredo Perché?…
Violetta Per riportarlo..
Alfredo Quando? (tornando)
Violetta Quando
Sarà appassito.
Alfredo Allor domani…
Violetta Ebbene;
Domani.
Alfredo Io son felice! (prende con trasporto il fiore)
Violetta D’amarmi dite ancora?
Violetta Oh quanto v’amo!.. (per partire)
Violetta Partite?..
Alfredo Parto. (torna a lei e le bacia la mano.)
Violetta Addio.
Alfredo Di più non bramo. (esce)
SCENA IV.
Violetta, e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze.
Tutti Si ridesta in ciel l’aurora,
E n’è forza di partir;
Mercè a voi, gentil signora,
Di sì splendido gioir.
La città di feste è piena,
Volge il tempo dei piacer;
Nel riposo ancor la lena
Si ritempri per goder! (partono dalla destra)
SCENA V.
Violetta sola.
È strano!.. è strano!.. in core
Scolpiti ho quegli accenti!…
Sarìa per me sventura un serio amore?…
Che risolvi, o turbata anima mia?..
Null’uomo ancora t’accendeva… oh gioia
Ch’io non conobbi, essere amata amando!..
E sdegnarla poss’io
Per l’aride follie del viver mio?
Ah, forse è lui che l’anima
Solinga ne’ tumulti
Godea sovente pingere
De’ suoi colori occulti!..
Lui che modesto e vigile
All’egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all’amor.
A quell’amor ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterïoso, altero,
Croce e delizia al cor.
A me fanciulla, un candido
E trepido desire
Questi effigiò dolcissimo
Signor dell’avvenire,
Quando ne’ cieli il raggio
Di sua beltà vedea,
E tutta me pascea
Di quel divino error.
Sentìa che amore è il palpito
Dell’universo intero,
Misterïoso altero,
Croce e delizia al cor.
(resta concentrata un’istante, poi dice:)
Follie!.. follie!… delirio vano è questo!…
In quai sogni mi perdo,
Povera donna, sola
Abbandonata in questo
Popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?.. che far degg’io!… gioire.
Di voluttà nei vortici finire.
Sempre libera degg’io
Trasvolar di gioia in gioia,
Perchè ignoto al viver mio
Nulla passi del piacer.
Nasca il giorno, il giorno muoja,
Sempre me la stessa trovi,
Le dolcezze a me rinnovi
Ma non muti il mio pensier. (entra a sinistra)
FINE DELL’ATTO PRIMO.
ATTO SECONDO
CASA DI CAMPAGNA PRESSO PARIGI.
SCENA PRIMA
Alfredo entra in costume di caccia.
Lunge da lei per me non v’ha diletto!… (depone il fucile)
Volaron già tre lune
Dacchè la mia Violetta
Agi per me lasciò, dovizie, amori,
E le pompose feste
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua bellezza…
Ed or contenta in questi ameni luoghi
Solo esiste per me… qui presso a lei
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d’amor rigenerato
Scordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.
De’ miei bollenti spiriti
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido
Sorriso dell’amore!
Dal dì che disse: Vivere
Io voglio a te fedel,
Dell’universo immemore
Mi credo quasi in ciel.
SCENA II.
Detto ed Annina in arnese da viaggio.
Alfredo Annina, donde vieni?
Annina Da Parigi.
Alfredo Chi tel commise?
Annina Fu la mia signora.
Alfredo Perchè?
Annina Per alienar cavalli, cocchi,
E quanto ancor possiede…
Alfredo Che mai sento!
Annina Lo spendio è grande a viver qui solinghi…
Alfredo E tacevi?…
Annina Mi fu il silenzio imposto.
Alfredo Imposto!… e v’abbisognan?…
Annina Mille luigi.
Alfredo Or vanne… andrò a Parigi…
Questo colloquio ignori la signora…
Annina (parte)
SCENA III.
Alfredo solo.
Oh mio rimorso!… Oh infamia!…
E vissi in tale errore!…
Ma il turpe sonno a frangere
Il ver mi balenò.
Per poco in seno aquetati,
O grido dell’onore,
M’avrai securo vindice,
Quest’onta laverò. (esce)
SCENA IV.
Violetta ch’entra con alcune carte, parlando con Annina, poi Giuseppe a tempo.
Violetta Alfredo?
Annina Per Parigi or or partiva.
Violetta E tornerà?…
Annina Pria che tramonti il giorno…
Dirvel m’impose…
Violetta È strano!…
Giuseppe Per voi… (le presenta una lettera)
Violetta (prende la lettera) Sta bene… In breve
Giungerà un uom d’affari… entri all’istante…
(Annina e Giuseppe escono)
SCENA V.
