Natasha Stefanenko è nata in una città segreta dell’URSS: un luogo senza nome

Luca Incoronato
07/09/2022

Natasha Stefanenko è nata in una città segreta dell’URSS: un luogo senza nome
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Sapete dov’è nata Natasha Stefanenko? Ha vissuto in una città segreta nell’ex Unione Sovietica, di cui le era vietato parlare.

Intervistata da Serena Bortone a Oggi è un altro giorno, Natasha Stefanenko ha parlato anche della propria giovinezza nell’URSS. Ha spiegato come, crescendo, non si trovasse affatto bella. Viveva in un territorio con tantissime donne alte e bionde, il che l’ha spinta a dubitare del suo aspetto, come ha raccontato. Il suo arrivo in Italia ha modificato decisamente il suo livello d’autostima, abbracciando a pieno la filosofia de “altezza, è mezza bellezza”. Tra una battuta e l’altra, ha anche spiegato cosa voglia dire nascere e crescere in una città segreta, di cui nessuno non autorizzato doveva essere a conoscenza.

Natasha Stefanenko città segreta

Natasha Stefanenko vanta un ricco patrimonio culturale, dato dalla combinazione di ben tre Paesi dell’ex Unione Sovietica: Russia, Bielorussia e Ucraina. È venuta al mondo il 18 aprile 1969 in una città segreta dell’URSS, dove si fabbricavano armi nucleari. Un luogo senza nome, non presente sulla cartina geografica, eppure era lì. Lei ci viveva e non era di certo sola. Era però fondamentale che tutto ciò restasse un assoluto segreto. Nota come Sverdlovsk-45, è oggi denominata sulla mappa come Lesnoj. Una scelta decisamente recente, per un nome che vuol dire “città del bosco”.

Per lei era tutto normale, essendo una bambina. Di colpo è però tutto cambiato quando, a 9 anni, è andata a fare le prime gare di nuoto lontano dalla cittadina. La sua insegnante le dice che è importante che lei non dica da dove viene: “La città era circondata da barriere, con allarmi e filo spinato. Tutto molto inquietante, a pensarci ora, ma per me era la normalità. Avevamo pochi varchi per entrare e uscire e l’accesso era vietato agli stranieri, così come cittadini russi senza il pass, che era difficile da ottenere, e noi lo avevamo”.

Le dissero che la sua era una città segreta e che sarebbe dovuta restare tale. Una storia da romanzo per ragazzi, a pensarci, e la piccola Natasha era incredula. Una grande ansia è esplosa in lei, capendo di colpo d’essere in qualche modo diversa. Inizialmente non ci aveva voluto credere, ma poi ha iniziato a parlare con un’altra ragazzina, di una città differente. Le ha chiesto il pass, cosa normale per la Stefanenko, scoprendo che era l’unica ad averne uno per accedere in casa propria.

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