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Il Joker di Todd Phillips, con protagonista Joaquin Phoenix, ha trasformato il personaggio nella sua versione cinematografica, proponendo un protagonista disturbato e malato.

Nel corso degli anni sono state proposte differenti versioni di Joker, mirando a ottenere effetti di vario genere. Se quello di Jared Leto era affascinante, a suo modo, l’interpreatzione di Heath Ledger puntava invece a offrire un vero villain, un uomo il cui unico desiderio era veder bruciare il mondo. Dovrebbe seguire questa linea anche il pagliaccio interpretato da Barry Keoghan nel sequel di The Batman di Matt Reeves, con Robert Pattinson. Deformato e orripilante, più di quello sul set di Christopher Nolan.

In questo ventaglio di personalità non abbiamo elencato le versioni animate, così come quelle videoludiche e, ovviamente, l’origine di tutto ciò, i fumetti. Come detto, le versioni sono svariate. Restando in ambito cinematografico (live action), il Joker di Joaquin Phoenix pone l’accento sul disturbo mentale, aggiungendo un elemento assolutamente reale alla scrittura del personaggio: disturbo involontario di espressoine emotiva.

Joker la malattia di Arthur Fleck

Arthur Fleck, che diventerà Joker, è un reietto di Gotham City. Non riesce a trovare un posto in questa metropoli che mira a inghiottire tutti coloro che non hanno la forza necessaria di schiacciare gli altri, pretendendo una posizione migliore.

Il protagonista del film invece non fa che subire. Non scavalca, supera, schiaccia, uccide. Tende la mano in cerca d’aiuto. Ciò che ottiene però sono duri colpi e null’altro. Sbattuto sempre più in basso nella gerarchia sociale, fino a perdere ogni controllo emotivo, ogni remora morale. Diventa così un perfetto cittadino di Gotham, anche se la città ne ha ipocritamente timore. Giusto farsi largo con forza ma solo nel caso in cui si riesca a non farsi scorgere. Farlo alla luce del sole è inaccettabile. Una società malata che finge di non esserlo.

In questo scenario la cartella clinica di Arthur Fleck ha molta rilevanza. Si è scelto infatti di aggiungere un dettaglio importante. Si tratta dello Pseudobulbar Affect, ovvero una patologia causata da un danno neurologico, che prooca un disturbo involontario dell’espressione emotiva. Una sorta di incontinenza affettiva. Ciò si traduce, nel film, in una risata senza sosta o controllo, che esplode sul viso in maniera evidente e disturbante, non rappresentando affatto lo stato emotivo del soggetto.

Luca Incoronato

Giornalista pubblicista, orgoglioso classe '89. Mai avuto alternative alla scrittura, dalle poesie d'amore su commissione in terza elementare al copywriting. Appassionato di cinema e serie TV, pare io sia riuscito a farne un lavoro