Violetta quindi il sig. Germont, introdotto da Giuseppe, che, avanzate due sedie, riparte.
Violetta (legge la lettera) Ah! ah!… scopriva Flora il mio ritiro!…
E un’invito a danzar per questa sera!…
Invan m’aspetterà… (getta il foglio sul tavolino e siede)
Giuseppe Giunse un signore…
Violetta (Ah! sarà lui che attende…) (accenna Giuseppe d’introdurlo)
Germont Madamigella Valery?..
Violetta Son io.
Germont D’Alfredo il padre in me vedete.
Violetta Voi! (sorpresa gli accenna di sedere)
Germont Sì, dell’incauto che a rovina corre (sedendo)
Ammaliato da voi.
Violetta Donna son io, signore, ed in mia casa, (risentita alzandosi)
Ch’io vi lasci assentite
Più per voi che per me. (per uscire)
Germont (Quai modi!) Pure…
Violetta Tratto in error voi foste… (torna a sedere)
Germont De’ suoi beni
Egli dono vuol farvi…
Violetta Non l’osò finora…
Rifiuterei.
Germont Pur tanto lusso…
Violetta A tutti
È mistero quest’atto… A voi noi sia… (gli dà le carte.)
Germont (dopo averle scorse coll’occhio.)
D’ogni avere pensate dispogliarvi!…
Ah il passato perchè, perchè v’accusa!…
Violetta Più non esiste… or amo Alfredo, e Dio
Lo cancellò col pentimento mio.
Germont Nobili sensi invero!…
Violetta Oh come dolce
Mi suona il vostro accento!…
Germont (alzandosi) Ed a tai sensi
Un sagrifizio chieggo…
Violetta (alzandosi) Ah no… tacete…
Terribil cosa chiedereste certo…
Il previdi… v’attesi… era felice
Troppo…
Germont D’Alfredo il padre,
La sorte, l’avvenir domanda or qui
De’ suoi due figli…
Violetta Di due figli!..
Germont Sì.
Pura siccome un angelo
Iddio mi diè una figlia;
Se Alfredo nega riedere
In seno alla famiglia,
L’amato e amante giovane
Cui sposa andar dovea
Or si ricusa al vincolo
Che lieti ne rendea…
Deh non mutate in triboli
Le rose dell’amor..
A’ prjeghi miei resistene
Non voglia il vostro cor.
Violetta Ah comprendo… dovrò per alcun tempo
Da Alfredo allontanarmi… doloroso
Fora per me… pur…
Germont Non è ciò che chiedo…
Violetta Cielo!… che più cercate?… offersi assai…
Germont Pur non basta.
Violetta Volete che per sempre
A lui rinunzi?…
Germont È duopo!
Violetta No… giammai.
Non sapete quale affetto
Vivo, immenso m’arda il petto?…
Che nè amici nè parenti
Io non conto tra’viventi?…
E che Alfredo m’ha giurato
Che in lui tutto io troverò?…
Non sapere che colpita
D’atro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?…
Ch’io mi separi da Alfredo!…
Ah il supplizio è sì spietato,
Che morir preferirò.
Germont È grave il sagrifizio,
Ma pur tranquilla udite…
Bella voi siete e giovane…
Col tempo…
Violetta Ah più non dite
V’intendo… m’è impossibile…
Lui solo amar vogl’io…
Germont Sia pure… ma volubile
Sovente è l’uom…
Violetta Gran Dio! (colpita)
Germont Un dì, quando le veneri
Il tempo avrà fugate
Fia presto il tedio a sorgere…
Che sarà allor?… pensate..
Per voi non avran balsamo
I più soavi affetti;
Poichè dal ciel non furono
Tai nodi benedetti…
Violetta È vero!…
Germont Ah dunque sperdasi
Tal sogno seduttore,
Siate di mia famiglia
L’angiol consolatore…
Violetta, deh pensateci,
Ne siete in tempo ancor!…
È Dio che ispira, o giovane,
Tai detti a un genitor.
Violetta (Così alla misera, — ch’è un dì caduta,
Di più risorgere — speranza è muta!…
Se pur benefico — le indulga Iddio
L’uomo implacabile — per lei sarà!…)
Dite alla giovane — sì bella e pura (a Germont piangendo)
Ch’avvi una vittima — della sventura,
Cui resta un unico — raggio di bene…
Che a lei il sagrifica — e che morrà!
