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Il problema dei 3 corpi è la nuova serie evento di Netflix, tratta da una serie di romanzi di culto di fantascienza cinese: la recensione.

È molto attiva in queste settimane, Netflix, con l’uscita di serie come Avatar e The Gentlemen, ma il vero show evento è senza dubbio Il problema dei 3 corpi. Una serie in 8 episodi con un budget considerevole, una produzione di primissimo piano (alle spalle c’è la Plan B di Brad Pitt), tratta soprattutto da una trilogia di fantascienza assolutamente di culto realizzata dall’acclamato autore cinese Liu Cixin. E in qualità di showrunner Nwtflix ha ingaggiato addirittura Davide Benioff e D. B. Weiss, i creatori del Trono di spade, affiancati in questa nuova fatica da Alexander Woo (Sleeper Cell, True Blood).

Per dirla grossolanamente, Il problema dei 3 corpi tratta il tema dell’invasione aliena, ma già dal primo capitolo si può intuire che l’approccio è molto diverso da quello che ci si potrebbe attendere. Un gruppo di amici, tutti di scienziati o comunque di formazione scientifica (alcuni hanno preso altre strade nella vita) si ritrovano coinvolti in maniera diversa in un progetto che mira a contrastare un’invasione aliena da parte di un popolo misterioso chiamato San Ti, che arriveraà sulla Terra tra 400 anni.

Il punto focale della serie è l’aspetto scientifico. I viaggi nello spazio durano secoli, gli eroi della storia non sono figure d’azione ma studiosi che devono trovare soluzioni a problemi scientifici, consapevoli di essere in enorme svantaggio tecnologico rispetto ai loro avversari. E soprattutto, devono essere tutti consapevoli che nessuno di loro potrà mai arrivare a vedere il risultato del proprio lavoro e se i progetti a cui sta prendendo parte si riveleranno davvero efficaci quando l’invasione avverrà.

Il problema dei 3 corpi: hard science e personaggi che funzionano bene

Non è però una serie “fredda” incentrata unicamente su numeri, calcoli e problemi complessi, oltre la portata dello spettatore medio. Il ritmo riesce a essere lo stesso incalzante, e diversi personaggi sanno conquistare il pubblico grazie all’ottima recitazione ma anche a una costruzione narrativa molto buona. Su tutti, è impossibile non affezionarsi a Will Downing (un ottimo Alex Sharp), professore di liceo misurato e modesto, conscio dei propri limiti ma anche incapace di dichiararsi dell’amore della sua vita, perfino quando scoprirà di avere una malattia terminale.

Tra i protagonisti principali, spiccano senza dubbio Saul Durand (Jovan Adepo) e Jin Cheng (Jess Hong). Il primo è un ricercatore mediocre e cinico che, nel corso degli otto episodi, passa attraverso alcune esperienza drammatiche per ritrovarsi, alla fine, in un ruolo centrale nel destino dell’umanità che nemmeno lui capisce a fondo. È evidente che, nelle prossime stagioni, sarà uno dei personaggi da seguire con maggiore attenzione. Jin è invece la figura meglio scritta de Il problema dei 3 corpi, e Jess Hong è di gran lunga una delle migliori attrici della serie. Curiosa e caparbia, è la prima a capire cosa sta succedendo e la mente più brillante a disposizione della Terra, impegnata a mantenere un difficile equilibrio tra le necessità della sopravvivenza della specie e le non semplici questioni etiche da affrontare.

Questioni che invece portano a una rottura con l’amica Auggie Salazar (Eiza Gonzalez), scienziata idealista destinata a farle da contraltare morale nelle prossime stagioni. Se avete visto Oppenheimer di Christopher Nolan, avrete senz’altro dimestichezza con molti dei problemi morali che affronta questa serie. Menzione d’onore per un personaggio secondario, ma interpretato dal miglior attore dello show: Benedict Wong, che interpreta il bizzarro ma copetente agente Shi e che è un volto noto del pubblico televisivo e cinematografico (lo abbiamo visto in Marco Polo e in Doctor Strange).

Valerio Rossari

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.