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Jova beach Party non si fermano le critiche per i presunti alberi tagliati per il concerto a Marina di Ravenna. E se le tamerici fossero dannose per l’ambiente?

Il Jova Beach Party si sta confermando uno dei tour più sensazionali dell’estate italiana, con gli incredibili show messi su da Jovanotti nelle spiagge italiane. Tuttavia, intorno al grande evento del cantante di Penso positivo si sono scatenate anche molte proteste degli ambientalisti, in particolare riguardo ai presunti alberi tagliati in occasione dei suoi show a Marina di Ravenna. La voce di Ragazzo fortunato ha già risposto su Instagram sulla faccenda, ma le polemiche non accennano a placarsi. L’accusa è quella di aver causato il taglio di 65 metri di tamerici per allestire il concerto a Marina di Ravenna, ma la vicenda si fa ancora più intricata perché gli alberi in realtà sarebbero invasivi e pericolosi per l’ambiente.

Jova Beach Party: cosa sono le tamerici

Le tamerici sono graziosi arbusti resistenti, conosciuti anche come cedro salato e tamarix, i cui delicati fiori rosa li fanno apparire innocui. In realtà, le tamerici sono molto invasive e spesso sono state accusate di alterare l’habitat della fauna selvatica e di aumentare il numero di incendi. Le tamerici possono essere sia arbusti che piccoli alberi, possono arrivare anche all’altezza di 15 metri, e portano con sé diversi rischi. Le tamerici hanno infatti delle radici molto profonde e possono costituire una minaccia per l’acqua nel sottosuolo perché ne consumano tantissima. Secondo High Country News, le tamerici ogni anno consumano oltre 330mila litri d’acqua.

Inoltre questi alberi possono alimentare gli incendi a un livello più alto rispetto al normale e i loro semi crescono con maggiore facilità rispetto a quelli degli altri alberi dopo un incendio. Secondo il Global Invasive Species Database, tutte le specie di tamerici sono invasive, in quanto non ci sono abbastanza differenze genetiche per distinguere specie diverse di tamerici.

Jova Beach Party: come controllare le tamerici

Nel tempo sono stati impiegati diversi metodi per controllare queste piante invasive e distruttive. Si è provato a scavare le piante, a spruzzare erbicidi e altri metodi ma nessuno è riuscito a controllare la diffusione delle tamerici e spesso vengono abbattute. La Montana State University ha sviluppato un feromone sintetico di un particolare tipo di tamerice per attirare i coleotteri tamerici, l’unico parassita che sembra in grado di distruggere o quantomeno danneggiare le tamerici. Nel 2017 in Arizona si è provato a sradicare queste piante con l’introduzione di questi coleotteri, ma il parassita si è poi diffuso in California e il tentativo è fallito.

Tra il 1986 e il 1992 la Coachella Valley Preserve è riuscita a bonificare 25 acri di terreno ricoperto da tamerici. Volontari e membri del California Conservation Corps hanno tagliato i tronchi con gli erbicidi e sono riusciti nel loro obiettivo. Per replicare risultati di questo tipo, però, ci vuole tempo e bisogna essere tempestivi nell’uso dell’erbicida.

In generale, le tamerici non hanno molti nemici in natura e proprio ciò gli permette di crescere in modo così aggressivo. Tra i nemici delle tamerici troviamo, oltre ai coleottori tamerici sopracitati, due insetti come la Castanide delle palme e la Oystershell Scale e tre funghi che causano la malattia delle piante: Botryosphaeria tamarici, Dipodia tamariscina e Leptosphaeria tamariscis.

Dove crescono le tamerici

Le tamerici preferiscono terreni ricchi di Sali minerali, come aree costiere, ma comunque possono crescere in qualsiasi tipo di terreno. Hanno bisogno però di molta luce e non sopravvivono all’ombra. Essendo molto invasive è ovviamente altamente sconsigliata la piantagione volontaria, anche perché non può essere tenuta sotto controllo.

La diffusione delle tamerici sfugge quindi al controllo umano e si propaga velocemente, considerando che attacca su praticamente ogni tipo di terreno. Il periodo in cui le tamerici si propagano con più intensità è verso dicembre.

Danilo Budite

Romano, classe 1995. Una laurea in editoria e scrittura e tanta voglia di raccontare il mondo che mi circonda