Germont Sì piangi, o misera… — supremo, il veggo,
E il sagrifizio — ch’or io ti chieggo…
Sento nell’anima — già le tue pene…
Coraggio… e il nobile — cor vincerà. (silenzio)
Violetta Or imponete.
Germont Non amarlo ditegli.
Violetta Nol crederà.
Germont Partite.
Violetta Seguirammi.
Germont Allor…
Violetta Qual figlia m’abbracciate… forte
Così sarò…. (s’abbracciano) Tra breve ei vi fia reso,
Ma afflitto oltre ogni dire… a suo conforto
Di colà volerete… (indicandogli il giardino, va per iscrivere)
Germont Or che pensate?
Violetta Sapendol, v’opporreste al pensier mio.
Germont Generosa!… e per voi che far poss’io?…
Violetta Morrò!… la mia memoria (tornando a lui)
Non fia ch’ei maledica,
Se le mie pene orribili
Vi sia chi almen gli dica.
Conosca il sagrifizio
Ch’io consumai d’amor…
Che sarà suo fin l’ultimo
Sospiro del mio cor.
Germont No, generosa, vivere
E lieta voi dovrete;
Mercè di queste lacrime
Dal cielo un giorno avrete;
Premiato il sagrifizio
Sarà del vostro cor…
D’un’opra così nobile
Andrete fiera allor.
Violetta Qui giunge alcun, partite!…
Germont Ah grato v’è il cor mio!..
Violetta Non ci vedrem più forse… (s’abbracciano)
a 2 Felice siate.. Addio!…
Germont (esce per la porta del giardino)
SCENA VI.
Violetta, poi Annina, quindi Alfredo.
Violetta Dammi tu forza, o cielo!..
(siede, scrive, poi suona il campanello)
Annina Mi richiedeste?
Violetta Sì, reca tu stessa
Questo foglio…
Annina (ne guarda la direzione, e se ne mostra sorpresa)
Violetta Silenzio… va all’istante. (Annina esce)
Violetta Ed or si scriva a lui…
Che gli dirò?… chi men darà il coraggio!
(scrive e poi suggella)
Alfredo Violetta che fai?…
Violetta Nulla. (ascondendo la lettera)
Alfredo Scrivevi?
Violetta No… sì… (confusa)
Alfredo Qual turbamento!.. a chi scrivevi?…
Violetta A te…
Alfredo Dammi quel foglio.
Violetta No, per ora…
Alfredo Mi perdona… son io preoccupato.
Violetta Che fu!!.. (alzandosi)
Alfredo Giunse mio padre…
Alfredo Lo vedesti?
Alfredo No, no, un severo scritto mi lasciava…
Ma verrà… t’amerà solo in vederti…
Violetta Ch’ei qui non mi sorprenda… (molto agitata)
Lascia che m’allontani… tu lo calma…
Ai piedi suoi mi getterò… divisi (male frenando il pianto)
Ei più non ne vorrà… sarem felici…
Perchè tu m’ami, Alfredo, non è vero?..
Alfredo Oh quanto!.. perchè piangi?..
Violetta Di lacrime avea duopo… or son tranquilla,
Lo vedi?… ti sorrido… (forzandosi)
Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre…
Amami, Alfredo, quant’io t’amo… Addio.
(corre in giardino.)
SCENA VII.
Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissionario a tempo.
Alfredo Ah vive sol quel core all’amor mio!.. (siede, prende a caso un libro, legge alquanto, quindi s’alza, guarda l’ora sull’orologio sovrapposto al camino.)
È tardi, ed oggi forse,
più non verrà mio padre.
Giuseppe (entrando frettoloso.)
La signora è partita…
L’attendeva un calesse, e sulla via
Già corre di Parigi… Annina pure
Prima di lei spariva.
Alfredo Il so, ti calma…
Giuseppe (Che vuol dire ciò?) (esce.)
Alfredo Va forse d’ogni avere
Ad affrettar la perdita… ma Annina
La impedirà… (si vede il Padre attraversare in lontano il giardino.) Qualcuno è nel giardino!…
Chi è là?.. (per uscire).
Commission. (sulla porta.) Il signor Germont?
Alfredo Son io
Commission. Una dama
Da un cocchio, per voi, di qua non lunge
Mi diede questo scritto… (dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche moneta, e parte.)
SCENA VIII.
Alfredo, poscia il signor Germont ch’entra dal giardino.
Alfredo Di Violetta!.. Perché son io commosso?..
A raggiungerla forse ella m’invita…
Io tremo!.. oh ciel!.. coraggio!. (apre e legge.)
