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Ted Bundy è stato uno dei più noti e discussi serial killer americani della storia, talmente popolare da avere ispirato numerosi film, tra cui quello con Zac Efron.

Nella cerchia di serial killer che sono divenuti anche figure della cultura popolare, un ruolo di rilievo ce l’ha senza dubbio Ted Bundy, magari meno noto in Italia rispetto a tanti suoi “colleghi”, ma estremamente famoso negli Stati Uniti. Basta guardare la vastissima letteratura e filmografia che lo riguarda più o meno direttamente, con vari libri su di lui, citazioni in opere di diverso tipo, film vagamente ispirati ai suoi omicidi oppure vere e proprie pellicole dedicate alla sua storia. La più nota è Ted Bundy – Fascino criminale (titolo originale: Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile), film del 2019 diretto da Joe Berlinger con Zac Efron protagonista. Lo stesso Berlinger è poi stato anche l’autore del documetario di Netflix Conversazioni con un killer: il caso Bundy, uscito sempre nel 2019.

Ted Bundy è stato una figura molto discussa negli Stati Uniti, che fin dal suo arresto è entrato rapidamente nell’universo della cultura popolare americana, ad esempio attraverso la musica. A colpire, della sua vicenda, sono stati soprattutto il suo particolare modus operandi, l’alto numero di vittime, e il fatto che Bundy non rappresentasse per nulla lo stereotipo dell’assassino seriale, essendo un uomo molto affascinante e, almeno apparentemente, del tutto integrato con la società e senza alcun serio problema psicologico. Approfondiamo allora la sua storia.

Ted Bundy chi era nella realtà

Nato nel 1946 in Vermont, Ted Bundy venne arrestato nel 1978 in Florida, per poi venire condannato a morte in due processi separati, con l’accusa di avere ucciso almeno 30 donne tra il 1974 e il 1978. Nato come Theodore Robert Cowell, sua madre era una ragazza sola che lo dovette crescere tra molte difficoltà e trasferendosi di continuò, fino a che non si sposò con un cuoco di nome Johnny Bundy, che adottò Ted, dandogli il suo cognome. Ebbe un’adolescenza un po’ complicata, soffrendo anche di depressione, ma dimostrò un grande interesse negli studi, rivelandosi molto intelligente, e iniziò anche a impegnarsi in politica nelle fila del Partito Repubblicano a tal punto che varie fonti parlano della sua volontà di candidarsi.

Ufficialmente, il suo primo omicidio avvenne a King County, Washington, nel febbraio 1974, e la vittima era una ragazza di 21 anni di nome Lynda Ann Healy. Tuttavia, non si esclude che avesse iniziato ad agire già in precedenza, forse addirittura alla fine degli anni Sessanta, al punto che gli vengono generalmente attribuite almeno altre sei vittime. Ted Bundy era solito approcciare giovani donne nei dintorni dei college o delle residenze universitarie: fingendo solitamente di avere un braccio ingessato, e chiedendo aiuto per carica degli oggetti sulla sua auto (un Maggiolino Volkswagen), faceva salire le ragazze sulla vettura, intrappolandole dentro e conducendole in un luogo isolato. A quel punto picchiava le sue vittime, le uccideva e, solo in seguito, le stuprava; in quattro casi arrivò infine a decapitarle. In altri casi, Ted Bundy adescò le sue vittime fingendosi un poliziotto o un’altra figura di autorità.

Venne arrestato una prima volta nello Utah, con l’accusa di sequestro di persona e tantata aggressione, ma il carisma che esercitava su alcuni esponenti locali della chiesa mormone a cui si era unito era tale che questi arrivarono a difenderlo a spada tratta, e alla fine a farlo assolvere. Si trasferì poi in Colorado, dove commise almeno altri tre omicidi, prima di essere arrestato nel 1975. In quell’occasione, Bundy decise di difendersi da solo, rinunciando all’avvocato, e così ottenne l’accesso alla biblioteca del carcere, da cui riuscì a fuggire. Sei giorni dopo venne catturato sulle colline di Aspen, ma alla fine del 1977 riuscì nuovamente a evadere, praticando un foto nel soffitto della sua cella. Fuggito in Florida, compì altr tre omicidi e varie aggressioni, prima di venire infine arrestato nel febbraio del 1978. Ted Bundy venne condannato a morte nel 1980, e infine giustiziato sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989, all’età di 43 anni.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.