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John il Rosso è il principale antagonista della serie tv The Mentalist, ma è tutta farina del sacco degli sceneggiatori o c’è una più profonda ispirazione?

È uno dei volti più iconici (e inquietanti) in cui ci si può imbattere in tv: è quello dell’attore Xander Berkeley, già visto in serie tv di successo come Nikita e 24, oltre che in numerosi noti film, spesso in ruoli di secondo piano. Ma ormai il pubblico televisivo lo conosce principalmente col nome di John il Rosso, o più precisamente di Thomas McAllister, il principale antagonista di The Mentalist.

Per chi non lo sapesse, The Mentalist è una serie poliziesca trasmessa originariamente negli Stati Uniti sulla CBS tra il 2008 e il 2015, e contemporaneamente sulle reti Mediaset in Italia. Creata da Bruno Heller (Rome, Gotham, Pennyworth), che segue le indagini di una squadra del California Bureau of Investigation diretta da Teresa Lisbon (interpretata da Robin Tunney), che si avvale della preziosa collaborazione del mentalista Patrick Jane (interpretato da Simon Baker). Nel corso delle sette stagioni della serie, emergono anche i profondi turbamenti del protagonista, la cui famiglia è stata interamente sterminata da un serial killer con cui si era confrontato, che è appunto John il Rosso.

La particolarità di questo celebre antagonista è la sua vasta zona d’azione, che si estende dal Canada al Messico, passando ovviamente per gli Stati Uniti, favorita dall’esistenza di un vero e proprio gruppo di discepoli ed emulatori, che funziona quasi come una setta. Fin dalle prime stagioni, John il Rosso si impone come il vero antagonista di Patrick Jane, che gli dà la caccia nel tentativo di scoprire la sua identità e assicurarlo alla giustizia. Solo nel corso della sesta stagione John il Rosso verrà finalmente scoperto (e ucciso): si tratta in realtà di Thomas McAllister, sceriffo della Contea di Napa che era già apparso nel secondo episodio in assoluto di The Mentalist.

John il Rosso nella realtà

Ovviamente, la figura di John il Rosso (Red John, in originale) è quella di un personaggio di fantasia creato da Bruno Heller e dal team di sceneggiatori di The Mentalist, anche se si rifà in realtà a una figura realmente esistita. Si tratta infatti di Keith Hunter Jesperson, noto anche come Happy Face Killer ( il “killer dalla faccia sorridente”), soprannome dovuto al fatto di firmare i suoi delitti con uno smile disegnato sulle lettere che inviava alla polizia, proprio come fa John il Rosso nella serie.

Nato in Canada nel 1955 ma trasferitosi poi a vivere negli Stati Uniti, Jesperson fu attivo tra il 1990 e il 1995: era solito uccidere donne che non avevano alcun legame con lui, prostitute o senzatetto, strangolandole. La sua prima vittima fu Taunja Bennett, ma una mitomane si autodenunciò del fatto, così che Jesperson non ricevette alcun “credito” per il crimine, inizialmente. Fu a quel punto che decise di iniziare a inviare lettere anonime ai media e alla polizia, firmandosi con lo smile e fornendo diverse prove della sua colpevolezza. Quando venne arrestato, oltre cinque anni dopo, fu riconosciuto come colpevole di otto omicidi, anche se lui ha sempre sostenuto di avere ucciso in tutto 185 persone. È stato condannato a tre ergastoli, e sconta ora la pena in Oregon.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.