Alfredo, al giungervi di questo foglio….
(come fulminato grida:)
Ah!.. (Volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona esclamando:)
Padre mio!
Germont Mio figlio!..
Oh quanto soffri… tergi, ah tergi il pianto,
Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto.
Alfredo (disperato siede presso il tavolino col volto tra mani)
Germont Di Provenza il mare, il suol — Chi dal cor ti cancellò?
Ai natio fulgente sol — Qual destino ti furò?…
Oh rammenta pur nel duol — Ch’ivi gioia a te brillò,
E che pace colà sol — Su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah il tuo vecchio genitor — Tu non sai quanto soffrì!..
Te lontano, di squallor — Il suo tetto si coprì…
Ma se alfin ti trovo ancor, — Se in me speme non fallì,
Se la voce dell’onor — In te appien non ammutì..
Dio mi esaudì!
Nè rispondi d’un padre all’affetto? (abbracciandolo)
Alfredo Mille furie divoranmi il petto…
Mi lasciate… (respingendolo)
Germont Lasciarti!…
Alfredo (Oh vendetta!) (risoluto)
Germont Non più indugi, partiamo,… t’affretta…
Alfredo (Ah fu Douphol!)
Germont M’ascolti tu?
Alfredo No.
Germont Dunque invano trovato t’avrò?
No non udrai rimproveri;
Copriam d’oblio il passato;
L’amor che m’ha guidato
Sa tutto perdonar.
Vieni, i tuoi cari in giubilo
Con me rivedi ancora;
A chi penò finora
Tal gioia non niegar.
Un padre ed una suora
T’affretta a consolar.
Alfredo (scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola, e vede la lettera di Flora, la scorre ed esclama:)
Ah!.. ell’è alla festa!.. volisi
L’offesa a vendicar. (fugge precipitoso seguito dal padre)
SCENA IX.
Flora, il Marchese, il Dottore, ed altri invitati entrano dalla sinistra discorrendo fra loro.
Flora Avrem lieta di maschere la notte;
N’è duce il viscontino…
Vïoletta ed Alfredo anco invitai…
Marchese La novità ignorate?..
Vïoletta e Germont sono disgiunti.
Dottore e Flora Fia vero?..
Marchese Ella verrà qui col barone.
Dottore Gli vidi jeri ancor!.. parean felici. (s’ode romore a destra)
Flora Silenzio… Udite?…
Tutti (vanno verso la destra) Giungono gli amici.
SCENA X.
Detti e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra.
Zingare Noi siamo zingarelle
Venute di lontano;
D’ognuno sulla mano
Leggiamo l’avvenir.
Se consultiam le stelle
Null’avvi a noi d’oscuro,
E i casi del futuro
Possiamo altrui predir.
I. Vediamo?… Voi signora
(prendono la mano a Flora e la osservano)
Rivali alquante avete…
II. Marchese, voi non siete (fanno lo stesso al Marchese)
Model di fedeltà.
Flora Fate il galante ancora? (al Marchese)
Ben… vo’ me la paghiate…
Marchese Che diamin vi pensate?… (a Flora)
L’accusa è falsità.
Flora La volpe lascia il pelo,
Non abbandona il vizio…
Marchese mio, giudizio,
O vi farò pentir.
Tutti Su via si stenda un velo
Sui fatti del passato;
Già quel ch’è stato è stato,
Badate (Badiamo) all’avvenir.
(Flora ed il Marchese si stringono la mano)
SCENA XI.
Detti, Gastone ed altri amici mascherati da Mattadori e Piccadori spagnuoli, ch’entrano vivacemente dalla destra.
Gastone e Mattadori Di Madride noi siam mattadori,
Siamo i prodi del circo de’ tori;
Testè giunti a godere del chiasso
Che a Parigi si fa pel Bue grasso;
E una storia, se udire vorrete,
Quali amanti noi siamo, saprete.
Gli Altri Sì, sì, bravi, narrate, narrate,
Con piacere l’udremo…
Gastone e Mattadori Ascoltate.
È Piquillo un bel gagliardo
Biscaglino mattador,
Forte il braccio, fiero il guardo
Delle giostre egli è signor.
D’andalusa giovinetta
Follemente innamorò;
Ma la bella ritrosetta
Così al giovane parlò:
Cinque tori in un sol giorno
vo’ vederti ad atterrar,
E se vinci, al tuo ritorno
Mano e cor ti vo’ donar.
Sì gli disse, e il mattadore
Alle giostre mosse il piè;
Cinque tori vincitore
Sull’arena egli stendè.
