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Chi era il boss John Gotti, padrino di New York e che ha ispirato il film del 2018 con John Travolta nei suoi panni: com’è morto

John Gotti è stato un mafioso italo-americano, nato a New York nel 1940 e morto nel 2002 a 62 anni. Un personaggio quasi cinematografico, data la sua attenzione allo stile, che gli fece guadagnare il soprannome di The Dapper Don, ovvero il don elegante. Non a caso gli è stata dedicata una pellicola uscita al cinema nel 2018 con John Travolta nei suoi panni, John Gotti – Il primo padrino. È solo uno dei tanti adattamenti iniziati nel 1996 con il film per la TV con protagonista Armand Assante. Inoltre la sua storia ispirò Joey Zasa ne Il padrino – Parte III, così come il Paul Vitti di Robert De Niro in Terapia e pallottole. Lo stesso dicasi di Johnny Sack de I Soprano e, cambiando del tutto genere, Eiichiro Oda ha nominato proprio Gotti un membro di una ciurma pirata nel suo celeberrimo manga One Piece. Altro soprannome decisamente calzante era The Teflon Don, che va a sottolineare come tutto gli scivolasse addosso, nello specifico le accuse rivolte contro i suoi loschi affari. John Gotti si è fatto largo nella famiglia Gambino, divenendone il boss, a suon di pallottole, uccidendo il precedente capo, Paul Castellano. Divenuto celebre proprio grazie al personaggio che riuscito a costruirsi modaiolo e amante della vita, il Primo Padrino si trasformò in una sorta di divo maledetto. Questa popolarità fu un’arma a doppio taglio che gli costò la vita. Le origini italiane di John Gotti ci conducono in Campania, in provincia di Napoli, precisamente a San Giuseppe Vesuviano da dove provenivano i suoi genitori Giovanni Gotti, noto a tutti come John, e Filomena De Carlo, in America divenuta Fannie.

La sua carriera nel mondo del crimine ha avuto inizio a soli 12 anni, quando la famiglia si trasferì a Brooklyn, entrando a far parte di una gang di strada con i fratelli Peter e Richard. Oltre all’attenzione allo stile, esteticamente Gotti è ricordato anche perché zoppo. Un difetto dovuto a un tentativo di furto quando era soltanto un ragazzo, nel 1954. Provò a portar via un miscelatore di cemento, che però gli schiacciò un piede. Venne arrestato per la prima volta a soli 10 anni e, compiuti 19, ne aveva collezionati già 5. Nel 1992 la sua storia criminale ebbe fine, dichiarato colpevole di 9 omicidi, ricatto, furto, estorsione, evasione fiscale e molto altro, costretto a scontare una pena all’ergastolo. Tassello decisivo di questa vicenda fu il suo vicecapo, Sammy Gravano, che si decise a tradirlo perché terrorizzato all’idea che il Teflon Don facesse ricadere su di lui tutti i suoi crimini, per i quali l’FBI lo teneva sotto stretta osservazione. Non era affatto facile tenere in prigione un uomo come John Gotti Il Primo Padrino interpretato da John Travolta nel film del 2018, che infatti venne aggredito da un compagno di carcere nel 1996. Il responsabile era un detenuto afroamericano e, si dice, il boss offrì 100mila dollari alla fratellanza ariana per ucciderlo. L’uomo, Walter Johnson, venne di fatto salvato dalle guardie penitenziarie, che intuirono il pericolo e lo fecero trasferire dapprima in un’altra ala e poi in un altro carcere. La causa della morte di John Gotti è stato un cancro alla gola: ricoverato in una struttura ospedaliera penitenziaria, era alimentato da un tubo a causa della parte inferiore della mandibola rimossa per il tumore. Ancora oggi è sepolto presso il Saint John’s Cemetery di New York, all’epoca della scomparsa la diocesi di Brooklyn annunciò che la sua famiglia non avrebbe ricevuto alcuna cerimonia di sepoltura cristiana.

John Gotti figli

Nel 1962, a 22 anni, John Gotti sposò Victoria Di Giorgio dalla quale ebbe cinque figli. La primogenita è Angela, seguita da un’altra femmina, Victoria, e poi da tre maschi, John Angelo III, Peter e Frank. Il primo figlio avuto ha seguito le orme del celebre boss. Nato nel 1964, ha preso il comando della famiglia Gambino dopo l’ergastolo subito dal padre, non riuscendo però a tenere le redini del clan. I suoi 5 anni di “regno” sembrano frutto di una sceneggiatura che miri a denigrare i “figli di”, evidenziandone l’incapacità. Tanti gli errori che portarono il principe e non divenire mai re, tra i quali la presenza di una lista con tutti i membri della sua Famiglia in ufficio, finita poi nelle mani della polizia. Col tempo si è rifatto una vita, avendo scontato la sua pena in carcere, sposando Kimberly Albanese e avendo ben sei figli. La coppia vive a Long Island e nel 2015 l’ex boss ha scritto un libro, Shadow of My Father. Dei cinque figli del boss John Gotti ne sono rimasti in vita soltanto quattro, data la tragedia consumatasi nel 1980. A soli 12 anni perse la vita il più piccolo, Frank Gotti, investito sulla sua minimoto dal vicino di casa, John Favara, ritenuto in seguito non responsabile. In seguito Victoria Di Giorgio lo aggredì con una mazza da baseball ma l’uomo non sporse mai denuncia. Pur progettando di allontanarsi, non venne mai più ritrovato e l’FBI è certa sia stato rapito e ucciso dalla Famiglia Gotti. Nel 2009 un collaboratore di giustizia ne ha rivelato le sorti: rinchiuso in un barile e sciolto nell’acido.

Giancarlo Spinazzola

Giornalista professionista classe '87, diverse le esperienze maturate soprattutto in ambito sportivo. Inviato per il calciomercato e le Universiadi ma anche per eventi di politica interna ed esteri, dal vertice bilaterale Italia-Francia alle elezioni. Ex direttore di Road2Sport e F1world, sono redattore per varie testate web e collaboro nella redazione sportiva della tv regionale campana Canale 21