Gli Altri Bravo invero il mattadore,
Ben gagliardo si mostrò!
Se alla giovane l’amore
In tal guisa egli provò!
Gastone e Mattadori Poi tra plausi ritornato
Alla bella del suo cor,
Colse il premio disïato
Tra le braccia dell’amor
Gli Altri Con tal prove i mattadori
San le amanti conquistar!!
Gastone e Mattadori Ma qui son più miti i cori
A noi basta folleggiar…
Tutti Sì, sì, allegri… or pria tentiamo
Della sorte il vario umor;
La palestra dischiudiamo
Agli audaci giocator.
(Gli uomini si tolgono la maschera, e chi passeggia, chi si accinge a giocare)
SCENA XII.
Detti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone; un Servo a tempo.
Tutti Alfredo!.. Voi!…
Alfredo Sì, amici…
Flora Violetta?
Alfredo Non ne so.
Tutti Ben disinvolto!.. Bravo!.. Or via, giocar si può.
Gastone (Si pone a tagliare, Alfredo e altri puntano.)
Violetta (entra al braccio del Barone)
Flora Qui desïata giungi… (andandole incontro.)
Violetta Cessi al cortese invito.
Flora Grata vi son, barone, d’averlo pur gradito.
Barone Germont è qui!.. il vedete?… (piano a Violetta)
Violetta (Cielo! egli è vero!) Il vedo. (piano)
Barone Da voi non un sol detto si volga a questo Alfredo. (piano)
Violetta (Ah perchè venni! incauta!.. pietà di me, gran Dio!) (da sè)
Flora Meco t’assidi, narrami, quai novità vegg’io?..
Alfredo Un quattro!
Gastone Ancora hai vinto.
Alfredo Sfortuna nell’amore
Vale fortuna al gioco… (punta e vince)
Tutti E sempre vincitore!…
Alfredo Oh vincerò stassera; e l’oro guadagnato
Poscia a goder fra’ campi ritornerò beato.
Flora Solo?
Alfredo No, no, con tale, che vi fu meco ancor:
Poi mi sfuggia…
Violetta (Mio Dio!)
Gastone (Pietà di lei) (ad Alfredo indicando Violetta)
Barone (ad Alfredo con malfrenata ira) Signor!…
Violetta Frenatevi, o vi lascio. (piano al Barone)
Alfredo (disinvolto) Barone, m’appellaste?
Barone Siete in sì gran fortuna, che al gioco mi tentaste.. (ironico)
Alfredo Sì?.. la disfida accetto…
Violetta (Che fia?.. morir mi sento!)
Barone Cento luigi a destra… (punta)
Alfredo Ed alla manca cento… (punta)
Gastone Un asso… un fante… hai vinto!.. (ad Alfredo)
Barone Il doppio?…
Alfredo Il doppio sia.
Gastone Un quattro… un sette… (tagliando)
Tutti Ancora!…
Alfredo Pur la vittoria è mia!
Coro Bravo davver!.. la sorte è tutta per Alfredo!..
Flora Del villeggiar la spesa farà il baron, già il vedo.
Alfredo Seguite pur… (al Barone)
Servo La cena è pronta.
Flora Andiamo.
Coro Andiamo. (s’avviano)
Alfredo Se continuar v’aggrada… (tra loro a parte)
Barone Per ora nol possiamo.
Più tardi la rivincita.
Alfredo Al gioco che vorrete.
Barone Seguiam gli amici, poscia…
Alfredo Sarò qual mi vorrete.
Tutti (entrano nella porta di mezzo; la scena rimane un istante vuota)
SCENA XIII.
Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo.
Violetta Invitato a qui seguirmi
Verrà desso?.. vorrà udirmi?..
Ei verrà… chè l’odio atroce
Puote in lui più di mia voce…
Alfredo Mi chiamaste?… che bramate?..
Violetta Questi luoghi abbandonate,
Un periglio vi sovrasta…
Alfredo Ah comprendo!… Basta… basta.
E sì vile mi credete?…
Violetta Ah, no, mai…
Alfredo Ma che temete?
Violetta Tremo sempre del barone…
Alfredo È tra noi mortal quistione…
S’ei cadrà per mano mia
Un sol colpo vi torria
Coll’amante il protettore…
V’atterrisce tal sciagura?
Violetta Ma s’ei fosse l’uccisore!…
Ecco l’unica sventura
Ch’io pavento a me fatale.
Alfredo La mia morte!… che ven cale?
Violetta Deh partite, e sull’istante.
Alfredo Partirò, ma giura innante
Che dovunque seguirai
I miei passi…
Violetta Ah no, giammai.
Alfredo No!… giammai!…
Violetta Va, sciagurato
Scorda un nome ch’è infamato..
Va… mi lascia sul momento…
Di fuggirti un giuramento
Sacro io feci…
Alfredo E chi, potea?..
Violetta Chi diritto pien ne avea.
Alfredo Fu Douphol?…
Violetta (con supremo sforzo) Sì.
Alfredo Dunque l’ami?
Violetta Ebben… l’amo…
Alfredo (corre furente a spalancare la porta, e grida.)
Or tutti a me.
SCENA XIV.
Detti, e Tutti i precedenti, che confusamente ritornano.
Tutti Ne appellaste?… che volete?…
(additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)
Alfredo Questa donna conoscete?
Tutti Chi?… Violetta?
Alfredo Che facesse
Non sapete?
Violetta Ah taci.
Alfredo No.
Ogni suo aver tal femmina
Per amor mio sperdea…
Io cieco, vile, misero,
Tutto accettar potea.
Ma è tempo ancora, tergermi
Da tanta macchia bramo…
Qui testimon vi chiamo
Ch’ora pagata io l’ho. (getta con furente sprezzo una borsa ai piè di Violetta che sviene tra le braccia di Flora e del Dottore. In tale momento entra il Padre.)
SCENA XV.
Detti ed il signore Germont ch’entra alle ultime parole.
Tutti Oh infamia orribile
Tu commettesti!…
Un cor sensibile!
Così uccidesti!…
Di donne ignobile
Insultator,
Di qua allontanati
Ne dèsti orror.
Germont Di sprezzo degno se stesso rende (con dignitoso fuoco)
Chi pur nell’ira la donna offende…
Dov’è mio figlio?… più non io redo;
In te più Alfredo — trovar non so.
(Io sol fra tutti so qual virtude
Di quella misera il sen racchiude…
Io so ch’ell’ama, che gli è fedele;
Eppur crudele tacer dovrò!)
Alfredo (Ah sì!… che feci!… ne sento orrore!… (da se)
Gelosa smania, deluso amore
Mi strazzian l’alma… più non ragiono…
Da lei perdono — più non avrò.
Volea fuggirla, non ho potuto…
Dall’ira spinto son qui venuto!…
Or che lo sdegno ho disfogato,
Me sciagurato!… rimorso io n’ho!)
Violetta Alfredo, Alfredo, di questo core (riavendosi)
Non puoi comprendere tutto l’amore..
Tu non conosci che fino a prezzo
Del tuo disprezzo — provato io l’ho.
Ma verrà giorno, in che il saprai…
Com’io t’amassi confesserai…
Dio dai rimorsi ti salvi allora…
Io spenta ancora — pur t’amerò.
Barone A questa donna l’atroce insulto (piano ad Alfredo)
Qui tutti offese, ma non inulto
Fia tanto oltraggio… provar vi voglio
Che tanto orgoglio — fiaccar saprò.
Tutti Ahi quanto peni… ma pur fa core… (a Violetta)
Qui soffre ognuno del tuo dolore;
Fra cari amici qui sei soltanto
Rasciuga il pianto che t’innondò.
(Il signor Germont trae seco il figlio, il Barone li segue. Violetta è condotta in altra stanza dal Dottore e da Flora; gli altri si disperdono.)
FINE DEL SECONDO ATTO.
ATTO TERZO
CAMERA DA LETTO DI VIOLETTA.
SCENA PRIMA
Violetta dorme sul letto. Annina seduta presso il caminetto è pure addormita.
Violetta Annina?… (destandosi)
Annina Comandate?… (svegliandosi confusa)
Violetta Dormivi, poveretta?
Annina Sì, perdonate…
Violetta Dammi d’acqua un sorso.
Annina (eseguisce)
Violetta Osserva, è pieno il giorno?
Annina Son sett’ore.
Violetta Dà accesso a un po’ di luce…
Annina (apre le imposte, e guarda nella via.)
Il signore Grenvil!..
Violetta Oh il vero amico!..
Alzar mi vo’… m’aita… (si alza e ricade; poi sostenuta da Annina va lentamente verso il canapè, ed il Dottore entra in tempo per assisterla ad adagiarvisi. Annina vi aggiunge dei cuscini.)
SCENA II.
Dette ed il Dottore.
Violetta Quanta bontà!… pensaste a me per tempo!..
Dottore (le tocca il polso) Or come vi sentite?
Violetta Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l’alma.
Mi confortò jer sera un pio ministro.
Religione è sollievo a’ sofferenti.
Dottore E questa notte?
Violetta Ebbi tranquillo il sonno.
Dottore Coraggio adunque… la convalescenza
Non è lontana…
Violetta Oh la bugia pietosa
A’ medici è concessa…
Dottore Addio… a più tardi. (le stringe la mano)
Violetta Non mi scordate.
Annina (piano al Dottore accompagnandolo) Come va, signore?
Dottore La tisi non le accorda che poch’ore. (piano e parte)
SCENA III.
Violetta e Annina.
Annina Or fate cor…
Violetta Giorno di festa è questo?..
Annina Tutta Parigi impazza… è carnovale…
Violetta Oh nel comun tripudio, sallo Iddio
Quanti infelici gemon!.. Quale somma
V’ha in quello stippo?
Annina (apre e conta.) Venti luigi.
Violetta Dieci ne reca ai poveri tu stessa.
Annina Poco rimanvi allora…
Violetta Oh mi sarà bastante! (sospirando)
Cerca poscia mie lettere.
Annina Ma voi?..
Violetta Nulla occorrà… sollecita, se puoi. (Annina esce.)
SCENA IV.
Violetta che trae dal seno una lettera e legge.
Teneste la promessa… La disfida
Ebbe luogo; il barone fu ferito,
Però migliora… Alfredo
È in stranio suolo; il vostro sagrifizio
Io stesso gli ho svelato.
Egli a voi tornerà pel suo perdono;
Io pur verrò… Curatevi… mertate
Un’avvenir migliore;
Giorgio Germont… È tardi!.. (desolata)
Attendo, attendo… nè a me giungon mai!…
(si guarda nello specchio)
Oh come son mutata!…
Ma il Dottore a sperar pure m’esorta
Ah con tal morbo ogni speranza è morta!…
Addio del passato bei sogni ridenti,
Le rose del volto già soho pallenti;
L’amore d’Alfredo pur esso mi manca
Conforto, sostegno dell’anima stanca…
Ah della Traviata sorridi al desìo
A lei, deh perdona, tu accoglila, o Dio.
Or tutto finì.
Le gioie, i dolori fra poco avran fine;
La tomba ai mortali di tutto è confine!..
Non lacrima o fiore avrà la mia fossa,
Non croce col nome che copra quest’ossa!
Ah della Traviata sorridi al desìo
A lei, deh perdona, tu accoglila, o Dio.
Or tutto finì. (siede)
Coro Baccanale esterno.
Largo al quadrupede
Sir della festa,
Di fiori e pampini
Cinto la testa…
Largo al più docile
D’ogni cornuto,
Di corni e pifferi
Abbia il saluto.
Parigini, date passo
Al trionfo del Bue grasso.
L’Asia, nè l’Africa
Vide il più bello,
Vanto ed orgoglio
D’ogni macello…
Allegre maschere,
Pazzi garmoni
Tutti plauditelo
Con canti e suoni.
Parigini, date passo
Al trionfo del Bue grasso.
SCENA V.
Detta ed Annina che torna frettolosa.
Annina Signora… (esitando)
Violetta Che t’accadde?
Annina Quest’oggi, è vero?.. vi sentite meglio?..
Violetta Sì, perchè?
Annina D’esser calma promettete?..
Violetta Sì, che vuoi dirmi?…
Annina Prevenir vi volli…
Una gioia improvvisa…
Violetta Una gioia!.. dicesti?…
Annina Sì, o signora…
Violetta Alfredo!… Ah tu il vedesti!.. ei vien!.. l’affretta…
Annina (afferma col capo, e va ad aprire la porta.)
SCENA VI.
Violetta, Alfredo, Annina.
Violetta Alfredo?… (andando verso l’uscio.)
Alfredo (comparisce pallido pella commozione, ed ambidue gettandosi le braccia al collo esclamano:)
Violetta Amato Alfredo!..
Alfredo Mia Violetta!..
Colpevole sono… so tutto, o cara…
Violetta Io so che alfine reso mi sei!…
Alfredo Da questo palpito s’io t’ami impara,
Senza te esistere più non potrei.
Violetta Ah s’anco in vita m’hai ritrovata,
Credi che uccidere non può il dolor.
Alfredo Scorda l’affanno, donna adorata,
A me perdona e al genitor.
Violetta Ch’io ti perdoni?.. la rea son io;
Ma solo amore tal mi rendè…
a 2 Null’uomo o damone, angelo mio,
Mai più staccarti potrà da me.
Parigi, o cara, noi lascieremo,
La vita uniti trascorreremo:
De’ corsi affanni compenso avrai,
La tua (mia) salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
Tutto il futuro ne arriderà.
Violetta Ah non più… a un tempio… Alfredo andiamo,
Del tuo ritorno grazie rendiamo… (vacilla)
Alfredo Tu impallidisci!…
Violetta È nulla, sai…
Gioia improvvisa non entra mai
Senza turbarlo un mesto core… (si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente all’indietro)
Alfredo Gran Dio!… Violetta!… (spaventato sorreggendola)
Violetta È il mio malore… (sforzandosi)
Fu debolezza… ora son forte…
Vedi?… sorrido… (sforzandosi)
Alfredo (desolato) (Ahi cruda sorte!…)
Violetta Fu nulla… Annina, dammi a vestire…
Alfredo Adesso!… Attendi…
Violetta (alzandosi) No… voglio uscire.
Annina (le presenta una veste ch’ella fa per indossare, e impeditane dalla debolezza esclama:)
Violetta Gran Dio non posso!… (getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia)
Alfredo (Cielo!… che vedo!…)
Va pel dottore… (ad Annina)
Violetta (ad Annina) Digli… che Alfredo
È ritornato all’amor mio…
Digli che vivere ancor vogl’io…
Annina (parte.)
Violetta Ma se tornando non m’hai salvato, (ad Alfredo)
A niuno in terra salvarmi è dato.
SCENA VII.
Violetta e Alfredo.
Violetta Gran Dio!… morir sì giovane,
Io che penato ho tanto!…
Morir sì presso a tergere
Il mio sì lungo pianto!
Ah dunque fu delirio
La credula speranza;
Invano di costanza
Armato avrò il mio cor!…
Alfredo… oh il crudo termine
Serbato al nostro amor!…
Alfredo Oh mio sospiro, oh palpito
Diletto del cor mio!…
Le mie colle tue lacrime
Confondere degg’io…
Or più che mai, nostr’anime
Han duopo di costanza…
Ah tutto alla speranza
Non chiudere il tuo cor!
Violetta mia, deh calmati,
M’uccide il tuo dolor.
(Violetta s’abbandona sul canapè.)
SCENA ULTIMA.
Detti, Annina, il signore Germont ed il Dottore.
Germont Ah Violetta!… (entrando)
Violetta Voi signor!…
Alfredo Mio padre!…
Violetta Non mi scordaste?
Germont La promessa adempio…
A stringervi qual figlia vengo al seno,
O generosa.
Violetta Oimè, tardi giungeste!…
Pure, grata ven sono… (lo abbraccia)
Grenvil, vedete?… tra le braccia io spiro
Di quanti ho cari al mondo…
Germont Che mai dite!
(Oh cielo!… è ver!) (la osserva)
Alfredo La vedi, padre mio?
Germont Di più non lacerarmi…
Troppo rimorso l’alma mi divora…
Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto…
Oh malcauto vegliardo!…
Ah tutto il mal ch’io feci ora sol vedo!
Violetta (frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette e toltone un medaglione dice:)
Prendi, quest’è l’immagine
De’ miei passati giorni,
A rammentar ti torni
Colei che sì t’amò.
Se una pudica vergine
Degli anni suoi nel fiore
A te donasse il core…
Sposa ti sia,… io vo’
Le porgi questa effigie,
Dille che dono ell’è
Di chi nel ciel tra gli angeli
Prega per lei, per te.
Alfredo No, non morrai, non dirmelo,
Dèi vivere, amor mio…
A strazio così orribile
Qui non mi trasse Iddio.
Sì presto, ah no, dividerti
Morte non può da me…
Ah vivi, o un solo feretro
M’accoglierà con te.
Germont Cara, sublime vittima
D’un generoso amore,
Perdonami lo strazio
Recato al tuo bel core.
Germont,
Dottore,
Annina Finché avrà il ciglio lacrime
Io piangerò per te;
Vola a’ beati spiriti;
Iddio ti chiama a se.
Violetta È strano!!… (alzandosi rianimata)
Tutti Che!
Violetta Cessarono
Gli spasmi del dolore,
In me rinasce… m’anima
Insolito vigore!…
Ah! io ritorno a vivere!… (trasalendo)
Oh gio… ia!… (ricade sul canapè)
Tutti Oh cielo!… muor!…
Alfredo Violetta?…
Tutti Oh Dio, soccorrasi…
Dottore È spenta!… (dopo averle toccato il polso)
Tutti Oh mio (rio) dolor!
(Quadro e cade la tela.)
FINE.